14. Il mercante pazzo

72 4 0
                                    

Il mercante pazzo altro non era che un commerciante.

Si occupava della vendita e del noleggio della richiestissima materia cerebrale.

Nel suo lungamente menzionato e celebrato emporio (Ormeggi & Magheggi) si trovava un camerino adibito alla prova del cervello, un bancone completo di cassa anti-scasso e una catasta di pacchetti per la consegna di materia grigia a domicilio.

Il mercante pazzo era una persona saggia e assennata, e come tutte le persone sagge e assennate viveva la sua vita tranquilla in manicomio.

Era un omino pingue e di statura bassa, aveva guanciotte piene e perennemente arrossate, una bocca minuscola ma provvista di una lingua lunga indispensabile nel suo mestiere.

Aveva occhietti infossati e penetranti ficcati nella prominente arcata sopraccigliare sempre aggrottata in un'espressione nel contempo interrogativa e perspicace.

Portava sempre (perfino nel letto) un cilindro a righe e un bel paio di eleganti e ben fatte ghette.

Di queste ultime egli stesso andava molto fiero e le sfoggiava tutto impettito con grazia e convinzione lungo i corridoi del manicomio e del proprio emporio.

Ebbene, si dà il caso che quello stesso mercante pazzo si trovasse, giunto ad un certo punto della propria brillante carriera, in una situazione decisamente deplorevole: era impegolato in certi loschi affari di cui, beninteso, non andava certamente fiero.

Il fatto era che, una volta, purtroppo, la materia cerebrale era stata venduta priva di ricevuta e aveva causato alcuni non facilmente trascurabili effetti.

Innanzi tutto, da questa azione si era irradiato un malcontento generale e terribile che aveva ormai contagiato passanti, civili e diretti interessati senza distinzione, come un morbo incurabile.

In secondo luogo, le conversazioni intime bocca-orecchio tra i "Guastafeste-di-professione-irritanti" (gli allampanati infermieri biancovestiti che battevano giorno e notte i bui corridoi del sinistro edificio) si erano fatte d'un tratto più fitte. La settimana prima, il disgraziato mercante, mentre si accingeva a lasciare le stanze da bagno (che aveva visitato dietro la viva sollecitazione del fieramente-senza-peli-sulla-lingua compagno di stanza Perkins, che si lamentava dell'odore marcescente) ebbe occasione di origliare, innocentemente, è chiaro, una di quelle conversazioni che sarebbe stato meglio non avesse udito. Il caporeparto aveva scambiato il nuovo assistente per la propria ex-moglie e la sua voce suonava opaca in quella conversazione: «Sai il n.168? Si, quello che ha sempre in testa il cilindro? Ecco, è meglio dargli un occhio in più in questi giorni ... da quando ci sono io non l'ho mai visto così preso per il negozio. Lo sai, no?», alzò gli occhi dal cuscino che stava disinvoltamente ricamando.
Il ragazzo suo assistente si riscosse dal torpore adorante in cui era caduto e scosse la testa mora, interessato.
«Beh, in realtà mi hanno raccontato che il 168 vive qui dalla nascita e che a trent'anni, quando ero appena stato assunto come assistente qui, aveva cominciato con questa storia del negozio di cervelli. Dicono si chiami "Orgheggi & Marmeggi" ... no, "Margheggi & Gorgheggi" ... cioè .. "Ortaggi & Ma- .. insomma! Una cosa del genere!» sbatacchiò con fare teatrale il cuscino ricamato d'ortensie «E' strano pensare che si inventi tutto di sana pianta ... Dovresti vedere come si lavora l'attaccapanni della sua stanza! Se lo porta in giro fingendo che sia un cliente cercando di appioppargli ogni genere di cianfrusaglia che trova!». Quindi si inclinò pericolosamente verso l'assistente, assumendo la faccia da pettegolezzo che tanto lo rendeva noto in manicomio e in un sussurro scandalizzato gli rivelò: «Una volta ha tentato di rubarmi il cuscino!», se lo strinse infatti al seno, con fare inquietantemente materno, ma l'assistente era troppo preso per accorgersene.
Il mercante non distinse l'ultima affermazione, ma ciò che aveva sentito era abbastanza. Pazzi! Come osavano insinuare tali infamanti calunnie sul suo conto e sull'attività che amava e che avrebbe amato sin che avesse avuto vita?
Deviò volontariamente il percorso verso il suo emporio-stanza per passare davanti a quei guastafeste-di-professione-irritanti con il solo scopo di intimidirli con un'occhiata sprezzante. Trovò i due allocchi a gufare sulle scale, il caporeparto in alto, per rimarcare la posizione gerarchica superiore, mentre il giovane sbavante in basso. Fece quanto si era promesso, lo guardarono straniti e non toccarono più l'argomento.


Quel così poco professionale atteggiamento gli aprì gli occhi e causò la crescita nel mercante, come un fungo maligno e maleodorante, di un risentimento che ben si radicó all'interno del suo malandato cuore.

Di fatti egli tentava di tutto per punire crudelmente i guastafeste-... per il loro efferato delitto verbale.

Un giorno il mercante si svegliò di soprassalto, infastidito dal solito strano prurito che lo affliggeva dietro all'orecchio destro ogni qualvolta una gran bella idea stava per essere rivelata all'interno del suo poderoso e imponente cranio.

Quando finalmente l'idea giunse a destinazione, nell'area giusta delle meningi, il mercante ebbe un sobbalzo e un fremito gli scosse le budella.

Il cuore martellava e pareva piroettare nella cassa toracica. Ecco l'idea del secolo, la rivoluzione della sua misera esistenza, una meravigliosa, assurdamente megalodontica idea.

Questa volta sì che l'avrebbe fatta pagare come si doveva ai suoi terribili diffamatori.

Ecco quello che avrebbe fatto: avrebbe preso un...


Il cadavere del mercante pazzo fu trovato esanime sul suo letto, gli occhi stranamente illuminati da una sorta di inconsueta malizia, la bocca increspata in un sorriso sghembo.

La vita lo aveva abbandonato a metà frase.

Raccolta di storielle fuori dall'ordinarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora