LA VESTIZIONE

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Iris, appena scese dal calesse, osservò l'Abbazia con poco entusiasmo, al primo impatto, poi la studiò con maggiore attenzione.

Era grande, i muri candidi, le finestre ogivali che riflettevano i raggi del sole rossastro. A picco sul mare, sulla cresta di un promontorio, il suono delle onde rimbombava contro le sue pareti, creava un eco che pareva sussurrare antichi misteri.

Iris era perplessa: quel posto ricordava più un'enorme villa, convertita in abbazia, con un nostalgico campanile costruito tempo dopo rispetto alla casa.

«Mi ricorda un'abitazione civile più che una Chiesa» commentò Iris quando la madre si fermò al suo fianco.

«È molto bella, qui dentro ti troverai bene», la donna posò una mano sulla spalla della figlia, che si scostò in malo modo e si voltò a guardare i genitori con rabbia.

«Questo non vuol dire che apprezzo il destino che mi avete riservato».

In quel momento Iris udì dei passi avvicinarsi sul sentiero che serpeggiava al portone dell'Abbazia. Si voltò e vide tre figure avvicinarsi.

La Badessa, accompagnata da due suore di rango inferiore, si presentò ai genitori di Iris e alla stessa Iris fuori dall'Abbazia. Il sole calante illuminava i loro volti, tesi per l'incontro imminente. Un silenzio carico di trepidante attesa gravava sull'aria.

La Badessa, con passo sicuro e sguardo severo, si fece avanti. Le altre due suore, le si disposero ai lati come silenziose sentinelle. I genitori di Iris, la salutarono, il padre con un inchino e la madre facendo il segno della croce.

La ragazza, con i suoi occhi grandi e luminosi, fissava la Badessa con un misto di timore e curiosità.

«Sia lodato il Signore» esordì la Badessa con voce profonda e risonante. «Sono Agatha, la Badessa di questa Abbazia e sono qui con le mie sorelle per adempiere a un volere divino».

Un brivido di freddo percorse la schiena di Iris. Un volere divino? Cosa poteva significare?

La Badessa proseguì, la sua voce solenne riempiva l'aria: «Iris, figlia mia, sei stata scelta per un compito di grande importanza. Il Signore ha posto su di te il suo sguardo benevolo e ti ha chiamata a servire la sua Chiesa».

I genitori di Iris si strinsero l'uno all'altra, sopraffatti dall'emozione. Iris, ancora incredula, fissava il suolo con lo sguardo perso. Un vortice di pensieri e di domande le turbinava nella mente.

«Non ho mai pensato di diventare una suora...».

La Badessa le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante. «Non temere, cara Iris. Il Signore ti guiderà e ti darà la forza necessaria per affrontare questo nuovo percorso. Avrai tutto il tempo per adattarti e per comprendere la tua vocazione».

Iris guardò la Badessa, poi i suoi genitori. Un nodo le stringeva la gola. In quel momento, si rese conto che la sua vita stava per cambiare per sempre.

Prese l'unica valigia che aveva portato con sé, con alcuni effetti personali, diede le spalle ai genitori, con un misto di rabbia e angoscia insite nel cuore, e superò la Badessa, passò in mezzo alle altre due suore e si diresse verso il suo destino, senza più guardarsi indietro.

L'ingresso dell'Abbazia era un imponente portale in pietra scura, sovrastato da un arco a tutto sesto. Il portale era riccamente decorato con sculture raffiguranti santi e scene bibliche. Ai lati del portale, due colonne massicce reggevano una pesante trave di legno.

Due grosse ante di legno, rinforzate da borchie di ferro, custodivano l'ingresso. Davanti al portale, un piccolo sagrato in pietra levigata offriva un luogo di sosta ai pellegrini e ai visitatori.

Ai lati del sagrato, due cipressi secolari svettavano verso il cielo, quasi a voler proteggere l'Abbazia dal mondo esterno. Un'atmosfera di pace e di raccoglimento permeava l'aria, invitando al silenzio e alla meditazione.

Oltrepassato il portale, ci si trovava in un ampio cortile interno, circondato da edifici di diversa epoca e stile. Al centro del cortile, una fontana di pietra zampillava allegramente.

Di fronte all'ingresso, si ergeva la facciata della chiesa abbaziale, un maestoso edificio in stile romanico. La facciata era decorata con un rosone centrale e con una serie di arcate cieche.

L'ingresso della chiesa era incorniciato da un portale in marmo bianco, sormontato da un timpano triangolare. Ai lati del portale, due statue di santi accoglievano i fedeli.

L'interno della chiesa era austero e solenne. Le pareti erano spoglie, ad eccezione di alcuni affreschi di scuola giottesca. Le navate erano separate da una fila di colonne massicce.

Al fondo della navata centrale, si trovava l'altare maggiore, sormontato da un baldacchino in legno dorato. L'abside era decorata da un mosaico raffigurante la Vergine Maria con il Bambino. Ai piani superiori erano disposte le celle che fungevano da alloggio alle Sorelle.

Iris, con il cuore che batteva forte, seguì la Badessa all'interno dell'Abbazia. Le sue mani tremavano leggermente.

La Badessa la condusse in una stanza semplice e accogliente, arredata con un letto, un tavolo e una sedia. Un'ampia finestra lasciava intravedere il verdeggiante giardino del chiostro.

«Siediti, cara Iris» disse la Badessa con voce pacata. «È giunto il momento di spiegarti i compiti e le regole che dovrai seguire come novizia».

Iris si accomodò, fissando la Badessa. Non le restava altro da fare che ascoltare ed apprendere tutto ciò che era necessario per iniziare quel nuovo indesiderato capitolo della sua vita.

«La vita di una novizia è dedicata alla preghiera, allo studio e al lavoro» iniziò la Badessa. «Imparerai a seguire la regola di San Benedetto, che ci insegna a vivere in obbedienza, povertà e castità».

Iris annuì, consapevole che quella via richiedeva sacrificio e dedizione.

«Ogni giorno, ti alzerai presto per partecipare alle preghiere mattutine» proseguì la Badessa. «Dopo la colazione, dedicherai la mattinata allo studio della Bibbia, della teologia e della storia della Chiesa. Nel pomeriggio, collaborerai nei lavori domestici o in quelli comunitari», la Badessa, poi, descrisse in dettaglio le diverse attività che Iris avrebbe svolto: cucinare, pulire, accudire gli animali, coltivare l'orto.

Le giornate sarebbero state lunghe e impegnative. Agatha aggiunse:

«La sera, dopo la cena, avrai del tempo libero per leggere, meditare o scrivere. Prima di coricarti, ti unirai alle altre novizie per la preghiera serale».

Iris ascoltò attentamente, assorbendo ogni parola della Badessa.

«Ricorda, cara Iris, non sei sola in questo percorso. Le tue sorelle novizie e io saremo sempre al tuo fianco per aiutarti e sostenerti».

Iris si sentì confortata dalle parole della Badessa che, poco dopo, si alzò dalla sedia e la invitò a seguirla per la vestizione. La cerimonia iniziò con la lettura di alcuni passi della Bibbia, seguita da un sermone della Badessa. Le parole sacre risuonavano nella cappella, infondendo nei presenti un senso di pace e di raccoglimento.

Al termine del sermone, Iris si inginocchiò davanti all'altare. La Badessa, con un gesto solenne, le pose sul capo il velo bianco, simbolo della sua consacrazione a Dio. Un velo candido come la neve, che incorniciava il suo viso angelico e le conferiva un'aura di purezza e di innocenza. Poi le consegnò la croce, simbolo della fede cristiana e del sacrificio di Cristo e infine, le fece indossare la tunica nera, l'abito ufficiale delle novizie. Un abito semplice e austero, che rappresentava la rinuncia alle vanità del mondo e l'impegno a seguire i voti.

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