I GUARDIANI

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Era la prima volta che Iris percorreva un sentiero così lungo sotterraneo, al punto che la luce delle fiaccole la infastidiva, quando di tanto in tanto la fissava.

Finalmente Theodor e lei avevano smesso di correre e camminavano nel buio. L'uomo aveva avuto premura di posarle sulle spalle il tabarro pesante.

«È la prima volta che percorriamo un corridoio così lungo» asserì in un filo di voce.

«Sotto l'Abbazia è un intricato labirinto che soltanto io, la mia famiglia e i Giganti conosciamo».

«E fin dove arrivano i passaggi?».

«Sotto tutto il promontorio. Quando la mia famiglia è entrata in conflitto con la Chiesa, mio padre ha avuto l'idea di farli costruire dai nostri Giganti per la nostra incolumità».

«Oh davvero incredibile...».

Theodor si voltò verso di lei con uno scatto, facendola sobbalzare. Le posò le mani sulle spalle e la scrollò leggermente:

«Come stai, Iris? Sei scioccata? Ti ha ferita in qualche modo?».

«N-no... sei arrivato in tempo... sto bene, davvero».

«Oh, Iris» la strinse tra le braccia «Ho temuto di non arrivare in tempo».

«Mi hai salvata, sto bene» gli garantì dandole dei colpetti sulla schiena, la sua stretta calda si fece più poderosa. Iris smise di tremare e trasse un sospiro di sollievo: era al sicuro tra le braccia del suo amato.

«Theodor! Iris!» Risuonò una voce nel corridoio che fece sobbalzare entrambi. Verso di loro si stava avvicinando Lily accompagnata da due dei Giganti: uno era evidentemente un uomo alquanto alto e allampanato, in abiti neri e con la maschera in argento. L'altro individuo era più basso e dalle forme sinuose, con un mantelle blu posato sulla spalla, evidente una donna.

Iris si strinse a Thodor, spaventata dalla presenza dei due individui mascherati. Erano alleati della famiglia Flodén, vero?

Non avevano rapito Lily.

«Non ti preoccupare, sono nostri amici» la tranquillizzò Lily, posando una mano sulle spalle rispettivamente ai due. «Loro sono Sunset e Stella».

Iris li guardò esitante, attaccata al braccio ci Theodor, li salutò con un inchino del capo. Con voce flebile, ancora scossa, domandò a Lily: «Che cosa significa tutto ciò?».

«Mia sorella mi ha avvertito del fatto che il Vescovo ti avesse invitato nella sua stanza» intervenne Theodor, «Ecco perché sapevo dove trovarti e in che momento entrare in scena».

«Loro due sono qui come guardiani» puntualizzò Lily sorridendo e abbracciando poi Iris, sollevata dalla vicinanza dell'amica.

«Si sono offerti di farti da protezione: saranno i miei occhi attraverso i muri dell'Abbazia e, in caso di necessità, interverranno per aiutarti, se non sarò presente». Iris guardò Thodor e ringraziò i due giganti con un sorriso. Entrambi risposero con un cenno del capo e Iris arrivò a chiedersi se fossero in grado di parlare.

«Quel cane ha cercato di deflorarti?» Saltò su Lily infine con tono rabbioso. Theodor le mise una mano sulla spalla cercando di farla calmare puntualizzando:

«Bada ai toni e le parole, Lily, sei una Suora», si percepì una punta di divertimento: chi meglio di Theodor poteva sapere che, da arrabbiata, Lily era una furia.

«Quello schifoso...».

Iris intervenne, prima che le parole di Lily diventassero ancor più scurrili: «Sto bene, Theodor è arrivato in tempo».

«Te lo avevo detto di non andarci».

«Ma aveva minacciato di svergognarmi davanti a tutta l'Abbazia».

«Oh, non lo avrebbe fatto! Quello sa come sta, ha le mani e la tonaca macchiate di sangue. Svergognandoti avrebbe svelato anche il suo vero essere».

Iris si chiuse in sé stessa, non capacitandosi di quel contesto perché tutto le sembrava irreale, un frutto onirico. Da un lato un incubo, per ciò che era avvenuto con il Vescovo. Dall'altro un sogno per essere stata salvata da Theodor. Un incubo per il timore di venir svergognata, un sogno per avere trovato conforto tra persone buone.

Che cosa ne sarebbe stato di lei ora?

«È meglio se torni in camera, Iris», affermò infine Lily «Anzi, meglio se torniamo insieme, prima che qualcuno si accorga della nostra assenza», lanciò uno sguardo a suo fratello in cerca di assenso e Theodor annuì. Iris la guardò poi si rivolse a lui con gli occhi lucidi e le labbra socchiuse.

«Vai tranquilla, sei al sicuro» garantì l'uomo dando una pacca sulle spalle del Gigante uomo. Iris annuì e lo abbracciò, seguendo poi Lily per rientrare in camera.

Iris fissò il pavimento di pietra fredda, le sue dita tremavano. La sua mente correva all'impazzata, cercando di trovare una via d'uscita dalla situazione umiliante in cui si trovava. Le parole del Vescovo echeggiavano ancora nelle sue orecchie, accusandola di peccati che non aveva commesso.

La paura le attanagliava il cuore, non solo per la sua reputazione, ma anche per la punizione che poteva subire. Aveva visto cosa accadeva alle donne accusate di immoralità: venivano bandite dalla comunità, isolate dalle loro famiglie, e lasciate a vivere una vita di miseria e vergogna. Le lacrime le bruciavano gli occhi, ma le trattenne con forza.

Lily strinse delicatamente la mano di Iris, cercando di trasmetterle un barlume di conforto in quel mare di disperazione.

«So che è difficile da sopportare, Iris» sussurrò Lily con voce tremula, «Ma devi essere forte. Non possiamo lasciare che le parole di quell'uomo ti distruggano».

Le parole di Lily, seppur pronunciate con la migliore intenzione, non riuscirono a placare la tempesta di emozioni che sconvolgeva Iris. Il peso dell'umiliazione e della paura la teneva stretta, soffocando ogni speranza.

«Ma cosa posso fare?» singhiozzò sollevando il viso bagnato di lacrime. Lily la guardò negli occhi.

«Non hai commesso peccati capitali».

«Lussuria» commentò pensando a quanto le fosse piaciuto fare l'amore con Theodor ma l'amica ridacchiò:

«No, non è lussuria, il vostro è amore».

Un barlume di speranza brillò negli occhi di Iris, alimentato dalla fiducia incrollabile che Lily riponeva in lei. Forse, c'era ancora una possibilità di salvezza.

Lily si chinò e asciugò delicatamente le sue lacrime con il pollice.

«Non piangere più» le disse con dolcezza. «Insieme troveremo un modo per superare questo momento difficile. Non sei sola».

Le parole di Lily, pronunciate con genuina compassione, penetrarono nel cuore di Iris, donandole un nuovo senso di forza. In quel momento, nonostante la disperazione che ancora la attanagliava, Iris seppe di non potersi arrendere. Doveva lottare per la sua innocenza, per il suo futuro, per la sua stessa vita e per l'amore che nutriva verso Theodor.


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