Iris masticava distrattamente il suo panino, il sapore insipido come la sua mente in quel momento. I suoi occhi, fissi sul vuoto, rivedevano ancora la scena terrificante: l'abbazia diroccata, l'altare profanato, e la figura spettrale che si ergeva davanti a lei, avvolta in un sudario nero. Un brivido le percorse la schiena, facendola rabbrividire.
Le sue sorelle, sedute di fronte a lei, chiacchieravano allegramente, ignare del tormento interiore che la tormentava. Le loro voci suonavano come un ronzio lontano, mentre Iris si perdeva nei suoi pensieri.
Cosa voleva quell'essere soprannaturale?
Era un messaggero dell'aldilà, un demone vendicativo, o forse solo un'illusione creata dalla sua mente stanca?
Perché si trovava in quella chiesa satanica? Lei era stata attirata lì da una forza oscura, o era solo una tragica coincidenza?
E cosa significava tutto questo?
Era un presagio di morte, un avvertimento di un pericolo imminente, o forse solo un segno della sua crescente follia?
Iris si sentiva impotente e sola. Non sapeva a chi confidarsi, neanche alle sue sorelle. Aveva paura di essere presa per pazza, o peggio ancora, di essere posseduta da un'entità malvagia.
Mentre masticava il suo panino senza gusto, Iris pregava in silenzio che quell'incubo terminasse, ma una parte di lei sapeva che la terrificante esperienza nella chiesa satanica l'avrebbe perseguitata per sempre.
Terminato il pranzo, Iris varcò la soglia del refettorio e scelse di respirare un po', seduta nel cortile in fiore dell'Abbazia. Il sole le baciava il viso con un tepore inaspettato.
Il cortile dell'Abbazia si apriva davanti a lei come un'oasi di pace, un contrasto stridente con il tormento che le attanagliava l'anima.
Il mare, di un blu intenso che si fondeva con l'azzurro del cielo, si distendeva all'orizzonte, increspato da una leggera brezza che portava con sé il profumo salmastro.
I gabbiani volavano alto nel cielo, emettendo i loro versi rauchi, che si mescolavano al suono delle onde che si infrangevano sugli scogli.
Iris si sedette su una panchina di pietra, lasciando che i raggi del sole le scaldassero la pelle. Chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di allontanare i pensieri che la tormentavano.
Il canto degli uccelli e il suono del mare la cullarono in un senso di quiete, un momentaneo sollievo dalla tensione che la attanagliava. Aprì gli occhi e guardò il mare, perdendosi nella vastità di quell'immensa distesa d'acqua.
Si avvicinò al muretto che delimitava il cortile, guardando giù le onde che si infrangevano sugli scogli. La forza del mare la affascinava, la sua energia era contagiosa.
Si concentrò sul suono del mare, lasciandosi trasportare dal ritmo delle onde. In quel momento, si sentì più forte, più determinata ad affrontare la sfida che le si presentava davanti.
Il sole che calava all'orizzonte, tingeva il cielo di sfumature di rosso e arancione. Era uno spettacolo mozzafiato, che le riempì il cuore di una nuova speranza.
Si voltò verso l'abbazia e trasse un sospiro poi udì una voce femminile che cantava. Iris si fermò, sorpresa, sul punto di rientrare: il canto proveniva dal roseto che si trovava adiacente al cortile dell'abbazia. Le rose, in piena fioritura, emanavano un profumo inebriante che si mescolava alla brezza marina.
Il canto era dolce e melanconico, e Iris si sentì rapita dalla sua bellezza. Si avvicinò al roseto, cercando di individuare la fonte di quella melodia soave. Tra le foglie e i fiori, intravide una figura vestita di nero. Era una suora, di rango più alto di lei, a giudicare dal velo e dalla lunga tunica che le scendeva fino ai piedi.
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L'Abbazia
Historical FictionSpinta dai genitori, Iris diventa una suora novizia di clausura, costretta a dire addio a tutti i suoi sogni e i suoi progetti. Lei infatti desiderava studiare e avere un futuro diverso. Ma già dal suo ingresso nell'abbazia dove è rinchiusa le capit...