Capitolo 7: ... e confini da non violare (10%)

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«Sembri stanca»

Claude aveva origliato queste parole oltre lo scaffale pieno di libri. In quel momento la biblioteca della scuola era silenziosa, ma non vuota, e Claude fu momentaneamente distratto dalla sua ricerca dalla voce di Emrys.

Emrys e Seam erano entrati poco dopo di lui, ma non l'avevano notato, e lui aveva accuratamente finto di non notare loro. Dopotutto c'erano degli scaffali a proteggerlo.

Comunque, a quelle parole gettò un'occhiata nello spazio vuoto tra le file di libri.

Seam aveva sorriso ad Emrys: «Mi sveglio un po' prima del solito, ultimamente, tutto qui», disse.

Nonostante l'aria allegra della ragazza, per Claude non fu difficile notare come vi fosse un inizio di occhiaie sotto i suoi occhi, e anche il suo stesso sguardo sembrava meno acuto del solito. Tra le mani, la ragazza aveva una penna, con la quale giocava distrattamente.

La sua treccia raccolta in testa era un po' più disordinata del normale.

Sembra davvero stanca, rifletté Claude. Non che fosse affar suo, ma era impossibile da non notare.

Si accorse che Emrys sembrò esitare per un istante, prima di dire: «La scuola è tanto lontana da casa tua, Seam... non potresti lasciare che io ti accompagni con una macchina? Fa freddo in queste mattine. Se continuerai a dormire poco, e con questo freddo, finirai per ammalarti...»

Seam rabbrividì, come se il pensiero fosse terribile: «Ammalarmi sarebbe un problema, ma... ma ce la faccio, davvero. E poi ho iniziato a distribuire volantini mentre vengo a scuola la mattina, non potrei farlo in macchina!»

Emrys sospirò, con l'aria di qualcuno che vuole dire altro, ma alla fine rimase in silenzio.

Claude si accorse di essere rimasto immobile a fissare i due, solo quando vide la testa di Seam ciondolare sui fogli degli appunti, le palpebre che si abbassavano. Emrys non poteva vederla, naturalmente, quindi avrebbe rischiato di battere la testa se si fosse addormentata!

«Seam», la chiamò Claude, un po' più seccamente di quello che avrebbe voluto. Per qualche motivo, non riusciva mai a usare il tono giusto con lei.

Seam si riscosse con un sussulto, guardandosi attorno con aria allarmata.

Claude uscì da dietro lo scaffale, chiudendo il libro che aveva avuto aperto tra le mani.

«Dormi invece di studiare?», Claude inarcò un sopracciglio, mentre la ragazza lo guardava di sottecchi, con espressione infelice. Aveva sempre quell'espressione quando parlava con lui; perché aveva sempre quell'espressione quando parlava con lui?

«Emrys», salutò poi Emrys.

Emrys chinò appena la testa in risposta. Claude lo vide spostare una mano a tenere un polso di Seam, come se volesse comunicarle qualcosa.

«Non stavo dormendo», disse rapidamente Seam, prevenendo infatti la domanda dell'amico.

«Si stava decisamente addormentando», replicò Claude.

«Mi spiavi?» Seam alzò gli occhi al cielo.

«Sciocchezze», replicò Claude, soffocando l'imbarazzo prima che potesse nascere. «Ero anche io in biblioteca e ti ho vista solo perché ti stavo cercando. Ho una consegna da farti fare».

«Ah... certo», Seam stavolta quasi gli sorrise, e Claude ebbe la tentazione di voltarsi per controllare che non sorridesse per caso a qualcuno dietro di lui. «Dimmi pure cosa dovrò fare».

«Altri documenti, da consegnare al mio attico», disse Claude. «Vieni a prenderli dopo la fine delle lezioni. Mi troverai nell'aula studio dei Deltower».

Il Desiderio dell'OsmantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora