Pezzi di bottiglie erano sparsi in salotto; dovevo stare attenta a non calpestarli. Per fortuna avevo le ciabatte, altrimenti rischiavo di farmi male ai piedi. Uno a uno, iniziai a pulire, facendo attenzione a non graffiarmi.
Mentre raccoglievo un grosso frammento di vetro, una mano forte mi afferrò il braccio, stringendolo con forza e tirandomi su in piedi. Mi ritrovai faccia a faccia con mio padre, ubriaco di nuovo.
"Elys, che cosa pensi di fare?" chiese con voce impastata, l'alito che sapeva di alcol e sigarette.
"Cerco solo di pulire," risposi, cercando di mantenere la calma e liberarmi dalla sua stretta. "Non voglio che qualcuno si faccia male."
"Non è il tuo lavoro," ribatté, il suo sguardo confuso e rabbioso. "Non sei qui per fare la domestica."
"Papà, per favore, lascia che pulisca," dissi, cercando di non far tremare la mia voce. "Non voglio che ti tagli."
Serrò la presa per un attimo, poi mi lasciò andare bruscamente, facendomi quasi perdere l'equilibrio. "Fai quello che vuoi," disse, barcollando verso il divano e lasciandosi cadere pesantemente su di esso.
Sospirai, sentendo le lacrime pungere agli angoli degli occhi, ma le trattenni. Non era il momento di crollare. Dovevo finire di pulire e assicurarmi che tutto fosse in ordine. Con pazienza, continuai a raccogliere i pezzi di vetro, mettendoli in un sacchetto di plastica.
Ogni tanto, mio padre mormorava qualcosa di incomprensibile, ma per la maggior parte del tempo restò immobile, perso nel suo torpore alcolico. Una volta raccolti tutti i frammenti, presi uno straccio e cominciai a pulire i liquidi versati sul pavimento.
Finito il lavoro, mi sedetti sul bordo del divano, osservando mio padre con un misto di tristezza e preoccupazione. Era stato un uomo forte e orgoglioso, ma ora sembrava solo un'ombra di se stesso, perso in un ciclo di autodistruzione.
"Papà," dissi piano, sperando che mi sentisse. "Devi smettere di bere così tanto. Non è buono per te, e nemmeno per noi."
Non rispose, ma il suo respiro pesante e irregolare mi fece capire che non era neanche consapevole delle mie parole. Sapevo che parlare con lui in quello stato era inutile, ma dovevo almeno provarci.
Mi alzai e mi diressi verso la mia stanza, chiudendo la porta dietro di me. Mi sedetti sul letto, finalmente permettendo alle lacrime di scorrere liberamente. Ero stanca, emotivamente esausta, ma sapevo che non potevo arrendermi. Per quanto difficile fosse, dovevo essere forte, per me e per mio padre.
La notte calò silenziosa, e mentre mi sdraiavo sul letto, promettevo a me stessa che avrei fatto tutto il possibile per aiutarlo. Nonostante tutto, era ancora mio padre, e lo amavo.
^^^
Mi svegliai a causa di un rumore fastidioso, inizialmente pensai fosse mio padre, quindi lasciai stare. Tuttavia, il rumore non smetteva, così decisi di alzarmi e vedere per verificare cosa non andasse. Non trovando traccia di mio padre, mi resi conto di essere sola in casa. Il suono si ripeté nuovamente, rivelando essere il campanello.
Mi avvicinai alla porta per vedere chi fosse. All'apertura, mi trovai di fronte a un signore.
"Buongiorno, posso esserle d'aiuto?" chiesi con educazione.
"Buongiorno, lei è Elys?" domandò il signore. Confermai con un cenno del capo.
"Ciao Elys, potrei entrare? Ci sono molte cose di cui vorrei parlarti," disse scrutandomi attentamente.
Mi trovai seduta con di fronte a un signore con in mano un bicchiere d'acqua. Dopo averlo posato delicatamente sul tavolo, iniziò a parlare con calma. "Sono Clark. Capisco che ti starai chiedendo perché un estraneo come me sia qui da te. Potresti pensare che sia un amico di tuo padre, ma non è così."
La mia confusione si rifletteva sul viso mentre gli chiedevo: "Come fai a conoscermi e perché sei qui a casa mia?"
Clark sospirò pesantemente, come se preparasse se stesso per ciò che stava per dire. "Ascolta attentamente, perché so che potresti pensare che io sia pazzo dopo aver sentito il motivo per cui sono qui. Quindi, ti prego, credimi."
Dopo una breve pausa, Clark proseguì: "Non sono una persona normale Elys." mi confesso.
Spiegò l'esistenza di un istituto per adolescenti chiamati "speciali", i quali possiedono capacità che nessun essere umano normale può raggiungere.
Io rimasi scioccata.
STAI LEGGENDO
Shadows
Science FictionNel 2400, nella città di Caito, un'enigmatica scoperta sconvolge la vita dei cittadini: molti di loro possiedono un potere speciale di cui non erano consapevoli. Questi individui, chiamati "speciali", hanno abilità uniche e misteriose che li distin...