6 Sleepy head

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                                       GIOIA
Dopo essere uscita dalla stanza di Elia, io e mia madre, ci fermammo alle macchinette e prendemmo  un caffè.

Provammo a trattenere le lacrime e non aprire il discorso, provando a parlare d'altro ma fu più difficile del previsto, perciò fui grata quando Alice, una mia collega, arrivò in mio soccorso.
" Ehi, dovresti riprendere il turno, io sto andando via" le feci segno di aver capito e dopo aver abbracciato mia madre la seguii.

Ma Alice non mi portò da un paziente, mi portò da lui.

Mi fece segno di andare e mi lasciò sola.
Dopo averle tirato un'occhiataccia entrai nello sgabuzzino, in quello sgabuzzino e lo vidi.

L'aria iniziava a farsi pesante e il cuore a battere più veloce. Nessuno dei due osava parlare.
Poi Giovanni mi guardò negli occhi e voltandosi fece scattare la serratura.

Eravamo lì io e lui.

Fece dei passi lenti e cauti verso di me.
Indietreggiai. E questo lo fece parlare " Cazzo piccola non fare così, così non sopravvivo un minuto di più"
Il suono della sua voce mi fece sussultare.

Lo guardai negli occhi, quegli occhi di cui mi ero innamorata, quello sguardo che riusciva a pietrificarmi, stava incombendo su di me.

Mi prese un braccio e mi tirò a sè.

Le nostre labbra combaciarono perfettamente, il suo sapore e il mio diventarono un unico ed iniziò una violenta lotta tra le nostre lingue.

Perché quello era un bacio liberatorio carico di dolore e frustrazione perché noi insieme eravamo la cura.




                                     BRANDO
Avevo passato tutta la mattina a fare alcuni esami , cercando di non pensarla, ma evidentemente non ci ero riuscito perché tornato in stanza dopo essermi buttato sul letto la mia mente tornò a lei.

Ultimamente la mia salute stava migliorando, avevo preso peso e stavo iniziando a mangiare molto di più.

Ma nonostante questo stavo male e avevo mille dubbi "Perché mi aveva attaccato?" "Era vero che per le ero solo un numero sconosciuto ma se fosse successo qualcosa, in effetti oggi non era ancora passata in ospedale ed avevo sentito un campanello suonare" "Se si fosse fatta del male?"

Mentre pensavo a tutto questo Nicole rientrò in stanza insieme a Gioia, l'infermiera, avevano entrambe una faccia turbata e per quanto da poco conoscessi Nicole, avevo capito che aveva in mente qualcosa.

In fin dei conti, stando quasi ventiquattro ore su ventiquattro insieme ad una persona, riesci a scorgere anche solo una minima traccia di qualsiasi sentimento, e Nicole per me era una di quelle persone.

Dopo che Gioia andò via in stanza si creò un silenzio quasi spaventoso, come quando in un film horror sta per arrivare l'assassino a fare una strage.

Nicole non voleva saperne di parlare perciò iniziai io una conversazione.
"Come mai oggi cosi silenziosa?" mi tirò un' occhiataccia come se l'avessi insultata in tutte le lingue del mondo ma almeno mi rispose

" Non so, oggi già è una brutta giornata di suo poi non penso che Viola verrà a trovarmi e..."
non la lasciai proseguire.
"Perché non viene?" chiesi con curiosità ed un pizzico di amarezza

"Ma tu gli affari tuoi mai è?!"
non mi aspettavo una risposta del genere, Nicole non era mai cosi scontrosa, almeno con me non lo era mai stata.
Mi sentii in parte ferito.

Poi mi rispose: "Oggi è l'ottavo anniversario della morte di papà, Viola passerà sicuramente la giornata in cimitero o a piangere nel suo letto senza nessuno che la conforti e questo mi fa stare male..."

Non andai avanti con la conversazione, capendo che questo era quasi un argomento tabù per le sorelle Soler, cosi mi misi  su un lato e provai ad addormentarmi nonostante fosse pieno giorno.

Ovviamente non riuscii nel mio intento e dopo un'ora passata a rigirarmi nel letto, decisi di alzarmi e fare qualcosa.

Nicole dormiva, come sempre del resto.
In questo lasso di tempo, un'altra delle cose che avevo capito, era che Nicole amasse dormire.

Sapevo che ciò che affrontavamo ogni giorno, in un certo senso, mettesse sonno ma lei era decisamente esagerata.
Dormiva anche la notte, come se non facesse altro tutto il giorno.

Avevo iniziato a pensare che fosse un mix con qualche tipo strano di koala.

Le lanciai uno sguardo truce e mi diressi in corridoio alla ricerca di una specifica persona: il dottor Giovanni Carrisi.

Qui dentro era la mia salvezza.

Con lui, nonostante fosse il mio medico, riuscivo ad aprirmi completamente, era l'unico qui dentro a conoscere la mia storia familiare, perché io volevo che fosse così.

In più mi faceva sempre qualche favore in cambio di un morso in più, a qualche cibo strano che ci davano qui, perciò oggi dovevo sfruttare l'occasione.

Lo vidi uscire dallo sgabuzzino al centro del corridoio e lo raggiunsi di fretta.

"Dottore." - mi guardò invitandomi a proseguire.
"Le devo chiedere un favore..."


           

Eccoci finalmente alla conclusione di questo nuovo capitolo.❤️
In origine avevo pensato di prolungarlo, ma visto che non volevo farvi aspettare così tanto ho deciso di divederlo in due parti così da poter anche comprenderlo meglio.
Perciò aspettatevi un aggiornamento nei prossimi giorni.❤️

See you soonn
🧸💚

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