17

13 2 0
                                    

Ada

Aspettavo.

Se c'era una cosa che io ero brava a fare era spettare. Avevo aspettato per una vita intera che mia madre smettesse di starmi addosso e si girasse finalmente verso Jen, avevo aspettato il ritorno di mio padre dal suo viaggio di lavoro in Islanda in cui lui poi mi ha portata per le vacanze di inverno, avevo aspettato che finalmente il ragazzo che mi piaceva dalla quinta elementare mi notasse.

E ora aspettavo la felicità, bel lontana dal bussare alla mia porta.

Ero stesa sul mio letto, sulle mie coperte nere ben sistemate che attendevo che qualcosa dentro di me si sbloccasse.

Ero emozionatissima per la serata, lo sentivo. Sentivo il mio cuore battere velocemente all'idea del mio primo appuntamento con Gennarino.

Eppure mi mancava la felicità.

Sentivo, stando da sola in quella stanza nella grande villa di famiglia, il mio cuore farsi in pezzi, cadere per terra come i vetri rotti di uno specchio e io non ero più in grado di sistemarli.

Andavo avanti, dovevo.

Dovevo sorridere per mio padre e per i miei amici, dovevo sorridere per indagare il mio cervello e il mio cuore che invece volevano solo urlare al mondo.

Non volevo risultare viziata perché, di fatto, io nella vita avevo tutto. Un tetto sopra la testa, anche molto più grande di tanti altri, cibo sempre kn tavola e un luogo caldo in cui dormire.

Di cosa potevo dunque lamentarmi davvero?

Niente, sussurrò una parte di me rassegnata alla tristezza che provavo nonostante tutto.

Ma oltre ad aspettare quel tipo di felicità aspettavo anche la mia migliore amica dato che Mila doveva essere qui trentacinque minuti fa.

Avevo già sistemato i capelli per sua fortuna, quindi ero a metà strada ma ero indecisa su quale vestito indossare dei due davanti a me che mio padre aveva fatto confezionare su misura.

Nonostante a lei queste cose non piacessero dava dei consigli sinceri. E a me questo serviva.

Un commento sincero in una città di bugie, in un mondo di bugie.

Adernold si distingueva per le sue bugie, per i suoi modi di nascondere la verità sempre sotto una coltre di nebbia.
Agli abitanti andava bene così, a tutti fa' comoda una facciata dietro la quale nascondersi e nascondere tutte le proprie insicurezze e i propri dubbi per riprenderli solo una volta tornati a casa.
Ed era proprio dietro alle porte chiuse delle case che accadevano i più oscuri dei segreti.

Come l'omicidio di Denise.

Non era stata una scusa, Adernold faceva semplicemente così. Se qualcosa turbava la sua pace veniva cancellata, soppressa e dimenticata.

Ci si assicurava che tutto fosse ben nascosto in modo da non essere visto nemmeno dal più acuto degli osservatori.

In quel momento Mila fece il suo ingresso nella mia stanza scusandosi per il ritardo causato da sua nonna che le aveva fatto il terzo grado.

Più la osservavo più mi chiedevo come facesse.
Io non riuscivo più ad andare avanti, ma lei che aveva perso i genitori? Lei cosa sentiva davvero? Il suo sorriso era del tutto sincero?

Adernold & Il Cadavere Nel Ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora