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Lana

Mi sistemo in cucina dopo aver fatto una doccia, sento ancora il calore dell'acqua sulla pelle. I capelli bagnati gocciolano sul mio top lilla e sui pantaloncini grigi. Addento un biscotto, il sapore dolce che si mescola con i miei pensieri, mentre fisso il vuoto davanti a me. Non riesco ancora a credere di averlo fatto per la prima volta. E non riesco a credere di averlo fatto con Samuel. È stato perfetto, eccitante, e avrei voglia di rifarlo ancora e ancora. Non posso credere che mi abbia donato un rene, un pezzo di lui sarà sempre dentro di me, è strano e allo stesso tempo una cosa così bella. Quante volte, mi sono ritrovata a sognare tra le parole di un romanzo, a fantasticare guardando le scene dei film e tutto questo va oltre, molto di più di quello che avrei mai potuto immaginare.

Samuel Bianchi è entrato nella mia vita come un uragano, ha sconvolto tutto con una potenza inaspettata. Ha spazzato via ogni mia insicurezza, rivelando la verità nascosta dietro i miei timori. Ogni mia fragilità, che credevo insormontabile, è diventata per lui una materia preziosa da plasmare. Ha saputo trasformare le mie debolezze in punti di forza, come un abile artigiano che trasforma la pietra grezza in un'opera d'arte. Mi ha insegnato che la vera resilienza non è solo resistere alle avversità, ma saperle accogliere e trasformare. Con Samuel al mio fianco, ho imparato a piegarmi senza spezzarmi, a crescere nonostante le tempeste.

Illumina i miei angoli più oscuri, facendomi vedere la bellezza delle mie imperfezioni. Grazie a lui, ho scoperto che la vera forza risiede nell'abbracciare le proprie vulnerabilità e trasformarle in opportunità di crescita.

Mentre perdo lo sguardo nel nulla, dei passi leggeri arrivano alle mie orecchie. Olga, entra in cucina. Ha i capelli raccolti in un nodo disordinato. Esita per un momento sulla soglia, con un'espressione che tradisce un leggero imbarazzo, «Ciao, Olga», le sorrido, cerco di sembrare naturale nonostante il vortice di emozioni dentro di me.

«Buongiorno, Lana», si avvicina al lavello con passo incerto. Inizia a pulire con movimenti rapidi e precisi, come se volesse evitare il mio sguardo. «Come stai?», cerca di rompere il ghiaccio.

«Sto bene, grazie», Olga mi guarda di sfuggita, un accenno di preoccupazione nei suoi occhi. Si asciuga le mani sul grembiule e si ferma per un attimo, come se cercasse le parole giuste.
«L'altro giorno... in soffitta, insomma, quello che ho visto, tu e Samuel», sorrido per il discorso contorto in cui si è addentrata, bevo un sorso di caffè per mandare giù il biscotto.
«Diciamo che siamo molto vicini, ma ti supplico, non dire niente a papà e Jasmine».
Olga unisce le punte del pollice e l'indice e le passa lateralmente sulle labbra, «Non dirò nulla», sorride e si volta verso l'entrata della cucina dove c'è Samuel poggiato allo stipite con le braccia incrociate, ha un'espressione preoccupata, sembra distratto. Corruccio le sopracciglia, sposto la sedia e lo invito a sedersi al mio fianco, senza proferire parola si accomoda. Olga esce dalla stanza, lasciandoci da soli, «Tutto bene? Sembra tu abbia visto un fantasma», accarezzo la sua mano.
Con le labbra serrate, forza un sorriso, «Il nuovo giardiniere è l'amico tuo, quello che veniva in classe co te», con la mano aperta indica la finestra, impiego qualche secondo prima di realizzare la sua affermazione. Oliver Turner è nel giardino di casa mia? Lavora per noi? Provo a deglutire ma senza successo, «Che coincidenza», la voce mi esce strozzata, lui scuote la testa, «Coincidenza è? Non è che lo sapevi e non m'hai detto niente?», abbassa lo sguardo.

Non riesco a credere alle mie orecchie, mi alzo dalla sedia e mi allontano da lui, «Samuel, io spero vivamente tu stia scherzando, ti rendi conto di quello che dici? Tu non ti fidi di me», sputo fuori. I suoi occhi verdi, coperti da un' alone di tristezza, volano nei miei.

«Io mi fido di te, non mi fido di lui». Si alza in piedi anche lui. Scuoto la testa e mi allontano.
«Quindi, se io adesso», continuo a camminare all'indietro, «andassi a salutare Oliver, non ti darebbe fastidio, giusto?», lo provoco nella speranza che stia al gioco, ma questo non succede. Stringe i pugni lungo i fianchi e io mi blocco. Non ci posso credere, Samuel non si fida di me. Dopo quello che c'è stato tra noi due, dopo che gli ho donato la mia anima stanotte, lui crede ancora che io possa fare qualsiasi cosa con un altro?

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