Quelle ore scolastiche erano parse interminabili quel giorno, almeno per Simone, che non vedeva l'ora terminassero per passare un po' di tempo con Manuel, senza sapere che per il maggiore era lo stesso, motivo per il quale aveva iniziato a sbuffare qualche ora prima.
Al suono della campanella e dopo un rapido -Ti aspetto da me- da parte del corvino, entrambi salirono sui rispettivi mezzi e si diressero verso Villa Balestra.
Ormai non vi era nemmeno quella poca, pochissima, timidezza che il riccio aveva quando veniva invitato a casa di Simone, e lo dimostrava il modo in cui Manuel si destreggiava all'interno dell'abitazione, sapendo già dove posare le sue cose, pescando da solo il paio di ciabatte che il moro gli aveva prestato l'ultima volta e che aveva ribattezzato come suo da quel momento.
Non aveva comunque sentito obiezioni da parte di Simone."Allora, ce l'hai l'occorrente?" - esclamò Manuel entrando in cucina, trovandosi già Simone che rovistava nella dispensa, probabilmente alla ricerca del pacco di pasta.
"Dovrei, forse manca qualcosina, ma sono sicuro che verrà buona lo stesso" - rispose il corvino mentre afferrava due tipologie diverse di pasta - "Farfalle o penne?"- alzò le rispettive scatole chiedendo la preferenza del riccio -"Che domande Simò, farfalle tutta 'a vita".
Annuendo Simone, prese una pentola grigia di medie dimensioni e iniziò a riempirla d'acqua, per poi accendere i fornelli e aspettare l'ebollizione.
"Ora che si fa, chef?" - domandò girandosi verso Manuel e posando i gomiti sul ripiano della cucina, attendendo istruzioni da parte del maggiore.
"Mo te servono i pomodorini, li devi tajà" - Simone gli indicò con il capo di aprire il frigo, mentre lui avrebbe recuperato il tagliere e il coltello.
Dopo averlo ringraziato, il più piccolo iniziò a tagliare con precisione i pomodorini a metà, ma fu fermato dopo un paio di essi, da una voce alle sue spalle -"Ma nun lo stai facendo bene".
"Da quando esiste un modo giusto per tagliare i pomodori?" - chiese continuando a dargli le spalle.
"Da quando 'o dico, te do' na mano dai" - e Simone pensó veramente, per un istante, che Manuel afferrasse un altro coltello, costringendoli a stringersi per far bastare lo spazio sul tagliere ad entrambi.
Sorprendendolo, invece, decise di fermarsi alle sue spalle, la mano sinistra sul fianco del corvino, mentre con la testa si sporgeva dalla spalla destra per guardare il suo operato.
Simone sperò che il breve sussulto rilasciato dal suo corpo, colto alla sprovvista, non venisse notato e cercò di focalizzarsi sul non tagliarsi accidentalmente le dita, mentre il respiro caldo di Manuel gli solleticava il collo.
Non sa se effettivamente era più rosso lui o il cibo sottostante."Do un occhio più da vicino, è un problema?" - ebbe perfino il coraggio di chiedergli il romano, continuando a lasciare deboli carezze sul suo fianco.
"No no fai pure, magari come dici tu sto sbagliando qualcosa" - sapevano entrambi di star usando una scusa bella e buona, ma non si preoccuparono di smascherarsi a vicenda.
Il maggiore, evidentemente, non soddisfatto del contatto fisico che furbamente era riuscito a stabilire tra loro, liberó la sua mano dal corpo di Simone, solo per portarla in un altro punto: la sua mano.
Anzi, fece proprio passare ambedue le braccia ai lati del suo costato imprigionandolo, involontariamente, tra il suo corpo e il bancone della cucina.
Le loro mani adesso aderivano una sopra l'altra, con la mano sinistra impugnavano il coltello, ed era il maggiore a dettare i movimenti, mentre con la mano destra, Manuel gli passava i piccoli ortaggi dalla scatolina in plastica e Simone li teneva fermi per dividerli.
I pomodorini venivano tagliati esattamente come prima, ma il minore non aveva alcuna intenzione di sottolineare quel dettaglio.
"Dici che viene più buona se fatta così a quattro mani?" - fu l'unica cosa che gli venne da chiedergli per smorzare la tensione accumulata dalla troppa vicinanza.
"Eccerto, è er segreto della ricetta!" - ribattè Manuel ridendo, risata che risuonò cristallina nelle orecchie di Simone che si ritrovò a pensare - che bel suono, devo farlo accadere più spesso-.
"Quindi se qualcun altro te la chiede, fai gli stessi passaggi?" - il riccio poté giurare di aver sentito una punta di gelosia nel suo tono.
"Chi me la deve chiede'? Sentiamo un po'."
"Non so chi frequenti...magari la tua amica Anna?"Il breve esame di coscienza che Simone si era fatto, gli aveva comunicato che sí, gli aveva dato leggermente fastidio non essere scelto da Manuel l'altro giorno.
"Co' Anna nun parliamo de pasta del solito, Simó."
"Ah, e che fate?"
"Dipende da come gira, usciamo, ce divertiamo, lei viene da me o io vado da lei."La consapevolezza che quella ragazza potesse essere più di un'amica attraversò il corpo di Simone facendolo irrigidire. D'altronde si ricorda, seppur in modo sfuocato, come li ha trovati quando è entrato nella stanza di Manuel per recuperare la giacca.
"Si, mi ricordo come vi siete divertiti alla tua festa, siete molto complici immagino." - provò a scostarsi dalla figura alle sue spalle, ad un tratto infastidito da quella confessione.
Il maggiore capendo le sue intenzioni e anche il fraintendimento, forse voluto, che aveva creato, decise di premere la punta del suo naso sul collo del minore, ben cosciente che questo suo avvicinamento gli sarebbe stato d'aiuto per fermare Simone.
E fu così, il moro smise di muoversi e lasciò un sospiro fuoriuscire dalle sue labbra.
"Che stai facendo?" - lo interrogò Simone, liberando le mani da quelle di Manuel, ma rimanendo immobile nella sua posizione.
La testa del romano iniziò a compiere movimenti circolari, con il solo obiettivo di lasciare che la punta del naso accarezzasse il collo di Simone - "Sto ad aspettà che cogli i segnali" - venne borbottato impercettibilmente dalle sue labbra, ora anche loro a contatto con il collo del minore.
"Non ho sentito" - rispose ingenuamente il moro, che aveva provato a captare le parole pronunciate dal riccio.
Lasciò un rapido bacio sulla sua pelle, in particolare sul piccolo neo che aveva precedentemente notato e si staccó a malincuore dal corvino -"Niente me so' capito io, continuiamo che se no oggi nun mangiamo."