Il rumore dell'auto che si spegneva segnava che i due giovani erano arrivati a destinazione.
Manuel, dopo aver chiesto in prestito l'auto a sua madre, era passato a prendere sotto casa Simone e come un vero gentiluomo gli aveva aperto la portiera per farlo accomodare al suo interno.
Il riccio non si era nemmeno trattenuto nelle sue reazioni, poiché alla vista incantevole di Simone, vestito con abiti che mettevano in risalto la sua figura, gli aveva lanciato un'occhiata dall'alto al basso, gustandosi ogni dettaglio che riusciva a cogliere del minore.
Non si era fatto mancare neppure i due baci sulla guancia una volta dentro la vettura, convinto che avrebbero aiutato a rompere il ghiaccio e rimuovere l'alone di imbarazzo che percepiva provenire da Simone.
Quest'ultimo che fino a quel momento non aveva ancora spiccicato parola, se non un piccolo - "Ciao" - non appena l'aveva visto scendere dalla macchina.
Ed impacciato nei movimenti, provava invano a tirare la cintura verso l'apposita fibbia di chiusura, ma questa non voleva saperne di allungarsi e mosso dalla tenerezza ed ilarità della scena, Manuel decise di aiutarlo, sovrastando il corpo e allacciando la fascia nel gancio.
"Se cercavi 'na scusa pe' avemme vicino bastava chiedere." - gli sussurrò all'orecchio il suo aiutante, mentre tornava al proprio posto.
Il gote del minore si tinsero inevitabilmente di un rosso tenue, simbolo che le parole del romano avevano provocato in lui un certo effetto.
Si sentì avvampare dal respiro del maggiore che gli solleticava il lobo dell'orecchio, generando un fremito lungo tutta la spina dorsale."Metti in moto e andiamo." - borbottó Simone sistemandosi le maniche della giacca per calmare i bollenti spiriti.
Un sogghigno da parte di Manuel gli fece capire che era ben conscio delle conseguenze che aveva su di lui e senza proferire alcuna parola, il riccio annuì e accese il motore.
La tregua duró ben poco, perché al primo semaforo la mano del maggiore venne posata sulla coscia del moro, strofinando il pollice verso la parte esterna della gamba.
"Posso?" - fu la richiesta, l'assicurarsi che a Simone andasse bene essere toccato da lui e per la prima volta non venivano accampate scuse per farlo.
Manuel se ne accertó anche con lo sguardo, guardandolo negli occhi, e quando vide il corvino annuire e poggiare di rimando anche la sua mano, un sorriso entusiasta gli spuntó sulle labbra.
"Dove andiamo?" - gli si rivolse curioso il passeggero al suo fianco, che si guardava intorno cercando di riconoscere la strada e carpire qualche indizio.
"Dimme se te va bene, ma ho pensato a una cosa semplice per questo appunt- ehm - per questa uscita." - Manuel avrebbe voluto tanto fermarsi prima con le parole, ma qualche sillaba di troppo era già stata pronunciata e il moro aveva recepito tutto.
"È un appuntamento?" - fu così sfacciato nel chiederlo, nonostante avesse notato la difficoltà in cui si trovava adesso il maggiore, anche lui arrossito a quella confessione.
"Potrebbe...se sei d'accordo" - lo vedeva muoversi scomodamente sul sedile e rafforzare la presa sul volante, tamburellando le dita attorno.
"È un appuntamento, deciso." - e riafferró la mano per appoggiarla nuovamente sulla sua gamba - "Questa finchè non ti serve, me la tengo qui." - affermó accarezzandogli le nocche con il la punta del pollice.
Nun fu detto molto altro nel tragitto verso il locale scelto da Manuel, la musica dello stereo venne alzata e un clima spensierato si formò nell'automobile, che procedeva più lentamente del necessario per non far cessare il momento.