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I due ragazzi, Manuel e Simone, avevano trascorso parte del loro pomeriggio in compagnia l'uno dell'altro.
Avevano ritrovato la serenità che era andata scemando i giorni precedenti, quando il
minore aveva bonariamente minacciato Mattia e aveva trovato il coraggio di confessarlo al più grande, che stranamente a tutte le sue previsioni, l'aveva presa meglio del solito, rassicurandolo e soprattutto ringraziandolo per averlo difeso.Dopo scuola infatti, avevano deciso che le ore passate insieme rinchiusi nelle pareti scolastiche non risultate sufficienti e sotto iniziativa del minore, avevano pranzato in un chioschetto installato a pochi metri dal liceo e dopo essersi rifocillati, si erano imbucati nelle viette meno trafficate della città per fare una passeggiata, usufruendo della giornata soleggiata che raramente si palesava a novembre.
Non riuscirono a circoscrivere il proprio spazio personale, punzecchiandosi mentre camminavano l'uno affianco all'altro, con un braccio sulla spalla ed uno in vita, immersi nella loro bolla e ignari degli occhi indiscreti dei pochi passanti in cui si erano imbattuti.
Nel ritornare verso l'istituto, stanchi ormai della lunga camminata, per lo più Manuel, che con quella becera scusa si era fatto trascinare per la mano dal corvino fino al parcheggio delle moto, dove poi si erano dati appuntamento a Villa Balestra.
Non ne avevano ancora abbastanza.
La casa gli accoglieva in modo silenzioso, anzi erano proprio loro ad aver portato un quieto rumore nell'abitazione.
Lo schiocco assordante dei baci rimbombava tra le mura, mentre i due ragazzi si muovevano a passo sbadato dall'ingresso alla camera del moro, con le labbra incollate tra loro a reclamare ancora più vicinanza.
Non appena la schiena di Simone toccó il materasso, le sue mani tirarono la figura di Manuel su di lui, facendo aderire le gambe del maggiore ai lati del suo bacino, attirandogli poi il capo verso il basso per baciarselo nuovamente, bramando il suo tocco sensuale e vigoroso.
La lingua ormai si muoveva espertamente nella bocca dell'altro, lambendo le pareti carnose e accarezzando la gemella, provocando un incontrollabile gemito in Simone, che mostrava senza vergogna di godere di quell'intrusione piacevole.
"Aria, me serve aria" - ridacchió il romano, ponendo un breve distacco fisico da quelle labbra incantatrici e riprendendo fiato sul petto del corvino.
"Come sei scarso!" - lo prese in giro Simone, respirando a suo modo e rigirandosi tra le dita un riccio ribelle che faceve capolino sulla nuca del maggiore.
"Se, te faccio vedè dopo chi è scarso." - e pronunció queste parole, alzando la gamba sinistra dal fianco del minore per stendersi vicino a lui, prendendogli il braccio e portandoselo attorno alle spalle.
Si sistemarono meglio, per permettere a Manuel di aderire con la schiena al petto del moro e una volta trovata la posizione corretta, si misero a vedere video sul telefono del maggiore, ridacchiando per la stupidità comica che gli si presentava davanti.
Una notifica interruppe il loro momento di relax, Simone riuscì ad intravedere il nome di Mattia nel banner in alto e non potè fare a meno di sbuffare, abbandonando la testa sul collo del maggiore - "Che vuole adesso?".
"Dai nun fa' cosí, mo' leggo." - lo rimbeccó Manuel, mentre apriva l'applicazione dei messaggi e ne leggeva il contenuto.
"Me sta a dí der vostro incontro, me pare ancora incazzato."
"Io direi rancoroso, non riesce proprio ad andargli giù questa cosa."
"Questa cosa?" - chiese delucidazioni il riccio.