tw: smutLa musica rimbombava nelle casse poste sulle pareti marmoree del locale, che quella sera era stato scelto dagli amici di Simone per trascorrere la serata.
Si trattava dei suoi compagni di squadra che quel giorno post-allenamento, avevano improvvisato all'ultimo un'uscita insieme, chiedendo anche al corvino di parteciparvi e suggerendogli di espandere l'invito ai suoi compagni di classe.
Invito, che aveva ovviamente, rivolto solo a Manuel che tecnicamente è anche un suo compagno di classe e quindi in fin dei conti aveva fatto ciò che gli era stato chiesto.
"Ma dobbiamo pe' forza anná a ballá?"
"No, se vuoi ci vado anche da solo e ci vediamo domani."
"Famme vede' che c'ho nell'armadio."
Questa era stata la conversazione avvenuta per messaggio quel pomeriggio, mentre ora si trovavano già da un'ora all'interno della discoteca e adesso più precisamente, sedevano su un divanetto in pelle nero, a sorseggiare i drink che avevano precedentemente ordinato.
"Com'è er tuo? Bello carico?" - chiese Manuel, prendendo un sorso della sua birra ghiacciata, che lo aiutava a rinfrescarsi da tutte le luci a neon che puntavano su di lui, provocandogli più caldo del previsto.
"Mh, ne ho assaggiati di migliori, ma non è fatto male." - giudicó il moro, posando il bicchiere sul tavolino in vetro davanti a lui ed alzandosi in piedi per sgranchirsi le gambe, stirandosi con le mani le piccole pieghe che si erano formate sui suoi pantaloni.
Si rivolse ancora verso il riccio, prolungando una mano nella sua direzione - "Andiamo a ballare?" - e attese una risposta con il palmo rivolto verso l'alto.
"Nun so' capace." - ammise Manuel, nonostante ciò però, accettò la sua richiesta ed appoggiando la sua mano su quella del minore, si fece trascinare al centro della pista, sgomitando contro i corpi sudati e irremovibili, che non accennavano a farli passare.
"Nun ce sta manco spazio pe' movesse." - si lamentó ancora, guardandosi intorno, infastidito dalla quantità di persone schiacciate in quei pochi metri quadri.
"Vorrá dire che dovremmo rimanere appicati." - sussurrò al suo orecchio Simone, da una parte per farsi sentire sopra la musica assordante e dall'altra per provocarlo indisturbatamente.
"Ammettilo! Era er tuo piano dall'inizio." - stette al gioco il romano, puntandogli un dito contro.
"Colpevole." - alzó le mani Simone in segno di resa - " Il mio passatempo preferito è trovare scuse per rimanere incollato a te." - e pronunciando quelle parole, lo afferrò per i fianchi, combaciando il loro bacini e i loro respiri, che sussultarono inaspettatamente a quel lesto contatto.
"Simone." - lo ammoní Manuel, che ormai riusciva a vedere ben oltre il suo viso angelico e il sorriso innocuo che gli regalava il moro.
"Non sto facendo niente." - si difese - "Ancora." - terminó, sogghignando alla reazione dell'altro ragazzo che aveva spalacato gli occhi, ammaliato dalla sua sfrontatezza e che aveva scosso il capo, altrettanto divertito da quel battibecco.
Si lasciarono trasportare dal beat incalzante riprodotto dagli autoparlanti, cominciando ad ondeggiare a ritmo, le mani di Simone avevano preso dimora fissa sulla vita minuta del maggiore, che in risposta si era aggrappato al suo collo, portandoselo ancora più vicino.
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