Capitolo 10: Adesso abbiamo qualcosa in comune (14%)

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Onestamente, Seam pensava di essere stata licenziata, il che era un male, certo, ma quanto meno non avrebbe dovuto vedere così spesso quell'antipatico di Claude.

Fu quindi del tutto presa di sorpresa quando Claude in persona la fermò, nel corridoio che portava al "Cafè Osmanto". Era terribilmente presto, a quell'ora aveva pensato che Claude fosse ancora intento a godersi un caldo caffè da qualche parte... in effetti, era così presto che solo una manciata di studenti assonnati già girava per la scuola.
Neppure Aaron, Ivy e Primrose erano ancora arrivati, per quel che ne sapeva.

Seam si domandò cosa Claude volesse da lei, dal momento che si stava limitando a guardarla dall'alto (considerevolmente in alto) in basso, scrutandola con quei suoi strani occhi color del miele. La ragazza sentiva il peso della sua mano sulla spalla, un contatto fisico molto più prolungato di quanti mai ne avessero avuti.

«Perché quello sguardo grave?» domandò Seam, per spezzare la tensione in qualche modo. «Guarda che mi hai già detto che sono licenziata».

Provò a scherzare, ma il tono non venne fuori disinvolto quanto voleva.

Forse si sarebbe dovuta scusare con lui... prese un respiro, e stava per farlo, quando Claude improvvisamente si decise a parlare.

«Puoi continuare» disse Claude, senza alcuna inflessione particolare nella voce.

«Posso cosa?» domandò quindi, sospettosa.

Claude sospirò appena, apparendo come sempre esasperato da lei: «Il martedì e il giovedì, dal momento che in quei giorni le tue lezioni finiscono prima, puoi tornare da mio padre per leggere per lui», disse allora. «Ti sarà fornita un'uniforme appropriata e un lasciapassare, così che sia chiaro che sei stata regolarmente assunta».

La bocca di Seam per poco non toccò terra. Sembrava totalmente allibita, ma quando riprese fiato Claude la fermò prima che potesse proferire parola.

«Se mi chiedi quando ho battuto la testa, giuro che ritiro la mia offerta», disse, in un ringhio di avvertimento.

Seam richiuse la bocca, e, per una volta, annuì senza replicare ulteriormente.

«La tua prima paga ti sarà fornita questo pomeriggio, e ti sarà fornita da me. Quindi sarà a me che dovrai rendere conto», precisò Claude. «Sarai pagata una volta a...»

Sembrò avere una piccola incertezza, ma Seam si limitò a guardarlo con ancora un po' di quell'incredulità stampata in faccia, in attesa del continuo del suo discorso.

«Preferiresti un pagamento mensile o settimanale?» domandò allora Claude. Sembrava incerto, o era solo una sua impressione? Non aveva mai visto quel tipo di sguardo, né sentito quel tipo di tono da lui.

«Settimanale», Seam riuscì a ritrovare la voce. «Mi aiuterebbe molto con le spese invece di dover arrivare a fine mese e...»

«Non mi interessano le spiegazioni», tagliò corto Claude, se possibile con più acredine del solito, come se volesse rimediare al suo precedente temporeggiamento. «Dopotutto a me non cambia assolutamente nulla. Il pagamento sarà allora settimanale, ogni giovedì. Farò in modo che l'uniforme ti sia consegnata quanto prima», Claude sospirò, muovendo seccamente la mano per comunicarle che poteva, anzi, che doveva andarsene.

«Mmh... ehi Claude», disse comunque Seam, mentre gli passava accanto per raggiungere l'aula studio.

«Sì?» Claude spostò lo sguardo su di lei.

«Grazie», disse Seam, con un morbido sorriso sul volto. «E scusami per i guai che ho causato».

Claude si irrigidì, guardandola come se non credesse alle proprie orecchie. Seam si sentì arrossire, e sbuffò. Insomma, anche lei si sapeva scusare! Se aveva sbagliato aveva sbagliato; certo, c'era da dire che anche Claude non si comportava sempre benissimo con lei e non si era mai scusato...

Il Desiderio dell'OsmantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora