Dimenticarti

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•••Capitolo tre

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Capitolo tre

C'era una bugia che le persone amavano ripetere come un mantra.

Passerà.

Cazzate.

Erano solo cazzate.

Cercava di ripeterselo disperatamente, come se ripeterselo decine di volte al giorno potesse velocizzare il processo di guarigione.

Voleva guarire.

Voleva guarire da lei, che ancora invadeva i suoi pensieri come un cancro.

Sbronza dopo sbronza cercava di guarire, cercava di cancellare il ricordo di lei.

Voleva dimenticarsi tutto di lei.

Voleva dimenticarsi del suo volto, dei suoi lunghi boccoli biondi e curati, dei suoi occhi grigi ma caldi come il fuoco.

Ma lei era sempre lì, non se ne andava mai.

Non oppose resistenza neanche quando sentì delle mani a lui sconosciute toccare quella pelle che una volta poteva toccare solo e soltanto lei.

Lui non gli apparteneva più.

Non era più suo, come lei non era più sua.

Le mani si muovevano capaci sul suo corpo, tracciandone ogni dettaglio con lussuria e fretta. Carter non riusciva nemmeno a distinguere la ragazza che aveva davanti, non riusciva a mettere a fuoco neanche i suoi colori.

Non era presente.

Non era presente da tempo.

Erano rimasti solo i resti di ciò che una volta era stato.

Quando le labbra carnose della ragazza si schiacciarono sulle sue provò a ricambiare, a farla sentire desiderata, ma non ci riuscì.

Desiderava solo una persona al mondo.

Lei insistette. Gli prese le mani e se le portò sui seni per farglieli stringere, ma lui non ci riuscì.
Sembrava sbagliato.

Qualcuno lo tirò all'indietro con forza. Sentì una voce brusca e arrabbiata urlare qualcosa, intravide la ragazza sussultare e sbottare qualcosa in risposta prima di andarsene e lasciarlo solo.

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