Macchinine giocattolo

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🔴TRIGGER WARNING🔴
[[Questo capitolo contiene una scena di abusi sessuali, se si é sensibili all'argomento é sconsigliata la lettura della prima parte (quella scritta in corsivo!!). Dai tre puntini in poi potete stare tranquilli e proseguire con la lettura.]]


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Capitolo dieci

Charlotte lo guardava avidamente, viziandosi del suo corpo nudo e giovane. Lo guardava come se volesse divorarlo, farlo in mille pezzi, e Carter ne era terrorizzato.

Respinse l'ennesima ondata di nausea mentre se ne restava immobile sotto il getto d'acqua calda. Sentì l'impulso di coprirsi le parti intime pur di non dare tutto sé stesso a quella donna, ma dovette resistere. Micheal era stato chiaro, quel lavoro andava portato a termine. Credeva in lui e nelle sue potenzialità e non poteva deluderlo, non dopo che gli aveva dato una vita.

La donna gli posò una mano callosa sul viso, accarezzandolo con estrema cura. La vide sorridere quando cominciò a tremare come un bambino sotto il suo tocco. Ne era talmente disgustato che stava per vomitare. Come poteva quella donna adulta mostrare piacere e malizia nei confronti di un ragazzino di soli quattordici anni?

Si chiese perché Micheal avesse voluto assegnare proprio a lui quel lavoro, perché proprio Carter dovesse donarsi a quella donna disgustosa, ma l'idea gli sembrò assurda. Micheal non poteva veramente sapere di che cosa fosse capace il loro obiettivo, non poteva immaginare che avrebbe fatto qualcosa del genere a Carter. Se solo l'avesse saputo non l'avrebbe permesso per nulla al mondo.

Micheal gli voleva bene.

Non gli avrebbe mai fatto una cosa del genere volutamente.

Charlotte gemette. Gli gemette accanto all'orecchio mentre con la lingua prendeva a bagnargli il lobo. Pregò che si volesse limitare ad osservarlo senza spingersi oltre, ma le sue mani iniziarono a scendere, iniziarono a toccarlo dappertutto. Voleva disperatamente togliersi quelle mani di dosso ma gli ordini di Micheal continuavano a risuonargli nella testa.

Dovevano tenere occupata la donna.

Chiuse gli occhi mentre lei iniziò a prendersi tutto quello che c'era da prendere, tutto quello che Carter era. Cercò di pensare alle macchinine giocattolo con cui ancora a volte lui e Malcolm giocavano. Pensò a quanto gli mancasse il suo amico, che lentamente era riuscito a prendersi un pezzo del suo cuore. Ripensò alle sue proteste quando scoprì che il padre lo mandava lontano di casa per completare quel lavoro.

Carter lo aveva confortato dicendogli che non sarebbe stato nulla di troppo complicato, che avrebbe concluso il compito in poco tempo e che una volta finito sarebbero tornati a giocare con le macchinine giocattolo.

Come avrebbe potuto dirgli che adesso era Carter ad essere un giocattolo, un giocattolo sul punto di rompersi in mille pezzi?

Charlotte lo tenne immobile contro la parete bagnata, non curandosi del respiro spezzato di Carter. Non riusciva a respirare, lo stava stringendo con troppa forza.
Si sentiva soffocato.

Tutto attorno a lui sembrava crollare in mille pezzi. Fu in quel preciso istante che la sua vita iniziò a sfumare talmente tanto da non riconoscerla più come sua.

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