Capitolo Due

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Peter comparve solo una settimana più tardi. Arrivò nel bel mezzo della lezione di Natura e Scienza, e Anna cercò di non guardarlo perché lo stavano già facendo tutti e non voleva che pensasse che lei era curiosa. Senza dubbio si sarebbe sentito speciale, e Anna non intendeva dargli quella soddisfazione.
In ogni caso, Anna sapeva qualcosa che nessun altro sapeva. Il ragazzo non era arrivato quella settimana, ma la settimana prima, proprio come le aveva detto la signora Pincent. Solo che era arrivato a notte fonda e dovevano averlo portato da qualche parte perché, quando Anna era andata a controllare la mattina seguente, il suo letto era ancora intatto.
Quando l'aveva sentito arrivare, sette giorni prima, era più o meno mezza notte. Tutti gli altri stavano dormendo, ma Anna era su al secondo piano, intenta a scrivere nel suo diario prima di nasconderlo nell'unico luogo in cui certamente nessuno lo avrebbe mai trovato. Grange Hall era immersa nel silenzio, fatta eccezione per qualche rubinetto gocciolante e per il consueto pianto soffocato proveniente dall'ultimo piano, e ad Anna andava benissimo, voleva dire che era al sicuro e che nessuno poteva interromperla.
Di ritorno dall'ufficio della signora Pincent, quella sera, si era ripromessa di buttar via il diario, vergognandosi di aver ceduto tanto facilmente alla tentazione.
Ma il pensiero di perderlo l'aveva fatta rabbrividire di dolore e di desiderio, e immediatamente la sua testa era stata subissata da una quantità di validi motivi per tenerlo con sé, il più convincente dei quali era che, se lei l'avesse gettato via, sarebbe stato sicuramente trovato. Non era possibile, infatti, che un bellissimo diario rilegato in pelle rosa potesse restare in un bidone senza essere notato, e anche se l'avesse avvolto in vecchi fogli di giornale, qualcuno prima o poi l'avrebbe scoperto, insieme a quello che lei aveva scritto.
No, aveva deciso, era molto più sicuro tenerlo nascosto, e il Bagno Femminile 2 era l'unico posto che le era venuto in mente. Il Bagno Femminile 2 era al secondo piano, e custodiva un segreto da molto tempo prima che il diario di Anna entrasse a Grange Hall: una piccola cavità dietro una delle vasche da bagno. Anna l'aveva scoperta anni prima quando aveva fatto cadere la saponetta per sbaglio. Sapendo che sarebbe stata picchiata per una cosa del genere - le saponette dovevano durare quattro mesi, ed essere spreconi era considerata una forma di sovversione da punire con i lavori notturni - contorcendosi era riuscita ad allungare il braccio per raggiungere la saponetta, finita in una piccola rientranza completamente nascosta alla vista, a meno di non sapere esattamente dove guardare.
Quella volta non ci aveva badato molto: era così sollevata di essere riuscita a recuperare la saponetta che aveva semplicemente finito di lavarsi ed era tornata di corsa nel dormitorio, in tempo per i Giuramenti Serali. Ma, in seguito, si era resa conto di aver trovato un piccolo nascondiglio, e aveva provato ansia ed eccitazione al tempo stesso. Era il suo piccolo segreto. Anche se non poteva portarlo fisicamente con sé, era - a parte la sua tuta da lavoro, lo spazzolino da denti e l'asciugamano - la prima cosa che lei possedeva davvero.
Agli Eccedenti non era permesso possedere nulla: non ne avevano diritto in un mondo in cui si erano imbucati, diceva sempre la signora Pincent. Anna non pensava che una nicchia segreta potesse essere considerata un bene personale, però nelle settimane seguenti, quasi incoraggiata da quel primo passo sulla strada della proprietà privata, aveva iniziato a raccogliere cose decisamente più consistenti. Come una gazza, si era appropriata di un pezzetto di tessuto che era stato strappato da una gonna in lavanderia e di un cucchiaino che qualcuno aveva lasciato nel salone: li aveva riposti entrambi nel suo nascondiglio, elettrizzata dalla consapevolezza di avere un segreto. Ovviamente, ciò avveniva molto tempo prima. Erano anni che aveva superato quell'atteggiamento infantile.
O, almeno, così aveva creduto. Aveva sperato.
In ogni caso, il diario la aspettava, la notte in cui era arrivata la nuova Eccedenza. Anna era andata nel Bagno Femminile 2 tardi, per lavarsi in pace, giusto per controllare che il diario fosse al sicuro, solo per tenerlo tra le mani ancora una volta e vedere con i propri occhi le parole che lei stessa aveva creato, con cui aveva lasciato un segno tangibile sulla carta. Era stata una giornata lunga, con l'addestramento, la pratica di Cucina e poi l'incombenza di preparare il letto per il nuovo arrivo nel dormitorio maschile dei Sospesi. Anna aveva svolto tutti i suoi compiti e preparato meticolosamente il letto per la nuova Eccedenza con un lenzuolo e una coperta, sistemandoci sopra in bella vista un asciugamano, uno spazzolino da denti e un tubetto di dentifricio, proprio come le aveva detto la signora Pincent.
E, mentre se ne stava seduta a rabbrividire nell'acqua fredda (agli Eccedenti non erano permessi i bagni caldi; gli Eccedenti non avevano il permesso di usare più risorse energetiche di quelle strettamente necessarie), Anna, il Prefetto, vide il proprio braccio allungarsi sul lato della vasca, quasi fosse una ricompensa per essersi comportata bene. Sapeva benissimo che era una cosa sbagliata, ma il diario esercitava su di lei un fascino irresistibile e, quando lo estrasse dal nascondiglio, si accorse di tremare per l'emozione. Al contatto della pelle rosa morbida sotto le dita e al pensiero della nuova Eccedenza in arrivo, fu attraversata da brividi di adrenalina in tutto il corpo, che le fecero rattrappire le dita dei piedi e stringere lo stomaco. In quanto Eccedenza Sospesa dal Mondo Esterno, il nuovo arrivato avrebbe saputo com'era il mondo; sarebbe stato privo di addestramento. Sarebbe stato... Anna ebbe un fremito nell'iniziare a scrivere. In realtà, non aveva la minima idea di come fosse il nuovo arrivato - pericoloso e difficile, molto probabilmente - ma aveva comunque intuito fin da subito che le cose sarebbero cambiate con il suo arrivo. Come poteva essere altrimenti?
Immersa in quei pensieri, Anna guardò l'orologio sulla parete parete e notò con un sospiro che mancavano cinque minuti a mezzanotte. A Grange Hall c'erano ancora molti orologi nel stanze, anche se gli Eccedenti non ne avevano bisogno. Gli orologi erano avvitati ai muri, aveva detto una volta la signora Pincent a un'Istruttrice, e in ogni caso le ricordavano 'tempi migliori'. Anna non aveva capito se si riferisse ai tempi passati o se fosse il tempo stesso a essere migliore, su un orologio, ma comunque le piaceva molto osservare le lancette che si spostavano lentamente sui quadranti, essere aveva convinto la signora Dawson, una delle Istruttrici, a insegnarle a leggere l'ora, anche se non ne aveva bisogno. L'orario degli Eccedenti era incorporato nei loro polsi: lo scorrere del tempo, per gli Eccedenti, era digitale. Il Cronometro Incorporato era stata una delle Nuove Idee, quando le Case d'Eccedenza erano ancora un'istituzione relativamente nuova. Il tempo non era dalla parte degli Eccedenti, diceva sempre la signora Pincent. Era soltanto una delle tante cose che essi non meritavano. I Legali possedevano il tempo, ma gli Eccedenti ne erano schiavi, come veniva loro ricordato ogni volta dal suono perforante della campanella che annunciava l'ora del pranzo, della sveglia o del sonno a Grange Hall.
Il Cronometro Incorporato era una delle poche Nuove Idee che avevano preso piede, aveva detto una volta la signora Kean, parlando con la signora Dawson senza sapere che Anna stava ascoltando. Di Nuove Idee non ne venivano più tanto spesso, aveva detto la signora Kean, perché tutti erano soddisfatti. Nessuno si prendeva il fastidio di trovare qualche Nuova Idea, era troppo faticoso. La signora Dawson aveva annuito e aveva detto: "Che sollievo" e la signora Kean l'aveva guardata a lungo, come se avesse voluto dire qualcosa, ma poi si era limitata a un cenno del capo, era la discussione era finita lì.
Il Cronometro Incorporato era sottopelle, sul polso, e ogni movimento del braccio teneva in funzione il meccanismo, in modo che non fosse uno spreco di risorse. Con il tempo sempre presente, sostenevano le Autorità, nessun Eccedente poteva mai fare tardi, nessun Eccedente poteva mai abbandonare i compiti assegnatigli prima del previsto. Anna non ricordava un tempo in cui non aveva avuto il Cronometro Incorporato e non riusciva nemmeno a immaginare come si potesse non averlo. Ma i Legali, come gli Istruttori, non l'avevano: loro portavano gli orologi, che facevano la stessa cosa, però all'esterno del polso.
Anna abbassò lo sguardo ed ebbe la conferma che, nonostante gli sforzi delle Autorità, era in ritardo, anche se solo sull'orario del sonno. Doveva uscire dalla vasca e calmarsi per riuscire a dormire. Altrimenti, l'indomani sarebbe stato un tormento. Ora che il diario era ben nascosto, si sentiva al sicuro, e non c'era nessun motivo per continuare a pensare alla nuova Eccedenza. Non c'era nessun motivo per essere ancora agitata.
Uscendo in fretta dalla vasca, prese un piccolo asciugamano dalla barra di fronte a sé e si asciugò meccanicamente. La sua pelle diede il benvenuto al cotone ruvido e secco, dopo la fredda acqua saponata. Proprio in quel momento, lo sentì arrivare. I rumori erano attutiti e, a un certo punto, ad Anna sembrò di udire i guiti penosi di un cane ferito, ma poi si rese conto che probabilmente si trattava di un bavaglio. A volte usavano i bavagli, se gli Eccedenti erano particolarmente ribelli. Il sindacato degli autisti aveva insistito perché venissero adottati, aveva detto la signora Pincent; gli autisti stavano iniziando ad agitarsi. Era già un male che gli Eccedenti esistessero, senza bisogno che provocassero sconforto e dolore nell'animo dei Legali.
Poi Anna udì qualcosa andare in frantumi e, qualche secondo dopo, un tonfo e il rumore di qualcosa di pesante e morbido che colpiva il pavimento. Poi ancora qualche voce attutita e, circa un minuto dopo, il silenzio.
Uscì piano dal bagno e trattenne il fiato per qualche secondo, nel tentativo di udire qualcos'altro, magari il rumore del nuovo Eccedente che veniva accompagnato di sopra nel dormitorio maschile dei Sospesi, ma alla fine ci rinunciò. Dovevano averlo portato nell'ufficio della signora Pincent, concluse. L'avrebbe scoperto il giorno dopo, in ogni caso. Era davvero ora di andare a letto.
Ma la mattina seguente, quando fece una piccola deviazione, prima di andare in Mensa Centrale, per dare un'occhiata al nuovo arrivato e magari presentarsi, scoprì che non aveva dormito nel suo letto. Gli altri Sospesi maschi si strinsero nelle spalle quando Anna chiese di lui. La signora Pincent non li aveva nemmeno avvisati che stava per arrivare qualcuno e di sicuro non avevano intenzione di cacciarsi nei guai per un letto vuoto. Un letto vuoto significava una coperta extra, e nessuno si sarebbe mai lamentato di una cosa simile.
Non essendoci segno del nuovo arrivato il giorno seguente, e nemmeno quello dopo ancora, Anna iniziò a pensare che l'avessero portato in un'altra Casa d'Eccedenza, o forse in un centro di detenzione; forse avevano deciso che per un Sospeso era troppo tardi per Grange Hall.
Ma poi, una settimana dopo, saltò fuori di nuovo.
Arrivò con addosso la tuta blu regolamentare, uguale a quella di tutti gli altri - informe, resistente e pratica - proprio mentre il signor Sargent stava raccontando la storia della Longevità per quella che forse era la cinquantesima volta. Il signor Sargent era il loro insegnante di Natura e Scienza e non si stancava mai di quella storia, non si stancava mai di raccontar loro degli scienziati e dei biologi che avevano trovato il modo per curare la vecchiaia. Prima le persone morivano. Di continuo. Per malattie orribili. Ed erano anche bruttissime.
Anna conosceva benissimo la storia della Longevità e, come il signor Sargent, anche lei non si stancava mai di ascoltarla. La Longevità era il modo in cui gli esseri umani avevano realizzato le ambizioni della Natura. La Longevità dimostrava che gli umani erano esseri superiori. Ma assieme alla superiorità veniva anche una grande responsabilità, diceva il signor Sargent. Non si poteva abusare della fiducia e della bontà di Madre Natura.
Prima della Longevità, la gente moriva per malattie chiamate cancro, infarto e AIDS. E a volte si ammalata di una cosa chiamata invalidità, quando qualcosa non poteva essere riparato. Se qualcuno, per esempio, perdeva una gamba in un incidente o roba del genere, era costretto a passare il resto della sua vita su una sedia a rotelle perché a quell'epoca gli scienziati non erano in grado di fare una gamba nuova. Il Rinnovamento non esisteva e gli esercizi per il cervello non erano ancora stati inventati, e tutti morivano più o meno quando avevano settant'anni, fatta eccezione per qualche fortunato. Ma, alla fine, non è che fosse proprio una fortuna: quelli che vivevano più a lungo erano sempre stanchi e non stavano bene, quindi era un po' come se fossero morti.
Poi i biologi avevano scoperto il Rinnovamento, con cui si potevano ottenere cellule nuove e fresche per rimpiazzare le vecchie o anche guarire tutte le altre. Prima avevano curato il cancro. Poi le malattie cardiache. Ci era voluto un po' più di tempo per l'AIDS, ma alla fine lo avevano debellato, anche se era servito un numero maggiore di cellule.
A quel punto un tale dottor Fern, un biologo, scoprì qualcos'altro. Ossia che il Rinnovamento funzionava anche contro la vecchiaia. Provò alcuni dei farmaci su di sé per vedere cosa succedeva, e smise di invecchiare; così, da un momento all'altro. E, quando lo fece, le Autorità (che un tempo si chiamavano governo) resero illegale l'uso di quei farmaci a meno che non si avesse l'AIDS o il cancro, perché erano preoccupate di cose chiamate pensioni e che le persone diventassero un fardello per lo Stato.
Alla fine il dottor Fern morì perché gli avevano vietato di prendere farmaci, ma qualche anno dopo le Autorità si resero conto che, con la Longevità, le persone non avrebbero più dovuto smettere di lavorare. Se la gente non fosse più invecchiata e non si fosse più ammalata, lo Stato avrebbe risparmiato un mucchio di soldi. All'epoca, in realtà, c'erano persone che prendevano lo stesso i farmaci per la Longevità, solo che lo facevano di nascosto. Moltissime erano le persone convinte che i farmaci per la Longevità dovessero essere legalizzati e così, nel 2030, il Primo Ministro istituì una Commissione. Quando si fu accertato che non c'erano effetti collaterali e che ora le persone potevano vivere per sempre, stabilirono che si trattava di un grande traguardo, e le case farmaceutiche più grandi d'Inghilterra si coalizzarono per produrre i farmaci della Longevità per tutti.
Fu allora che la gente smise di morire, prima in Europa, negli Stati Uniti e in Cina e poi, gradatamente, dappertutto. Alcune nazioni legalizzarono i farmaci in ritardo perché erano troppo costosi, ma poi i terroristi iniziarono ad attaccare l'Inghilterra perché non voleva dappertutto i farmaci a tutto il mondo e, poco tempo dopo, il prezzo dei farmaci si abbassò, rendendoli alla portata di tutti.
"E cosa pensate che accadde, a quel punto? " domandava sempre il signor Sargent, scrutando con gli occhietti piccoli la classe in cerca di qualche degno rappresentante dell'unica grande falla del Programma.
La maggior parte delle volte, era proprio Anna ad alzare la mano.
"C'era troppa gente" diceva in tono serio. "Se nessuno muore e la gente continua ad avere bambini, non resta più posto per nessuno".
"Esatto" annuiva allora il signor Sargent. E poi raccontava loro della Dichiarazione, introdotta nel 2065: le persone potevano avere un solo bambino. Se avessero tentato di averne un altro, il bambino sarebbe stato eliminato.
Ma qualche anno dopo, si resero conto che anche un solo bambini era troppo. E così, nel 2080, la nuova Dichiarazione stabilì che non se ne potevano più avere del tutto, a meno che non si scegliere di Rinunciare. Ogni stato aveva dovuto firmare la Dichiarazione e la Polizia delle Eccedenze - o Catturatori, come cominciarono a chiamarli - ebbe l'incarico di rintracciare e stanare chiunque non la rispettasse.
Rinunciare significava avere il permesso di fare un figlio. 'Un figlio per ogni Rinuncia', o 'Una vita per una vita', com'era scritto nella Dichiarazione. Ma questo significava ammalarsi e poi morire, quindi la Rinuncia non era molto popolare.
Le persone che Rinunciavano venivano guardate con sospetto, spiegò il signor Sargent. Chi mai sarebbe disposto a morire soltanto per avere un bambino, quando non si può nemmeno sapere se il bambino sarà una brava persona? Ovviamente, esistevano individui egoisti e criminali, che non Rinunciavano, avevano figli ugualmente e succhiavano come vampiri le risorse mondiali, rovinando la vita ai Legali... Ma queste cose le sapevano già tutti, vero? Era per quello che esisteva Grange Hall: per dare uno scopo e un'utilità alle Eccedenze generate da quel comportamento criminale; per aiutare gli Eccedenti a comprendere le proprie responsabilità e per addestrarli a fornire un servizio utile ai Legali. Inoltre, agli Eccedenti erano vietati i farmaci per la Longevità. "Perché mai prolungare l'agonia?" disse il signor Sargent.
Fu proprio in quel momento che arrivò Peter. La porta si aprì e la signora Pincent entrò, e Peter dopo di lei. Anna non sapeva ancora che chiamava Peter: quando lo vide per la prima volta attraversare la porta del laboratorio di Natura e Scienza, capì soltanto che quello era l'Eccedente Sospeso. E che, alla fine, non l'avevano portato da qualche altra parte.
Tutti, più o meno di nascosto, lo stavano guardando. Senza farsi accorgere anche Anna lanciò delle occhiate furtive e notò che era alto e dinoccolato; aveva la pelle molto pallida con macchie scure che potevano essere lividi, ma potevano benissimo essere sporcizia. Però erano i suoi occhi a risaltare più di tutto. Erano castani, cosa di per sé non particolarmente interessante, ma erano diversi dagli occhi delle altre Eccedenze. Si spostavano da un punto all'altro della stanza, si fermavano e poi si spostavano di nuovo, come se il nuovo arrivato stesse cercando qualcosa e al tempo stesso raccogliendo informazioni. La signora Pincent non incoraggiava il contatto visivo e, se qualcuno veniva scoperto a fissare qualcosa, spesso si beccava una botta dietro l'orecchio: il che, più o meno, significava che la maggior parte delle Eccedenze passava il proprio tempo con lo sguardo rivolto a terra. Gli occhi del nuovo Eccedente, però, erano apertamente interrogativi e spavaldi, penso Anna tra sé, e ciò poteva portare solo guai.
"Siediti qui" gli ordinò la signora Pincent, indicando un banco vuoto. "Vicino ad Anna".
Anna tentò di guardare dritto davanti a sé mentre lui camminava verso di lei, ma il suo sguardo sembrava calamitato, e quando lo vide avvicinarsi sentì il cuore che le balzava in petto. Lui la stava fissando dritto negli occhi, come se non avesse paura di niente, come se non conoscesse affatto qual era il Suo Posto.
E, non appena la signora Pincent se ne fu andata - dopo aver messo bene in chiaro che nessuno doveva prestare alcuna particolare attenzione al nuovo Eccedente - lui si chinò verso di lei, come se fosse perfettamente normale parlare nel bel mezzo di una lezione.
"Tu sei Anna Covey, vero?" chiese, in tono tanto sommesso che Anna pensò quasi di esserselo immaginato. "Io conosco i tuoi genitori".

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