Il nuovo Eccedente, decise Anna praticamente subito, avrebbe avuto seri problemi a integrarsi e a imparare a Stare al Suo Posto. Se credeva che fosse divertente o brillante raccontare bugie e parlare dei genitori altrui come se non fossero dei criminali egoisti, allora avrebbe scoperto presto che quel genere di cose conduceva alle botte o all'Isolamento.
Dopo gli inopportuni accenni ai suoi genitori, Anna l'aveva ignorato completamente, anche se era comunque rimasta irritata e con un senso di disagio. Ma, ogni volta che lei girava un angolo, eccolo sempre lì, che la fissava con quei suoi occhi pieni di sfida e la faceva sentire goffa, anche se il nuovo arrivato era lui e, se proprio qualcuno doveva sentirsi goffo, quello doveva essere lui.
Così Anna non fu particolarmente felice quando, qualche giorno più tardi, mentre si dirigeva al Bagno Femminile 2, lo trovò ad aspettarla nel corridoio di fronte all'ambulatorio, anch'esso al secondo piano insieme alla maggior parte dei dormitori femminili.
I corridoi di Grange Hall erano molto lunghi, e raggiungevano ogni estremità dell'edificio. C'erano cinque piani compresa la cantina: il piano terra ospitava le stanze di addestramento, la Mensa Centrale e l'ufficio della signora Pincent; al primo piano c'erano i dormitori maschili, con dieci ampie camerate dai dieci ai venti occupanti (si riuscivano a sistemare in una camerata più Medi di quanto non si riuscisse a fare con i Sospesi, soprattutto quelli più giovani) e due bagni; il secondo piano ospitava le femmine in modo molto simile; al terzo c'erano i Piccoli e i Domestici, Legali che si occupavano di qualsiasi lavoro di pulizia e di cucina non svolto dagli Eccedenti e che principalmente si prendevano cura dei Piccoli, anche se 'prendersi cura' non era forse il termine più adatto. Stanze e corridoi avevano lo stesso aspetto: pareti grigio chiaro, pavimenti di cemento di un tono più scuro, luci al neon e piccoli caloriferi. Questi ultimi erano stati installati quando Grange Hall era adibita ad altri scopi, ma ora erano sempre spenti perché gli Eccedenti, come diceva la signora Pincent, non avevano alcun diritto al riscaldamento. I soffitti bassi e le finestre con i tripli vetri, ognuna occultata da una lunga veneziana grigia, tenevano dentro il calore così come tenevano fuori il Mondo Esterno; telecamere di sicurezza sui muri perimetrali passavano al setaccio ogni visitatore e si assicuravano che nessuno potesse lasciare Grange Hall senza essere visto.
Quando Anna si imbattè in Peter, stava andando a rifornire l'armadio delle scorte, uno dei lavori che le competevano come Prefetto, e aveva in mano una lista dettagliata di quanti tubetti di dentifricio e saponi erano stati usati nei mesi passati nel suo dormitorio. Un tubetto o una saponetta di troppo, e tutte sarebbero state costrette a lavorare ore extra per compensare la dilapidazione di risorse essenziali. La camerata di Anna non superava mai la sua quota, però: lei stessa si assicurava che ciò non accadesse.
Guardò Peter, stringendo leggermente gli occhi nell'oltrepassarlo, e fu soltanto quando lui pronunciò il suo nome che si fermò con riluttanza.
"Anna" disse lui a bassa voce. "Anna Covey".
Lei lo guardò con rabbia.
"Eccedenza Anna" lo corresse. "Ti prego di non usare parole del Mondo Esterno qui a Grange Hall, e ti prego anche di non far finta di conoscere i miei genitori, perché, per quanto mi riguarda, io non ho genitori".
Peter la guardò senza capire e questo la fece sentire a disagio, agitata. Non era abituata a essere osservata in quel modo da nessuno.
"Cosa fanno lì dentro?" domandò lui, guardando la porta dell'ambulatorio.
"Visite mediche" rispose bruscamente Anna, "controlli per scoprire ogni eventuale debolezza fisica, e vaccinazioni contro le malattie. E si viene pesati. Gli Eccedenti hanno il dovere di mantenersi sani per non caricare il pianeta con il fardello delle loro malattie".
Peter inarcò le sopracciglia. "Credevo che agli Eccedenti non venisse permesso l'uso di farmaci. Pensavo che volessero lasciarli morire il prima possibile".
Il suo tono di voce era basso e aveva una nota tagliente. Anna si accorse di sentire caldo.
"È ovvio che gli Eccedenti non possono avere farmaci" ribatté, secca. "Le vaccinazioni sono preventive, non curative".
Si scoprì a fissare Peter. Era come se fosse calamitata dagli occhi scuri e inquieti del ragazzo, dalla sua pelle pallida, dal mento sollevato in un'espressione di sfida perenne. Rapidamente, si obbligò a distogliere lo sguardo.
"Essere un'Eccedenza significa dover limitare il proprio impatto sul pianeta" riprese, con un sospiro. "Loro non ci vogliono morti. È solo che non vogliono che diffondiamo malattie in giro, o che siamo troppo deboli per essere Utili".
"E tu sei utile?" le domandò Peter sottovoce.
Anna si accigliò. "Certo. Sto per diventare una Risorsa Utilizzabile. Le Risorse Utilizzabili sono gli Eccedenti più Utili".
Peter annuì in silenzio, lo sguardo basso, poi lo sollevò improvvisamente. "Avete dei computer, qui? O una biblioteca? "
Anna sgranò gli occhi. "Computer?" domandò con cautela. Sapeva cos'erano i computer. La signora Sharpe accendeva il suo due ore al giorno per guardare i programmi televisivi e per leggere le ultime notizie, e anche la signora Pincent aveva un computer, ma Anna non ne aveva mai adoperato davvero uno. E come avrebbe potuto, quando qualsiasi cosa consumasse elettricità non necessaria era bandita da Grange Hall? Non le piaceva affatto che quel nuovo Eccedente ne sapesse più di lei. "Non abbiamo bisogno di computer" rispose, sulla difensiva. "E, in ogni caso, sprecano troppa energia. Questo lo sanno tutti".
"Ma certo, è vero. Che stupido che sono" sospirò Peter. Batteva ritmicamente il piede sul pavimento, e ancora una volta Anna si ritrovò a studiare con lo sguardo quella figura forte e snella. Sembrava così sicuro di sé, così pieno di energia e di curiosità, e questo la innervosiva e la affascinava al tempo stesso. Gli Eccedenti venivano addestrari a essere passivi, obbedienti, e la scintilla negli occhi di Peter era sufficiente a dare ad Anna la sensazione di qualcosa che non avrebbe dovuto guardare, era come essere trascinata in un vortice, ma aveva il sospetto che quella corrente sarebbe stata troppo forte per lei, era cosciente di non saper nuotare.
"Adesso devo andare" si affrettò a concludere. "Devo occuparmi di un rifornimento".
Fece alcuni passi, ma si fermò di nuovo quando udì la voce di Peter.
"E tu... a te piace qui, Anna?" le domandò piano, con aria di sfida.
Anna si voltò e si accigliò. Che razza di domanda era quella? Si morse il labbro e si sorprese ad arrossire quando Peter le sorrise, con un brillio negli occhi che l an fece sentire come se fosse già sul punto di annegare nel vortice.
"Io sono qui" disse con la voce improvvisamente rauca. "E anche tu. Agli Eccedenti non piacciono le cose, Peter, loro le fanno e basta. Cose Utili. E prima lo impari, meglio sarà per tutti noi".
Di scatto, Anna si voltò e si incamminò a passo spedito lungo il corridoio, tentando di togliersi dalla mente quel sorriso e di concentrarsi, invece, su quanti tubetti di dentifricio procurarsi per il mese successivo.
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la Dichiarazione
RomanceInghilterra, 2140. La morte è stata sconfitta. Provate a immaginarlo: la morte non è più inevitabile e tutti bambini sono considerati qualcosa di orribile, innaturale. Provate a immaginarlo: esistono medicine che fermano l'invecchiamento e nel mon...