5. La gloria e la vittoria

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"Il ragazzo è un casinista, Nullo. Ci creerà ancora problemi" brontolò l'Ambrogio, scrutando il Berto seduto oltre la fessura della porta.

"Oppure è eccezionalmente sfigato" commentò il Capitano Cuorsepolcro.

"Il risultato non cambia. Lo stai proteggendo troppo."

Il Capitano fece per rispondere, ma si trattenne.

"Hai ragione, Ambrogio. Hai ragione" sospirò il Cuorsepolcro, "ma per la prima volta, mi sembra di non sapere cosa fare, di uno come lui. Di uno come me".

"Chi se non tu, potrebbe sapere cosa fare?" chiese l'Ambrogio, evidentemente sorpreso dall'inattesa arrendevolezza del suo amico.

"Ha qualcosa che ne io, o il Davide, il vecchio Minimo o il Sergio abbiamo mai avuto. Ma non so cosa. Appena credo di averlo capito, appena tento di spiegarlo, mi sfugge."

L'espressione dell'Ambrogio si fece meditabonda.

"Pensi abbia a che fare con il suo incontro con la Regina della Soglia?" chiese.

"Malaspina di Boscocattivo. Sì. E dalla premura con cui Gad voleva il ragazzo alla sua corte, credo sia stato più di un semplice incontro" rispose il Cuorsepolcro, accennando un mezzo sorriso.

"Una brutta coppia, in mezzo alla quale non metterei mai il dito!"

"E se lo dici tu, mio caro Ambrogio, deve sicuramente essere così!" sghignazzò il Cuorsepolcro.

L'acqua nel canale scivolava lenta, riflettendo le prime luci di cui si macchiava il cielo. La Marina aveva riportato il Berto e il Cosimo, rei di furto, al monastero, richiedendo l'immediata presenza dei loro superiori. Il furto di barche era un reato molto grave, per la Serenissima. Avevano avuto un bel daffare a promettere alla pattuglia che avrebbero punito i due in maniera esemplare, risparmiandogli così il servizio forzato sulle galere della Armada Grossa.

"Rubare una barca. Non benedetta, per di più!" urlava la Superiora fumava letteralmente dalle orecchie.

"Hanno rischiato grosso. Non solo in termini legislativi. Le sento, queste placide acque. Non ti sono amiche. Ti tollerano" disse l'Ambrogio.

"Credo che la sua lavata di capo della Superiora lei sarà più che sufficiente!" sghignazzò il Capitano.

"Ah! Non pensare di sottrarti ai tuoi doveri!" lo riprese l'amico.

"Scherzavo, scherzavo" rise il Coursepolcro, lasciandosi inondare dal sole che colava nella calle.

Sembrava che quel sole riempisse il vuoto lasciato dall'ennesima notte insonne, gonfiandogli il petto sotto la sontuosa camicia bianca. La schiena si raddrizzava, le penne sul cappello presero a brillare di colori accesi.

"Sì, sì, una bella lezione è quello che ci vuole. Ma ho un dubbio" ammise il Capitano.

"Cosa che in qualche maniera ti onora, amico mio, ma sai che per un Capitano il dubbio è cattiva moneta" rispose l'Alfiere Ambrogio.

Il Capitano gli sorrise.

"Con te, mi permetto di rischiare un cambio sfavorevole."

"Di che dubbio si tratta?" chiese l'Alfiere, trattenendosi dal sorridere al complimento del vecchio compagno.

"Il Cosimo, il suo compare, non ce la racconta giusta. Non ho mai visto il Bertoldi così silenzioso, sbiancato. Non era il freddo della laguna, quello che lo paralizzava."

"L'ho notato che non si è nascosto dietro il suo solito fare belligerante, questa volta" ammise l'Ambrogio.

"Già, già" confermò il Capitano.

Guerra d'essereWhere stories live. Discover now