"Era questa la paura di cui parlava il Capitano nella foresta, prima che arrivassimo alla Gioiosa Guardia?"
"Per me, faceva più paura lui che il resto!"
"Voglio tornare a casa!"
"Di che vi lamentate, mezzeseghe? Che vi aspettavate di trovare qua?"
Le reclute litigavano animatamente con i veterani e i caporali, ancora scosse dall'orribile scontro cui erano state impotenti spettatrici. I bollori si fecero più rumorosi quando gli argani ripescarono le reti che avevano lanciato durante lo scontro. Le reti erano di corda e filo spinato. Urla strazianti invasero l'aria non appena vennero levate dall'acqua. La maggior parte erano vuote, ma in due si dimenavano furiosamente due creature di un altro mondo. Poco a poco, il gocciolare dell'acqua sul ponte si tinse di rosso per le ferite le creature che si stavano causando agitandosi. Grasse risate si levarono dai galeotti mentre le pungolavano crudelmente con spade e gaffe, finché il Sior Nochier non si fece spazio e silenzio.
"Capisci quello che dico?" chiese inginocchiandosi a fianco della creatura, parlando una lingua che gli altri non capivano.
Se quella stesse piangendo non lo si sarebbe potuto dire. Troppo inumani i suoi tratti, troppa acqua sugli occhi lucidi.
"Quello che dite non ha senso" sputò la creatura, "non potrei capirlo neppure lo volessi."
"Con chi è in combutta la tua Regina? Ceto non è solita fare piani e progetti. Il mare non ha progetti. Ha solo un grande stomaco da riempire. Quindi, parla. Che significa?" insistette il Sior Nochier, ignorandolo.
"I piani sono cose che fa l'Uomo" continuò quella, fra un singhiozzo e un lamento, la voce soffocata.
"Questo è un ottimo momento per fare uno sforzo. Perchè alcuni di questi piani, ti assicuro, non ti piaceranno neanche un po'."
Il nochier si spostò dall'altra creatura.
"Vi prego" supplicò il nochier, con uno sguardo che voleva ingannare i suoi stessi uomini.
"Vi prego" sussurrò ancora.
Ma le creature si limitarono ad ansimare.
"Niente. Essia. Voaltri" disse ai galeotti, "fatene quello che volete. Tranne, tranne, ammazzarle".
Con sorrisi come coltelli, quelli afferrarono le reti e le trascinarono sottocoperta. Grida atroci e risate sguaiate avrebbero accompagnato il resto del viaggio.
Il Berto, dal canto suo, stava rannicchiato da solo in un angolo, lo sguardo triste insensibile al frullar d'ali dell'Ercole che gli si posò sulla testa.
"Non è andata bene, mi pare" commentò il suo pennuto amico, d'animale intuito.
Il Berto non gli rispose.
"Non dovresti bastonarti troppo. Capita a tutti di essere spaventati e ai guerrieri più di tutti."
Il silenzio del giovane soldato orco era un pozzo fondo nel concitato chiacchiericcio che zampettava sul ponte. L'ironia dei fanti da mar, lo scherno dei galeotti, i litigi dei soldati di ventura, le urla dei mostri.
"Anche io ho fallito. Ho volato a lungo per trovare aiuto, su queste acque turbolente. Ma le dita della Regina degli Abissi sono lunghe. Nessuno, dove giunge la spuma, è disposto a fornircene."
Il Berto si limitò a grugnire, come se la stesse voce del suo amico lo sfiancasse.
"Ma alla fine, quando le ali erano stanche e la speranza uno spettro, ho trovato qualcuno. O meglio, qualcuno ha trovato me. Volava talmente in alto che non sarei neppure riuscito a vederlo. E proprio perché sa volare così in alto e a lungo non teme la regina degli abissi. Posso presentarti un grande amico?"
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Guerra d'essere
Fantasy'Sa ghèto da far, bel fiol dela nona? Te pensi al Sior, al laoro, a 'na dona? Nona, g'ho 'l cor en tortòr, la guida mia bona, so mia 'sa far, ma sè che de guera l'è l'ora. Cosa devi fare, bel bimbo di nonna? Pensi al Signore, al lavoro, a una don...