8. Il mostro

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Le urla si mescolavano al pietoso cigolio dello scafo, mentre la Santa Zacaria ripiombava con forza fra i flutti, con le vele senza presa, svenute contro il maestrale.

"Un'altra nave si sarebbe già spezzata in due" commentò il Sior Nochier, "nostromo, ai posti da combattimento".

"Spezzare quel gigante di nave? E cosa possiamo mai fare noi su questa caracciola?"

"Ora ve lo mostro. L'importante è che stiate in silenzio, e soprattutto che me stasì fora dai cojoni."

L'equipaggio prese a brulicare in lungo e in largo per la nave, col Berto e i suoi poveri compagni che alzavano lo sguardo verso il loro Capitano sul cassero ancora col bicchiere in mano, cuccioli spaesati in attesa di un comando.

"Ambrogio, siate pronti anche voi. Saverio, vai a prendere il mio braccio e dì al Mateo che tenga i butei fuori dai piedi. Ma pronti."

Ad un cenno, anche i Maledetti sciamarono per recuperare il loro armamentario, per disporsi quindi sul ponte in attesa, attenti a non impicciare le manovre dei fanti da mar. Improvvisamente, dovettero tutti spostare un piede indietro mentre la Santa Marta prendeva velocità e le nuove vele mostravano la guancia al vento.

Ben dodici fanti da mar iniziarono a spingere le leve di un grosso tamburo situato sopra la prora, da cui si alzavano i secchi schiocchi metallici di un paranco e un pesante pistone di ferro.

"Sior Nochier! La Santa Zacaria!"

Davanti ai loro occhi, qualsiasi cosa avesse tentato di speronare l'Ammiraglia si intravedeva ora emergere fra le onde. Una lucida corazza cheratinosa rifletteva alla luce del sole al fianco della grande ammiraglia, che veniva lentamente avvolta da immani tentacoli, fra il panico e la disperazione dell'equipaggio. Ciononostante, i suoi sbandieratori segnalavano alla flotta di disperdersi.

"Non manca certo di coraggio, il principino" sogghignò il Sior Nochier, guardando a sua volta in un meraviglioso cannocchiale.

La Santa Marta stava accorciando rapidamente la distanza che la separava dall'ammiraglia.

"Pronti coi remi!"

"Sergente Mateo, signore. Avete mai visto una bestia così gigante?" chiese serio il Paneto.

"Mai. Ma sono sicuro che neanche una bestia del genere abbia mai visto noi. State pronti".

Dai fianchi della nave spuntarono decine e decine di remi, che vennero calati in acqua e la Santa Marta prese ancora velocità.

"Oh, si è accorto di noi. Pronti a manovrare appena sul fianco!"

Come le due navi si affiancarono, il pistone sul tamburo di prua cadde e con un boato che cavò l'aria dai polmoni il pesante rostro di bronzo alla base dello scafo si schiantò con forza immane contro il carapace della creatura. Il rumore di ossa rotte e uno strillo sofferente riempì la spuma.

"Liberiamo la Santa Zacaria! Ponente a scafo, levante in secca""

"Santa Marta! Santa Marta!" invocò l'equipaggio.

I remi di sinistra spinsero contro lo scafo dell'ammiraglia, facendo ruotare la galeazza sul rostro, che si rigirava nel corpo della creatura con rumori atroci. Il mare si tinse di sangue, che il Maestrale gonfiava in una spuma nervosa. Fra vele e remi, la Santa Marta si rigirò contro la creatura per riprendere il vento, ma non prima di aver conficcato nella ferita aperta del mostro numerosi arpioni legati a reti piene di barili vuoti.

"Campana in acqua, nostromo, assieme a tutto levante e ponente. Non dovrebbe servire, dopo questa puntura, ma tiriamocelo dietro" disse il Sior Nochier, mentre la nave prendeva velocità, allontanandosi dall'ammiraglia.

Guerra d'essereWhere stories live. Discover now