"Alfiere, dove ci state portando?"
"Che ansia, butei. Lo saprete quando saremo arrivati."
La barcaccia scivolava elegantemente nel labirintico traffico della laguna. Questo barcaro era giovane, ed era evidentemente troppo impegnato a pensare gli improperi giusti per gli altri natanti per poter lanciar loro le solite occhiatacce da barcaro.
"Berto, dove stiamo andando?" chiese l'Ercole, inebriato dalla brezza della laguna.
"Parli se come qualche volta lo avessi mai saputo, dove stiamo andando" rispose quello, con fare decisamente ostile.
"Beh, ragazzo mio, mi pare il caso che ti dia una svegliata. Sono partito dalla Torre della Ragione con quello che stava diventando un uomo. Sono partito per la vittoria e la gloria. Non ho intenzione di attraversare il mare per badare ad un ragazzetto incapace di incrociare la spada con il proprio cuore."
Lapidario, senza aggiungere altro, l'Ercole spiccò il volo e si perse nell'azzurro.
"Non l'ho mai sentito cinguettare con tanta aggressività, Berto" disse il Cosimo, andandogli incontro sul ponte della barca.
"Già, hai ragione" ammise il Berto.
"Cosa gli hai detto?"
Il Berto non rispose, facendo scivolare distrattamente fra le dita la Spuma del Mare.
"Berto, sono preoccupato. Da quando stringi quella cosa fra le dita, sento come se il tuo cuore fosse intrappolato in una rete. Cosa succede? Stiamo per partire per la guerra. Devo sapere cosa c'è che non va, lo capisci? Come hai avuto questo oggetto, questo prodigio?"
Il Berto sospirò. Sapeva che il suo amico aveva ragione. La stese fra le dita contro il pelo dell'acqua, intravedendo forse fra la spuma gli occhi di lei, che quella Spuma gli aveva donato.
E un moto di rabbia lo colse, facendogli piegare i lati della bocca. Era stufo di essere un burattino, usato e gettato da ogni donna o quasi donna che si trovasse davanti. Ardeva di ribellione. Ardeva, del rabbioso desiderio di essere lui, ad agire. Ma prima che potesse tentare di dar voce al proprio magmatico turbamento, sentì l'Alfiere Ambrogio urlare:
"Avanti butei, siamo arrivati!"
Approdarono su una penisola fitta di casette e giardinetti, tutto e tutti abbarbicati le une sugli altri. Alle finestre stavano molte donne sorridenti.
"Dove siamo finiti?" si chiese il Cosimo, mentre il Berto fumava ancora per la rabbia.
I loro compagni più anziani si riversarono a terra con dei gran sorrisi stampati in faccia. Come l'Alfiere Ambrogio mise piede sul pontile, venne accolto da una donna vestita sfarzosamente, che lo tempestò di baci e abbracci.
"Ambrogio, Ambrogio! Mio caro, che meraviglia rivederti. Tutto intero, per di più!"
"Quasi intero, donna Agata. Sono tornato proprio per recuperare il pezzo di cuore che ho lasciato qua" rispose lui civettuolo.
L'Alfiere Ambrogio e donna Agata risero di gusto e confabularono animati come vecchi compagni di malefatte. L'Alfiere indicò lei il Berto e il Cosimo. Donna Agata annuì in tutta risposta.
"Oh, ho capito dove siamo" ragionò il Cosimo con sua stessa sorpresa.
"Oh" rispose il Berto intontito dai propri fumi e dai femminili profumi.
Le onde sciabordavano vivaci contro moli e muri, in uno splendido pomeriggio di fine estate.
"Ma io non ci voglio venire, in un bordello. Come faccio poi a guardare in faccia la Beatrice, se lo viene a sapere?" protestò il Cosimo.
![](https://img.wattpad.com/cover/368097124-288-k477320.jpg)
YOU ARE READING
Guerra d'essere
Fantasy'Sa ghèto da far, bel fiol dela nona? Te pensi al Sior, al laoro, a 'na dona? Nona, g'ho 'l cor en tortòr, la guida mia bona, so mia 'sa far, ma sè che de guera l'è l'ora. Cosa devi fare, bel bimbo di nonna? Pensi al Signore, al lavoro, a una don...