6. Ci sono cose peggiori

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«Lo vuoi dire tu o devo dirlo io?»

Ivanka è allungata sul letto, i piedi penzoloni fuori dal materasso perché ha già infilato i tacchi a stiletto.

Allineo gli anelli lungo le dita, il profumo che mi sono appena spruzzato addosso mi riempie i polmoni insieme all’ammorbidente delle lenzuola su cui ero steso sino a un attimo fa.

«Che cosa?»

«Ti stai affezionando al ragazzo.»

Non l’ha detto in tono di accusa, è una semplice constatazione. Dopo che facciamo sesso è sempre più ben disposta nei miei confronti rispetto al solito.

Per un attimo penso di negare, ma non avrebbe senso. «Tranquilla. Questo non mi fermerà dal fare ciò che va fatto.»

«Sono preoccupata per te.»

«Risparmia le lacrime. Se proprio vuoi versarle, conservale per chi ne ha davvero bisogno.»

La persona che ucciderò, per esempio. La persona che si fida di me. La persona che ho baciato perché lo volevo.

Lo voglio ancora. Continuo a pensarci. Avevo il dubbio che fosse solo voglia di sfogarmi, ma stare con Ivanka non ha cambiato niente.

Sbatto le palpebre e vedo il suo volto a un soffio dal mio come se stesse accadendo in questo momento.

«Non dirò nulla, tranquillo» sospira, e si alza in piedi.

Anche io sono pronto.

La cabina del capo è a pochi passi dalla nostra, sarà un viaggio breve. Lui non esce mai, resta sempre rintanato là dentro. Per tutti i passeggeri è in viaggio con sua moglie, in realtà una moglie non credo l’abbia mai avuta e di sicuro non è qui con noi adesso.

È in compagnia di un droide che tiene i piani, restano sempre insieme e non escono mai.

Quando ha informato che, invece che trasmettere i file rischiando un hacking, li avrebbe consegnati in copia unica di persona, io ero scettico e Ivanka gli ha dato – alle spalle – del paranoico bastardo. Poi è saltato fuori che avevano infiltrato un passeggero per soffiarglieli da sotto il naso e ci siamo ricreduti, tutti e due.

Il pannello che blocca l’ingresso alla cabina 156 scorre dentro al muro liberando il passaggio. L’aria è densa di fumo lattiginoso, il sistema di ricircolo non è sufficiente a dissipare il frutto di una dipendenza durata troppo a lungo.

L’odore pungente di zucchero mentolato mi gratta i polmoni dall’interno.

«Vanja, tesoro» sussurra una voce dal buio. Una lucina da lettura balugina attraverso la coltre di fumo, le luci sul soffitto sono spente. Non so perché Cillian ami infrattarsi nell’oscurità, la cabina è privata e non ha alcun bisogno di farlo, ma era così anche nella sua base su Titano.

«Cillian.»

«Mads, ci sei anche tu?»

Tengo un tono basso e calmo. «Sempre in servizio.»

«Perché non aggiornate il vostro povero vecchio?»

Il “nostro povero vecchio” non ha neanche sessant’anni, e considerando le sue condizioni di salute davanti ne ha almeno altrettanti. Ha sterminato la famiglia di Ivanka e ha risparmiato lei solo per ragioni di tipo estetico, poi ha ridotto me sul lastrico per inserirsi sulla Terra e mi ha costretto a seguirlo nell’inseguire la speranza che mi piazzasse di nuovo lì una volta finito tutto.

Il droide che non lascia mai la sua ombra ha un aspetto androgino. I capelli verdi sono molto corti, ha un seno appena accennato e il volto pulito. Come sempre, è steso nudo sul letto ed è in pausa, sembra stia dormendo.

TITANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora