Capitolo 11

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Anastasia's pove

Sospirai e mi massaggiai le tempie. Guardai Offenderman che aveva il suo solito sorriso da maniaco, no non mi dava fastidio. La rabbia mi ribolleva nelle vene provocandomi stimoli omicidi verso quell'uomo che aveva ucciso mia madre, o forse aveva ordinato di farlo.
Mi diressi verso Slender che era immobile a guardarmi, Jane aveva sostenuto che Slender fosse mio padre, era davvero così?
Lo guardai a mia volta, aveva capito a cosa stavo pensando. Quella scoperta, se era vera, mi avrebbe davvero fatto male, certo sarei stata felice di ritrovare mio padre però... Non lo avrei mai perdonato per averci abbandonati: me, mio fratello e soprattutto mia mamma.
Io:- Offenderman, mi dovrai spiegare anche come hai fatto a riportare in vita mio fratello... Lui era morto in un incidente... Ne ero sicura-. Dissi le ultime parole in un sussurro. Forse avevo pensato che Jason fosse morto... Ma no, mi sbagliavo. Gli occhi vitrei che mi guardavano sotto le macerie della macchina erano veri. Erano stati veri.
Slender prese Offenderman per un polso con un tentacolo e dopo poco svanirono lasciandoci soli nella casa in cui stavo per essere violentata.
Mi incamminai verso i ragazzi mentre il clown si nascondeva dietro Ben sussurandogli cose del tipo '' ricordiamoci di non farla arrabbiare ''.
Ecco... Mi sentii avvolgere il collo dal braccio di Jeff che era diventato ancora più pallido, e certo lui non era di carnagione scura di suo.
Jeff:- sei stata brav... -. Non fece in tempo che svenne cadendo pesantemente a terra. La ferita si era riaperta facendo fuoriuscire del sangue che ormai non mi impressionava più di tanto.
Non lo volevo vedere ridotto così  ... Era troppo da sopportare per me. Mi avvicinai a lui accarezzandogli la guancia con il pollice. Lo presi in groppa e con i ragazzi ci dirigemmo verso la creepyhouse. Ringraziai tutti di essere venuti a salvarmi, erano davvero delle belle persone anche se erano killer spietati.
Aprimmo la porta di casa dove Sally ci stava aspettando mangiandosi le pellicine intorno alle dita, appena ci vide ci venne in contro sbraitando di non farla preoccupare più così tanto.
Portai Jeff in camera e mi feci portare da Eyeless Jack filo, delle garze e antidolorifici.
Tolsi la canottiera a Jeff, ma sta volta, vedendo il suo petto mi venne da arrossire. Scrollai la testa e incominciai a disinfettare la ferita che si stava infettando.
Jeff emetteva piccoli gemiti di dolore e li capii che si era svegliato.
Io:- Jeff ti sei svegliato? -.
Jeff:- s... Si-.  Ecco, proprio quello che non volevo.
Io:- Jeff ora dovrai stringere qualcosa perché sto per ricucirti la ferita... Vedrai che andrà tutto bene-. Gli porsi un asciugamano e lo guardai un ultima volta nei suoi bellissimi occhi color ghiaccio. Gli sorrisi e lui fece lo stesso, questo tranquillizzò sia me e soprattutto lui.
Presi il filo e dopo un bel respiro incominciai a ricucire quel taglio.
Dopo un'ora ebbi finito di ricucire la ferita e nel mentre Jeff era svenuto stringendo ancora tra i denti l' asciugamano.
Lo coprii con il lenzuolo candido che si muoveva regolarmente sotto il suo respiro.
Gli tolsi l'asciugamano dalla bocca e sulla fronte gli misi una pezza fresca sulla fronte.
Ero davvero preoccupata per lui, insomma, non lo volevo vedere così... Però mi tranquillizzai sapendo che la cosa si poteva risolvere.
Gli accarezzai il viso guardando il suo profilo, le labbra, il naso sfregiato dalle ustioni subite da ragazzo e la fronte... Davvero, stavo incominciando ad ammettere che Jeff mi piaceva.
Però la paura di innamorarmi era davvero tanta, se avesse provato qualcosa per me Jeff, mi avrebbe fatto soffrire? Non volevo più piangere, non per amore anche se sapevo che ormai mi ero troppo affezionata al killer che avevo soccorso. Al killer che aveva decimato più di metà città in un mese. Il killer che mi aveva fatto arrabbiare... Il killer che anche se era ferito era venuto a salvarmi. Lui era... Era il mio dolce killer.
I miei pensieri vennero interrotti da una mano che si poggiò sulla mia spalla. Era Slender.
Lo guardai in volto per poi abbassare lo sguardo verso Jeff.
Mi alzai e ci dirigemmo fuori dalla stanza, attraversammo il corridoio che portava all'ufficio di Slender.
Mi sedetti sulla poltroncina girevole e guardai fisso in volto Slender che anche lui si era seduto.
Io:- mi hanno detto, che tu saresti mio padre è così? -.
Slender:- si-. Sospirai pesantemente alla sua risposta. Lacrime di felicità miste a delusione bussarono prepotenti ai miei occhi, però non volevo piangere.
Io:- come hai conosciuto mia madre?-.
Slender:- Ana, lo sai no che io sono un assassino... Beh, nella lista di persone da uccidere c'era il nome Katty Riven. La sera prestabilita mi avviai verso casa sua e la vidi per la prima volta, era davvero bella: capelli color cenere e carnagione abbronzata. Ne rimasi incantato. Però sapevo che la dovevo uccidere. Mi sistemai sotto un albero che era vicino ad una finestra. Poco dopo lei si affacciò e mi guardò senza paura. Feci spuntare fuori i tentacoli ma lei non aveva paura anzi mi guardava emozionata. Non aveva senso uccidere una persona che non aveva paura, così scappai nella foresta e tornai i giorni seguenti per vedere se aveva paura o no. Non riuscivo a spaventarla ed ogni volta che la vedevo mi piaceva sempre di più. In fine presi il coraggio di parlarle e lei ne fu davvero felice e dopo si insomma hai capito... Ci innamorammo e lei mi disse che aspettava un bambino. Ed eri tu Anastasia-. 

io:- e... e allora p...perché te ne sei andato?-. La mia voce uscì in un sussurro. Non ci capivo più niente di quello che stava succedendo, insomma avevo appena scoperto che mio padre era un uomo alto senza faccia ed era un assassino, ma a parte quei dettagli gli volevo comunque bene. Ero felice. Slender:- perché io e i miei fratelli, ovvero Splendorman, Trendorman e Offenderman, avevamo stretto un patto: non ci potevamo innamorare di donne umane. ed io avevo infranto la promessa e se l'avrebbero scoperto non vi avrebbero lasciate vive e neanche tuo fratello non sarebbe stato risparmiato. Per questo me ne ero andato, per proteggervi-. A quelle parole le lacrime scesero lungo mi scesero copiose lungo le guance, mi alzai di scatto e andai ad abbracciare Slender, o meglio papà. Mi sentivo protetta tra le sue braccia. Mi sentivo bene. 

my sweet killerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora