Capitolo 14

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Irlaviani, tenente di vascello Navio Bianchieri
Luna Idraxe II di Pritio Bis, spazioporto
107M42

Doveva ringraziare il lord capitano per quella bella situazione. Il lord capitano Corvo, la lady Inquisitrice il cui nome non riusciva proprio a pronunciare, e pure quella commodora dalla manata facile.

Navio odiava solo una cosa della vita di marina: i mezzi da sbarco intratmosferici. Entrare e uscire dalla gravità di un pianeta, o di un'astronave, era come ricevere una cannonata in pieno petto, mentre le sue budella ballavano libere e tutte le ossa sembravano sul punto di spezzarsi.

In realtà, tutte quelle sensazioni si manifestavano nello stesso istante, e duravano appena un battito di cuore. Nonostante quello, Navio non si era mai abituato.

Quando il mezzo da sbarco finalmente passò la sottile linea tra spazio aperto e atmosfera della luna, Navio fu grato che solo due incursori lo vedesse in quelle condizioni. In particolare, era felice che la Commodora Haurvatat non fosse lì con loro.

Nessuno dei tizi mascherati si era preoccupato di spiegare loro l'operazione nel dettaglio, e in effetti Navio sapeva solo di dover scendere a terra ed ingaggiare i difensori dello spazioporto.

La cosa che meno capiva, in realtà, era perché potessero scendere solo lui e due dei suoi. Ma l'Eremita che gli aveva consegnato l'ordine era rimasto vago, salvo iniziare a ripetere, quando Navio aveva iniziato a perdere la pazienza, che era una richiesta dell'Inquisitrice.

La guerra a terra non era proprio qualcosa di appropriato per dei fanti di marina, tanto più che li avevano armati alla meno peggio con fucili laser. In virtù del suo rango, un Eremita aveva offerto a Navio una sciabola potenziata.

Pur con la maschera, il tenente aveva compreso tutta la sorpresa quando gli aveva fatto capire che non sapeva usarla.

E c'era voluto moltissimo, per far comprendere a quei soldati che avrebbe preferito una pistola.

«Ma poi l'hai capito che hai fatto?» gli domandò Bianchelli, tanto per distrarlo.

Navio si assicurò che i denti smettessero di battere, prima di rispondere.

«No... forse è di quelle che non approvano il gioco d'azzardo»

«Se ho capito bene, sei fortunato a essertela cavata con una sberla»

«Ah sì?» Navio si stiracchiò, mentre le giunture scricchiolavano e scrocchiavano. Quell'ufficiale non pareva così cattiva, il genere di cuore di ghiaccio capace di far fustigare un subordinato sul ponte.

Non si poteva esserne sicuri, senza conoscerla a fondo, ma per quanto si sforzasse Navio non ce la vedeva a dare un ordine del genere. Non sapeva nemmeno se la marina degli eremiti, o quella inquisitoria, prevedesse simili pene.

«Dicono possa strapparti l'anima con uno sguardo» fece Bianchelli, abbassando la voce per darsi un tono cupo «dicono che possa scuoiare un uomo solo fissandolo, cavargli il cuore dal petto schioccando le dita, e che possa evocare il gelo siderale nelle sue vittime con una parola...»

«La mia ex moglie, insomma» fece Neretti, quando il lugubre suono di quelle parole si iniziò ad affievolire.

Gli incursori risero.

Il mezzo da sbarco finalmente toccò terra, e la voce del pilota cantilenò qualcosa. Pur senza capire, Navio fece cenno ai suoi uomini di scendere.

Nessuno di loro era stato addestrato per quel genere di cose, nello specifico. Ma avevano tutti un'infarinatura di base di come muoversi in battaglia, anche se il tenente avrebbe preferito il chiuso corridoio di una nave.

Le Guerre di Pritio - Il Dovere di un SoldatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora