-CAPITOLO 11-

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Vorrei veramente dire che dopo lo scambio di messaggi tra me e Noah io sia riuscita ad addormentarmi, ma sarebbe una bugia.
Sono iniziate ad arrivare le domande

come ha fatto ad avere il mio numero?
come pensa che dei semplici ringraziamenti e un "scusa" possano farmi ricredere?
pensa sul serio quello che dice?

Sono arrivata alla conclusione che lui sfrutta la mia maestria, il mio intelletto, la mia logica;
suppone che così facendo io possa aiutarlo tutte le volte in cui si trova in difficoltà, ma si sbaglia di grosso.
Ho altro su cui concentrarmi, non sul suo umore oscillante.
Lui non è una mia proprietà e non lo sarà mai.

Durante questi anni sono sempre stata sola e non ho mai fatto affidamento su qualcuno, questo non sarà il giorno in cui rovinerò tutto; ho faticato tanto per arrivare dove sono ora e non rischio di perdere tutto per un coglione qualunque.

Ho il costante bisogno di ricordare a me stessa perché sono qui e perché continuo imperterrita nella mia scalata.

Ricordo con un sorriso malinconico la quantità di persone che mi sono venute a chiedere come mai io facessi parte di una mafia, e il motivo per il quale avessi distrutto la mia vita in questo modo, ma la risposta è facile: come si fa a non parteciparvi quando ci sei nata all'interno?
Quando il capo di questa mafia è proprio tuo padre.
Quando sai quanto vale per tuo padre la mafia e non vorresti togliergli un'altra cosa che lui ama.

Questa società va avanti da generazioni.
Il primo fondatore è stato il mio bisnonno Jacob che l'ha lasciata a mio nonno Jeremy che poi, anni dopo, ha ereditato Joseph, mio padre.
Sono riuscita a conoscere mio nonno, ma è sempre stata una persona fredda e distaccata, ma soprattutto avida; voleva a tutti costi essere il migliore ed essere la persona che ha potere su tutto e tutti.

Mia madre invece si era trasferita a New York per studiare legge alla Columbia University;
la cosa fa molto ridere, lei che si impegna per far rispettare la legge e mio padre il peggior criminale che fa di tutto tranne che rispettarla.
Sarebbero dovute essere le ultime persone al mondo a legarsi, ma la vita è imprevedibile.

Si sono conosciuti a New York, una volta innamorati e poi sposati si sono trasferiti in Germania per avvicinarsi alla famiglia di mia madre e per godersi la vita lontano da New York, dove mio padre esercitava il suo potere; ovviamente lui controllava tutto da lontano.

Quando però, a pochi mesi dal parto di mia madre, arriva a New York una nuova mafia, quella di Scar, che mette a rischio tutto il lavoro fatto da mio padre e quindi decide di tornare per vedere se è tutto sotto controllo.
Dopo essersi accertato che la mafia continuava a crescere e portare profitti, e che la mafia rivale non avrebbe creato problemi, mio padre corre nuovamente in Germania perché mia madre avrebbe partorito da lì a poco.

Quando mia madre non sopravvive al parto, lui decide definitivamente di tornare ad abitare a New York e ad esercitare il suo potere.
Durante il suo dominio io cresco tra le mura di questa mafia e mi insegna tutto quello che sa, fino a farmi diventare parte integrante di essa e anche la migliore tra tutti.

Dopo aver ripercorso mentalmente la vita della mia famiglia, decido di alzarmi per andarmi a preparare, ma quando passo davanti allo specchio il mio sguardo si ferma sul mio corpo.
Guardo il mio riflesso e non vedo nient'altro che una ragazza di diciotto anni con il vuoto negli occhi e con il corpo pieno solo di tatuaggi.

Con un dito percorro tutti i miei piccoli tatuaggi che decorano il mio esile corpo.
Li sfioro delicatamente come se potessi cancellarli solo passandoci il dito sopra.

Non mi guardo spesso allo specchio, lo uso solo per darmi una veloce sistemata, non ho mai avuto la necessità di soffermarmi a guardarmi.
Ho sempre pensato al lavoro e mai a curare il mio aspetto fisico, non mi è mai importato.

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