"presentazione"

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Nei giorni successivi, iniziai ad ambientarmi nella nuova casa. Ogni mattina mi svegliavo con la luce del sole che filtrava dalle grandi finestre, e mi sentivo più leggera. Mio padre era sempre impegnato con il suo lavoro di allenatore, ma faceva del suo meglio per trascorrere del tempo con me ogni sera, raccontandomi dei suoi progetti e delle sue idee per la squadra.
Un pomeriggio, decisi di andare al campo di calcio dove mio padre allenava il Barcellona. Volevo vedere da vicino il suo lavoro e capire meglio quella parte della sua vita. Quando arrivai al campo, fui accolta dall'energia vibrante e dall'entusiasmo dei giocatori che si allenavano con impegno.
Mio padre, vedendomi arrivare, mi salutò con un grande sorriso. "Gaia, che sorpresa! Sono contento che tu sia venuta.Vieni, ti presento alla squadra," disse mio padre, guidandomi attraverso il campo verso i giocatori che stavano prendendo una pausa.
I giocatori si riunirono attorno a noi, e mio padre iniziò le presentazioni. "Ragazzi, questa è mia figlia Gaia. È venuta a vedere un po' come lavoriamo qui."
Un coro di saluti calorosi mi accolse, e ogni giocatore si presentò uno ad uno. "Piacere di conoscerti, Gaia," disse Marc-André, il portiere, con un sorriso.
"Sono Sergi," disse un altro giocatore, stringendomi la mano.
Mentre continuavano le presentazioni, notai un giovane giocatore che si distingueva per la sua presenza tranquilla ma carismatica. Quando fu il suo turno di presentarsi, i suoi occhi incrociarono i miei e sentii un leggero fremito.
"sono Hector Ford," disse, con la poca voglia e menefreghista.
Dopo le presentazioni, mio padre mi invitò a restare e osservare l'allenamento. Mentre i giocatori tornavano al lavoro, trovai un posto sugli spalti e mi sedetti, osservando attentamente ogni movimento. I miei occhi si trovavano spesso a seguire Hector. La sua abilità con la palla e la sua dedizione erano evidenti, ma c'era qualcosa di più che mi attirava verso di lui. Ogni tanto, notavo che anche lui mi lanciava un'occhiata, ma il suo sguardo era sempre distante, quasi inespressivo.
Mentre l'allenamento continuava, un altro giovane giocatore si avvicinò agli spalti e si sedette accanto a me. "Ciao, sono Yamal," disse con un sorriso amichevole. "Ti stai godendo lo spettacolo?"
"Sì, è davvero interessante vedere quanto lavoro ci sia dietro ogni partita," risposi, grata per la compagnia.
Iniziammo a chiacchierare, scoprendo di avere molte cose in comune. Yamal mi raccontò della sua passione per il calcio, delle sue speranze e dei suoi sogni. A mia volta, gli raccontai del nostro recente trasloco e di come stavo cercando di adattarmi alla nuova vita. La conversazione fluì facilmente, e presto sentii che avevo trovato un nuovo amico.
Quando l'allenamento terminò, salutai Yamal e mi diressi verso casa. Mio padre mentre preparava la cena. "Allora, come è andata oggi?" chiese.
"È stato bello, papà. Ho incontrato alcuni dei tuoi giocatori e ho fatto amicizia con Yamal. Mi ha fatto sentire davvero benvenuta," risposi, sentendomi grata per la giornata positiva.
"Davvero? Sono contento di sentirlo. Yamal è un bravo ragazzo," disse mio padre, annuendo con approvazione.

Nonostante tutto (Héctor Fort)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora