VII - 𝓓𝓲𝓼𝓹𝓻𝓮𝔃𝔃𝓸

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«Ti prego, 'Faust, dimmi che esiste una pozione per il mal di schiena.» Sebastian appoggiò le spalle al muro del corridoio che avrebbe dovuto pulire per quelle che sarebbero state almeno un paio d'ore piene, senza però mettersi in piedi.

L'altro Serpeverde, invece, era seduto su una panca in legno accostata alla parete di fronte alla sua. Qualche minuto prima aveva fatto il suo ingresso in maniera così furtiva che il moro, preso alla sprovvista, aveva fatto un salto di quasi un metro.

Ciononostante da quel momento non aveva aperto bocca e Sebastian era ormai convinto che, a breve, sarebbe arrivata una delle sue classiche lavate di testa. Si passò una mano tra i capelli dalla frustrazione e, riprendendo a strofinare il pavimento in pietra con la vecchia spazzola di saggina che gli avevano dato, lasciò andare un verso di esasperazione.

Non sopportava quando il suo migliore amico gli comunicava la sua rabbia tramite il silenzio. Insomma, avrebbe davvero preferito qualsiasi altra cosa: che gli urlasse contro, che gli dicesse quanto lo aveva deluso... avrebbe preferito addirittura che gli dicesse che si era comportato alla stregua di un Grifondoro, piuttosto che averlo lì, a pochi passi, mentre faceva l'imitazione di una statua di marmo.

«Per quanto tempo hai intenzione di tenermi il muso?» chiese Sebastian, mentre immergeva la spugna nel secchio pieno di acqua e sapone.

«Fino a quando non capirai che non concluderai nulla continuando a fare qualsiasi cosa tu stia facendo.» Infaustus incrociò le braccia al petto. In quella posizione assomigliava incredibilmente a una civetta offesa, pensò, ma senza dirlo ad alta voce.

«Ero in biblioteca, 'Faust,» rispose il moro, rischiando di scivolare con il muso a terra quando poggiò per sbaglio una mano su una porzione di pavimento insaponata, «non stavo facendo nulla di male a nessuno».

«Da come ne parli di continuo, non avrei mai pensato che Sophie non fosse nessuno per te.» Sebastian alzò di scatto lo sguardo sul suo migliore amico, in un attimo consapevole di ciò che significavano quelle parole. «Hai parlato con lei?»

«Ti stava cercando a pranzo, voleva scusarsi con te» disse secco il biondo, infastidito dal fatto che gli rispondesse sul serio solo quando si parlava della Corvonero. «Mi ha raccontato un po' quello che è successo ieri, cosa che non avevi fatto tu.»

Sebastian sospirò, appoggiando la spazzola a terra e sedendosi sul pavimento bagnato. «Non c'era molto da dire: siamo stati scoperti, mi sono assunto la colpa e ora ne sto pagando il prezzo.»

«Non è questo il punto, Sebastian,» protestò frustrato Infaustus, alzandosi in piedi e iniziando a camminare in lungo e in largo senza degnarsi del fatto che l'amico stesse tentando di lavare il pavimento, «da quando è arrivata lei, non parli più con me!»

«Non è vero—»

«Dimmi qual è stata l'ultima volta che abbiamo fatto una conversazione che non fosse sullo studio» lo sfidò il biondo, senza dargli il tempo di finire la frase. Sebastian si ritrovò ad aprire e chiudere la bocca per almeno un paio di volte, convinto di avere trovato una risposta, ma rinunciandoci subito dopo.

Infaustus aveva ragione, lo sapeva, ma il problema non era lui; era il suo modo di pensare. Se avesse condiviso con lui su cosa si erano concentrare le sue ultime ricerche, sarebbe andato su tutte le furie.

«Come volevasi dimostrare...» mormorò il suo migliore amico, per poi abbandonare le braccia lungo i fianchi e lasciarsi scivolare a sedere sul pavimento a poca distanza da lui. «Perché mi stai evitando, Sebastian? Che cosa state combinando tu e Sophie?»

«Non ti sto evitando, 'Faust» rispose di getto Sebastian, incredulo che lui potesse anche solo pensare una cosa del genere. Era stato davvero così assente in quell'ultimo periodo?

𝓣𝓻𝓾𝓵𝔂, 𝓜𝓪𝓭𝓵𝔂, 𝓓𝓮𝓮𝓹𝓵𝔂Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora