Capitolo 14: Una regola d'oro, parte 1 (14%)

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«Si chiama Gold!»

Claude spostò lo sguardo su Seam. Il corridoio era pieno di studenti, e praticamente tutti si voltarono a guardarli data la voce squillante della ragazza.

La stessa Seam parve rendersi conto di essersi espressa con un tono un po' troppo alto, e fece una smorfia, abbassando la voce di colpo.

«Si chiama Gold. La creatura intendo» praticamente sussurrò.

«Non so di cosa tu stia parlando», tagliò corto Claude, sentendo ancora gli occhi di tutto il corridoio addosso.

Da quando Seam aveva iniziato a sentirsi in diritto di approcciarlo quando voleva? E dire che prima si teneva quasi sempre alla larga, cosa che a lui andava benissimo...
Adesso un paio di favole per William, un pranzo al castello, una passeggiata in giardino ed ecco che la ragazzina si era montata la testa.

«Adesso ho da fare, in ogni caso le comunicazioni sul lavoro ti arriveranno via mail», disse Claude, voltandosi per abbandonarla lì.

«Aspetta!»

Claude si sentì trattenere e si volse, sconvolto, scoprendo che Seam l'aveva afferrato per il bordo del maglione. Alla sua occhiataccia, lei lo lasciò andare di scatto.

«Umh, volevo ringraziarti per il pagamento anticipato», disse Seam. «Con quello ho potuto...».

«Non mi interessa», Claude se ne andò senza darle modo di aggiungere altro.

Non era neppure arrivato a metà del corridoio che vide Primrose, che sicuramente aveva assistito alla scena appena accaduta, almeno a giudicare dalla sua espressione costipata...

Claude ricordò vagamente di averla trattata in modo piuttosto duro pochi giorni prima. Avrebbe dovuto scusarsi, o quantomeno chiarire, altrimenti Primrose avrebbe pensato di essere stata trattata male per via di una qualche preferenza lui che aveva nei confronti di Seam.

Si domandò se anche gli altri studenti non iniziassero a farsi delle idee simili.

Come era finito in quel modo?

Ma è sempre lei quella che non sa stare al suo posto, pensò.

«Signor Claude, buongiorno!» lo salutò subito Primrose, l'espressione rapidamente mutata in una di preoccupazione. «Come state? Spero che Seam non vi abbia importunato».

«Non più del solito», rispose Claude, accigliandosi vagamente, «perché stai usando il linguaggio formale? Siamo a scuola, Primrose».

«Perdonami Claude», Primrose sorrise, anche se aveva buttato fuori le parole forse troppo in fretta.

Era evidente che ricordasse ancora il giorno prima.

Claude sospirò. Dov'era Ivy? Lei era il suo punto fermo di stabilità, e con la sua freddezza gli avrebbe ricordato di tenere più sotto controllo anche il proprio cuore.

No.

No, non il cuore.

La mente. Di tenere sotto controllo la propria mente.

Nonostante quello che aveva detto a Seam, scoprire dell'esistenza di una strana creatura in un piano dimensionale buio, e scoprire che aveva avuto delle vite passate (cosa alla quale mai aveva creduto) l'aveva abbastanza segnato. Di certo non era qualcosa che ci si potesse scrollare di dosso così, anche se Claude aveva cercato di spingere tutto al limitare del proprio cervello.

Ad ogni modo, doveva essere stato quello sconvolgimento a farlo comportare in modo un po' diverso dal solito.

Dopotutto, da quando gli importava di Seam abbastanza da pagarla in anticipo?

Il Desiderio dell'OsmantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora