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||Questo capitolo descrive scene esplicite||

Respiravo, cercando di mantenere la calma.

Era una situazione orrenda, ero in piena soggezione.

Calum tornó, dopo altri estenuanti minuti con un bicchiere in mano.

Sorrise e me lo porse.

-"Bevi un po' d'acqua, scusa se ti ho fatta aspettare."

Annuii, ricambiando il sorriso, cercando di sembrare il meno impacciata possibile.

Subito dopo aver bevuto un sorso del liquido cristallino, iniziai ad accusare sonnolenza.
Le dita delle mie mani erano completamente addormentate.

Sentii il mio cuore salire lentamente in gola,avevo paura,molta paura.

Prima di trarre conclusioni, cercai disperatamente di chiedere aiuto al ragazzo, ma quest'ultimo mi mise una corda stretta tra i denti.

Sentii un sapore di umidità e sangue, probabilmente il mio.

Iniziai a piangere ,e ancora non mi era chiara la situazione.

La vista era offuscata, gli occhi mi si chiudevano da soli, ma potei scorgere comunque la stanza dove mi stava portando Calum.Era uno scantinato.

Le forze mi stavano abbandonando e non riuscii a dimenarmi.

Mi stese delicatamente su un materasso, anch'esso pieno di umidità, e presi a piangere, più forte.

Più dolorosamente.

Io di lui mi fidavo, e speravo che quello fosse solamente un brutto incubo.

Si sdraió accanto a me e mi accarezzó i capelli ricci, che ormai erano intrisi delle mie stesse lacrime.

Mi bació il collo e poi sbottonó la camicia di flanella rossa che portavo.
Procedette piano, con calma,come per accentuare su di me quella tortura.

Cercai di calmarmi e di reagire, ma ottenni solo in piccolo sollievo quando smisi di ingozzarmi di lacrime.

Mi guardai attorno,e provai un piacere malato nel vedere quel ragazzo che stava facendo di me quello che voleva.

Si tolse la t-shirt di una di quelle band che amava tanto, e di cui mi raccontava ininterrottamente, lasciando scoperto un corpo perfetto.

Mi caló i pantaloni e gli slip, senza la lentezza precedente, e fece lo stesso con i suoi indumenti.

Chiusi gli occhi per non osservare quello che avrei sentito e provato.

Qualcosa che non potevo immaginare.

Improvvisamente sentii una spinta, un dolore mi pervase il basso ventre, e una fitta alle costole brancó i miei respiri.

Le lacrime ripresero a scendere, non solo per il dolore che mi stava provocando Calum, ma anche perché il mio orgoglio e la mia dignità venivano strappati via.

Lo sentii muoversi dentro di me per poi uscire e baciarmi di nuovo il collo.

Mi accarezzó il corpo e tornó all'interno coscia, mi aprii le gambe e inizió a mordere lì dove poco prima aveva le mani.

Si spostó da sopra di me.

-"Prometti che non urli se ti slego?"-mi guardó compatito, come se non si fosse reso conto che la causa del mio male era lui.

Annuii, sperando che di lì a poco avrebbe terminato la violenza su di me.

-"Voglio baciarti"-aggiunse lui, una volta tolta la corda dalla mia bocca.

Anche io avrei voluto baciarlo, era da tempo che sognavo me e lui, era da tempo che sognavo noi.

Percepii il suo respiro a pochi millimetri da me e il cuore ebbe pace per un attimo.

Le sue labbra carnose inumudirono le mie e la sua lingua accarezzava la mia.

Mi teneva la mano, e con l'altra mi accarezzava il collo.

I nostri corpi erano a contatto, e in quei pochi istanti ,dimenticai il Calum ansimante di qualche minuto prima.

Gli accarezzai i capelli,e lui si staccó da me. Il suo sguardo era fisso nelle mie pupille.

-"Sono un mostro".

Pensó ad alta voce, quell'affermazione aveva il gusto dolce delle scuse di qualcuno che aspetti da tempo.

Le mie palpebre si chiusero lente, non lasciarono spazio a nulla,tranne che al buio.

Hibrystophilia∽C.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora