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I broke your heart?
I made you hurt?


"Alzati, devi coprirti" esordì Calum entrando nel seminterrato.

"Scusa se non ti ho slegata ieri...vedo che ci hai pensato da sola" continuò lui, come se il discorso che stava tenendo fosse una cosa quotidiana.

Non parlai in risposta, per paura che tornasse il Calum da cui volevo scappare.
Il moro,mentre apriva la finestra, si mostrò mentre indossava una felpa,apparentemente molto pesante, con un cappuccio leggermente bagnato di quelli che sembravano fiocchi di neve in procinto di sciogliersi.

Si avvicinò con una coperta e un paio di enormi pantaloncini da basket.

Supposi di doverli indossare, e così feci.

Il tessuto era tiepido, ma non troppo e sulla mia pelle si formò un tepore piacevole, tipico delle giornate invernali passate in casa.

Subito dopo Calum aprì una cassetta, che era incastonata tra le mille cianfrusaglie presenti lí sotto.

Lo vidi afferrare un pezzo di tessuto che fuoriusciva dal contenitore e un nugulo di piccoli aracnidi iniziarono a correre per tutta la superficie della stanza.

Instintivamente iniziai a pestare i piedi a terra e a emettere piccoli versi spauriti, giusto perché non mi sembrava il caso di rendermi ancora più ridicola in quella situazione.

Calum, divertito dalla situazione mi cinse la vita, dopo avermi raggiunta in pochi passi, e mi sollevò stile "sacco di patate".

Risi anche io con lui, e fu un altro di quei momenti in cui Calum mi sembrava semplicemente Calum.

Ed io, tutt'altro che insofferente, ero semplicemente innamorata.

Mi strinsi al tessuto della sua felpa e mi lasciai trasportare al piano di sopra.
Potei tirare un sospiro di sollievo quando raggiunsi il salotto.
Ero convinta di non voler più scappare.

Consapevolmente: la mia pazzia era stazionaria.

Trascorsero veloci 2-3 giorni. E nessuno di noi due sembrava voler ricordare quelli che era successo.

Calum ,la sera, si metteva a suonare per me e io nel frattempo strimpellavo la sua vecchia chitarra.

La neve ormai era riuscita a coprire buona parte del quartiere e la distesa bianca si alzava di circa 3-4 centimetri ogni notte, il che rendeva quasi impossibile il transitare delle auto, tranne sulle grandi strade principali.

Tutto era più tranquillo, anche se in realtà, sotto l'abbraccio bianco della neve, tutto era morto.

Egoisticamente parlando, non pensai a nulla in quei giorni.
Ma mia madre...Dio solo sapeva quanto bisogno avevo di vederla o semplicemente di sapere se stesse bene mentre io cercavo di stare bene.

Tanti pensieri si aggrappavano nei meandri della mia mente e intanto avevo sotto gli occhi qualcuno che mi aveva fatto male senza lasciare segni evidenti, e dato che ho imparato a non dare troppa importanza alle emozioni, in superficie vedevo una me senza lividi e rancori , e quindi mi convinsi di essere felice.

-"Calum...non voglio richiedertelo...ma, come sta mia madre? L'hai sentita" la mia domanda era retta da una flebile corda di paura, pronta a spezzarsi e schiacciare le certezze.

-"Ti spiegherò presto, te lo prometto" rispose lui abbassando lo sguardo.

-"Cosa? Non ometterti dal discorso Calum,ti prego." iniziai ad alzare il tono, pur sapendo che in realtà stavo per bruciarmi con lo stesso fuoco che io stessa avevo acceso.

-"Lei se ne è andata, Asia." urlò, scandendo perfettamente le parole, mentre la sua figura si alzava dal divano, dimenando le braccia in un gesto ampio.

I miei occhi si inumidirono e riuscii solo a immettere aria sufficiente a compiere un respiro.

-"Cosa?"

Hibrystophilia∽C.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora