Capitolo Quarto

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Quando Nat si risvegliò, qualche ora più tardi, si ritrovò più riposata e calma, non come quella stessa mattina. Girò il viso verso la finestra che faceva entrare nella stanza una luce grigia, fuori pioveva e la pioggia che batteva contro il vetro creava un rumore quasi ipnotico, che lei adorava. Sulle sue labbra si stampò un sorriso a 32 denti, piano si stiracchiò nelle sue coperte, per poi alzarsi lentamente dal letto per dirigersi verso la finestra. Si sedette sulla sua panca e rimase lì a guardare la pioggia, avvolta nel suo maglione di lana, che la teneva al caldo. In quell'arco di tempo pensò, già, la pioggia la faceva pensare, che strana cosa, però era così. Pensò a Cami, da sola a scuola, magari preoccupata per lei, pensò a come ci doveva essere rimasta male quando, quella mattina, uscita di casa non vide Natalia fuori di casa ad aspettarla. Le dispiaceva molto non averla avvertita prima, ma stava dormendo.

Solo una volta finita la sua riflessione le venne in mente di guardare l'ora, erano le 10.37, un ora inutile, in cui Nat non poteva fare nulla. Era troppo presto per poter chiamare Cami, era troppo tardi per fare colazione, era troppo tardi per rimettersi a dormire, insomma, era un ora di mezzo. La ragazza si alzò dalla finestra e si diresse verso il bagno, per fare una rilassante doccia, i suoi genitori non erano in casa, quindi poteva godersi quell'acqua quanto voleva, era lì solo per lei.

Finita la doccia, Nat si sentiva come rigenerata, era bella pulita e fresca, si sentiva davvero bene. Guardò l'orologio, segnava le 11.50 circa, non era ancora il tempo del pranzo, quindi che fare? Il suo sguardo venne catturato dalla finestra, il quale faceva intravedere la poca luce del sole che oltrepassava le nuvole che avevano portato la pioggia, ora cessata. Ancora una volta a Nat venne naturale sorridere, così prese una decisione avventata ed andò a vestirsi pesante, per andare a fare una passeggiata, adorava l'odore della pioggia come adorava la pioggia stessa. Prima di uscire lasciò un messaggio sul frigo a sua madre, poi prese iPod, telefono, cappellino di lana e chiuse la porta a chiave.

Nat camminava per il marciapiede del suo paese, con alle orecchie le cuffie dell'iPod e cantava allegramente, ora si sentiva davvero meglio, rispetto alla mattina. Teneva le mani, munite di guanti, nelle tasche del cappotto e camminava in modo irregolare, in modo felice, ma a tempo con il ritmo della canzone in riproduzione. A quell'ora le strade erano vuote, tutti avevano qualcosa da fare, chi al lavoro, chi a scuola e chi se ne stava in casa a preparare il pranzo, tutti erano indaffarati meno che lei.

<< Yeah I know it's crazy
But I don't want good
And I don't want good enough
I want can't sleep can't breath without your love
Front porch and one more kiss
It Doesn't make sense to anybody else
Who cares if your all I think about
I've searched the world and I know now
It ain't bad if you ain't lost your mind..
>>
[I Want Crazy - Hunter Hayes]

Cantava allegramente per strada, quando la sua attenzione viene richiamata da qualcuno, dal lato opposto della strada, che sta attraversando per raggiungerla. Nat si gira, pensando fosse suo padre o sua madre di ritorno dal lavoro, invece no, davanti si ritrova l'ultima persona al mondo che voleva incontrare quel giorno. Jonahtan.

<< Ehi piccola, hai bigiato la scuola eh? >>

Lui sorrise beffardo, guardandola dalla testa ai piedi, poi avvicinò una mano a uno dei suoi auricolari, lo prese e lo avvicinò ad uno dei suoi orecchi.

<< Oh, la conosco, canzone bellissima.. Non è che ti piace perchè, ti ci rispecchi, vero? >>

La stava prendendo in giro, ci stava giocando e lei, ancora immobile da quando lo aveva visto, non mosse ciglio. Non si aspettava proprio di incontrarlo.

<< Bambina? Svegliati che è mattina! >>

<< Eh..? Oh, si, scusami.. >>

Nat si riprese dallo "shock" appena avuto, guardò Jonahtan e fece un passo indietro, lui stava per parlare e avvicinarsi ancora a lei, ma lei lo precedette.

<< Non ho bigiato, stamattina stavo male, e la canzone mi piace e basta non.. Non mi rispecchia per nulla. Ora se non ti dispiace vorrei tornare a casa, ho un pranzo che mi aspetta.. >>

Stava per allontanarsi da lui, quando venne bloccata da una forte stretta sul suo braccio, il ragazzo la stava fermando, per non farla andare via. La strattonò un poco, facendola ritornare sui suoi passi, poi la girò per guardarla negli occhi e sorrise, beffardo e compiaciuto.

<< Non mi dirai che te la sei presa per quello che è successo in punizione..? Ahahah! Oh Natalia, devi imparare un sacco di cose, sei così innocente e.. piccola >>

Al suono del suo nome Nat rabbrividì, era così bello pronunciato dalle sue labbra. Lui sorrise, prendendola in giro ancora una volta, stava girando il coltello nella piaga, lei non voleva parlare della punizione, molto probabilmente era stata colpa proprio di quello che era successo a farla dormire così.. Male. Lo sguardo di lei era puntato su quello di lui, si fissavano stando in silenzio per diversi minuti, alla fine fu lui a rompere il ghiaccio.

<< Io lo so perchè stavi male, lo so quello che è successo.. >>

Le parole del ragazzo uscirono in sussurro sulla pelle di Nat, che era shockata da quelle parole, come poteva saperlo?! Sembrò che lui la sentisse, perchè cominciò a sorridere soddisfatto.

<< Strano vero? Non te lo aspettavi piccola mia..? L'ho detto, sei così innocente, così.. Piccola. Ti frantumeresti come porcellana tra le mie mani, eppure la cosa mi eccita parecchio, sai? Pensare a come sei fragile, eppure a quello che ogni notte succede. Non è un caso Natalia, oh si, lo so che ami essere chiamata così da me. >>

Natalia non sapeva più che pesci prendere, era confusa, voleva tornarsene a casa, ma non poteva, la stretta di Jonahtan era salda sul suo braccio, non l'avrebbe lasciata andare. Poteva urlare, quella era un'opzione plausibile, ma poi come poteva scoprire quello che voleva sapere da lui? Così decise di parlare, di fare la finta tonta e rinnegare tutto. Deglutì la saliva che le si era formata dalle parole del ragazzo e parlò.

<< Di che stai parlando? Ti sei forse... Fumato qualche canna? >>

<< Ma quale canna, tesoro non sei mai stata brava a mentire, o forse sono sempre stato io troppo bravo a capirti, mi basta uno sguardo per sapere quello che stai pensando. No, non morderti il labbro. >>

Nat rimase shockata, come faceva a sapere che lei si sarebbe morsa il labbro in quel preciso momento? Voleva scappare, così lo guardò, con degli occhi da cerbiatta, ma lui avvicinò le sue labbra all'orecchio di lei e sussurrò.

<< Ci vediamo nei sogni cerbiattina. >>

Detto quello si allontanò, camminando all'indietro, per guardarla, per qualche metro e poi si girò. Nat lo guardò allontanarsi, spostò il suo sguardo sul braccio dove fino a poco prima c'era la sua mano che la teneva ferma e non fece in tempo a rialzare lo sguardo che lui era sparito.


Ritornò a casa il più veloce possibile, senza correre, per non attirare troppo gli sguardi della gente che cominciava a popolare le strade. Appena entrata in casa vide sua madre in cucina, intenta a preparare il pranzo.

<< Ciao tesoro, allora ti senti meglio? >>

<< Eh? Oh, si, si, molto meglio, vado a svestirmi e arrivo. >>

<< Fai con comodo, il tutto sarà pronto tra una mezz'ora. >>

Così la ragazza salì in camera, si svestì come poteva e poi si buttò sul letto, guardando il soffitto.
"Come può sapere tutto, come è possibile che lui sappia tutto quello che sogno la notte, è una cosa che non è normale! Un essere umano normale non può sapere cosa sogna un'altro, a meno che quest'ultimo non glie lo racconti, ma io non l'ho detto ad anima viva e morta! E poi le sue parole, Ci vediamo nei sogni , che spaccone, però, però è vero, io lo sono.. quindi che cos'è questa storia..?"

<< Natalia è pronto il pranzo! >>


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Quella notte Nat si addormentò, aspettandosi di fare il solito sogno, con Jonahtan, ma quella notte, lui non arrivò e lei rimase per tutto il sogno ad aspettarlo, sul suo letto.

The Saltasogni  ( #Wattys2016 )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora