Capitolo Decimo

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Jonahtan ormai non parlava quasi più con il fratello da quando gli aveva rivelato che voleva chiedere all'amica di Nat di uscire perché non riusciva a sopportare l'idea che lei divenisse una Ydds. Già lui era costretto a far diventare Nat una Yeds, che aveva comunque un ruolo superiore di una Ydds. Lui vedeva come suo padre trattava sua madre, lei non era nulla per lui, solo una... Cameriera, anzi, una cameriera veniva pagata. La parola schiava, invece, era perfetta, perché è una parola brutale, che lascia il segno. Jonahtan e Bradley non avevano il permesso di parlare con la madre se non per dare lei degli ordini e grazie al cielo non avevano una sorella, perché altrimenti il suo destino sarebbe stato assai peggiore.

Ogni cosa ha il lato buono e quello cattivo, e il modo in cui nella setta venivano trattate le donne era quello cattivo. Jonahtan non lo sopportava, aveva le sue idee, ma non poteva esprimerle liberamente o la pena sarebbe stata la morte. Troppo cruento? Forse, ma le regole erano quelle. Se nasci nella setta, muori nella setta, a qualsiasi costo. Non potevi entrarci nella setta, potevi solo nascerci, tranne per le Ydds, che potevano entrarci sposando un membro nato, oppure le Ydds nate, che potevano essere vendute come schiave e una volta fuori sarebbero state solo schiave e non più Ydds.

Strane regole quelle della setta, ma funzionavano. Nessuno al mondo sapeva dell'esistenza di essa se non quelli al suo interno, ottimo modo per non attirare gli occhi su di loro. Con i secoli, la setta ha visto nascere e morire altre istituzioni simili alla sua, ma nessuna è mai durata come lei.

Jonahtan voleva andarsene, magari con il fratello, in modo da dover sottostare a delle regole così primitive e ridicole, ma non poteva, la morte spaventa tutti.

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Venerdì 23 - Giorno del Kirah


Il giorno era arrivato, finalmente Nat sarebbe uscita con il ragazzo che popolava i suoi sogni, Jonahtan. Quella mattina aveva scuola, così, dopo aver fatto la solita routine mattutina ed essere tornata a casa, cominciò a pensare all'appuntamento. Era strano per lei, perché aveva incontrato Jonahtan, per la prima volta, nei suoi sogni e ora ci usciva veramente. Decise di farsi una doccia veloce, depilandosi con la lametta (consiglio di Cami), per poi rimanere incantata davanti all'armadio per mezz'ora, provandosi ogni possibilità di abbinamenti dei vestiti. Frustata dalla difficile scelta, decise di asciugarsi i capelli perché si stava facendo tardi e una volta ritornata in camera sua decise di mettersi un semplice vestito che le arrivava a metà coscia, delle calze bianche, corte, e delle ballerine. Dopo essersi guardata un'ultima volta allo specchio, sentì suonare alla porta, doveva essere Jonahtan. Nat corse giù dalle scale, con le guance arrossite, fermandosi di fronte alla porta. Fece un sorriso, quasi da ebete, mentre apriva piano la porta d'ingresso, ritrovandosi davanti il "suo" Jonahtan che le sorrideva, tenendo in mano una piccola rosa, blu. Lei la guardò, sorridendo a quella vista, trovandola una cosa molto dolce. Lui rigirava la rosa tra le mani, non aveva spine, erano state tutte tolte, e così la porse a Nat, che la prese e la annusò, sorridendo subito dopo. Il primo passo di Jonahtan era fatto, quella rosa glie l'aveva data suo fratello, che ci aveva messo delle gocce in modo da farla "intontire" ancora prima dell'inizio del rituale.

Lei lo guardò, allungandosi per prendere la borsa e fu subito di ritorno da lui, chiudendosi la porta alle spalle. Erano le 17, questo significava che mancavano ancora tre prima dell'inizio del rito e le doveva sfruttare al meglio che poteva, non poteva sprecarle. Quel pomeriggio lui sarebbe stato un gentil uomo, a cominciare da subito, mentre camminavano fianco a fianco, sul ciglio della strada, parlando del più e del meno. Natalia arrossiva spesso, rigirando la rosa tra le mani, annusandola di tanto in tanto, ridendo alle battute di Jonahtan, anche se squallide e questo significava che stava facendo tutto effetto, che era tutto nei piani. I due andarono al parco, stendendosi sul prato, lui che abbracciava lei, lei che teneva la testa sul petto di lui, una fantastica emozione, cose che gli innamorati fanno, no?

Jonahtan guardava spesso gli occhi di Nat, ci si incantava, forse si stava innamorando davvero, forse no, ma questo portò lei a fidarsi, a farsi baciare ancora una volta da lui. Il bacio fu semplice, a stampo, fino a che non fu proprio l'innocente Nat ad approfondirlo, volendo di più da lui, sempre di più, così la lingua di lui si intrecciò con quella di lei e il liquido si mischiò tra le loro labbra e le loro lingue. Il liquido avrebbe portato i due in uno stato di trance, pronti per il rituale.

Jonahtan si staccò dal bacio, sorridendo, guardandola ancora una volta negli occhi. Lui si avvicinò all'orecchio di lei, stringendole la mano.

<< Vieni con me, voglio mostrarti una cosa.. >>

Lui si alzò, facendo alzare anche Natalia, che rise, seguendolo senza opporsi. I due camminarono ancora, baciandosi di tanto in tanto, a volte a stampo, altre alla francese, mentre lei stava poggiata al petto di lui, mentre Jonahtan la stringeva a se.

In poco tempo furono davanti ad un palazzo e Jonahtan andava deciso verso l'unica porta aperta che si riusciva a scorgere.

L'ora del Kirah era giunta.

The Saltasogni  ( #Wattys2016 )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora