CAPITOLO DUE

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Forse è il caso di fare un ulteriore passettino indietro e lasciare che le lettrici osservino i fatti da sé.

Sono appena rientrata a casa dopo una giornata all'università. Sono estenuata dopo tutto questo tempo trascorso fuori, ma ce l'ho fatta. Un'altra giornata superata. Non vedo l'ora di spogliarmi del tutto, indossare il mio pigiama e giocare con il gatto Steve. Mi tolgo le scarpe, le ripongo nella scarpiera all'ingresso e percorro il lungo corridoio verso la cucina. Sento le voci della mia famiglia discutere in modo concitato, la mia agitazione sale mentre apro la porta a vetro.

"Ormai ho deciso, mamma," dice Matthew, la voce ferma e decisa, ma con un'ombra di tensione.

"Ma ne sei sicuro?" chiede papà, visibilmente preoccupato in volto, le rughe della fronte accentuate dall'ansia.

Il cuore mi batte forte nel petto mentre osservo la scena. Mia madre si passa una mano tremante tra i capelli, cercando di mantenere la calma. Mio padre si massaggia il mento, il viso teso e segnato dalla preoccupazione.

"Di cosa state parlando?" chiedo, la voce un po' più stridula del solito per via dell'agitazione. Tutti si voltano verso di me, il silenzio che segue è pesante.

Matthew prende un respiro profondo e mi guarda negli occhi. "Ho deciso di arruolarmi, Alli. Ho bisogno di fare qualcosa di significativo, di trovare un senso in tutto questo."

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. "Arruolarti?" ripeto incredula. "E quando pensavi di dirmelo?"

Mia madre fa un passo avanti, le lacrime le brillano negli occhi. "Alli, lo ha appena deciso. Sta cercando di dare un nuovo scopo alla sua vita."

Mi sento come se il pavimento stesse per crollare sotto i miei piedi. "Un nuovo scopo? E perché adesso, quando abbiamo già passato così tanto?"

Matthew abbassa lo sguardo, poi lo rialza con una determinazione che non gli avevo mai visto prima. "Perché è ora o mai più. Devo fare qualcosa che abbia un significato, lontano da tutto e tutti. Non è una decisione che prendo alla leggera, ma devo farlo."

L'aria nella stanza sembra farsi più pesante, come se la tensione fosse diventata tangibile. Sento la nausea risalire, il familiare senso di panico che mi stringe la gola. Mi appoggio al tavolo per non cadere, le gambe tremano sotto il peso delle emozioni contrastanti.

"Non capisco perché questa scelta assurda. Hai un lavoro ben retribuito nella ditta di papà, gli esami alla facoltà di economia stavano cominciando ad andare bene, perché devi scappare di casa?" Parlo tutto d'un fiato, la collera che cresceva come un incendio incontrollabile.

Matthew mi guarda con un misto di frustrazione e tristezza. "Gli esami non stanno affatto andando bene, Alli. Ho 26 anni e sono ancora al secondo anno di economia, vedo ragazzini iscriversi e laurearsi prima di me. Tutto ciò accresce il senso di fallimento che mi porto dentro. È già difficile competere con Alli la cervellona," aggiunge con un amaro sorriso. "Da quando sei nata non faccio altro che vedere questo enorme riflettore puntato su di te. Sei migliore di me in tutto e lo dimostri da quando hai detto la tua prima parola."

Rimango senza parole, le sue confessioni mi colpiscono con la forza di una tempesta. "È un continuo essere paragonato a Allison, in ogni minima cosa. Io non scappo via di casa, io fuggo lontano da te, Alli. Mi fai sentire insulso. Voglio dimostrare a voi e a me stesso che posso essere bravo in qualcosa, che posso avere un lavoro che non mi abbia procurato il mio stesso padre."

Matthew si appoggia alla sedia, apparentemente esausto, gli occhi che fissano un punto indefinito sul pavimento. "Io parto, ho deciso."

Le sue parole riecheggiano nella stanza, lasciando un vuoto che sembra inghiottire tutto. Mi sento come se il pavimento stesse per crollare sotto i miei piedi. Non avevo mai immaginato che mio fratello si sentisse in questo modo, sempre all'ombra dei miei successi.

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