FEAR-less

CAPITOLO CINQUE

La mia sveglia strilla come un allarme in una stanza silenziosa, e io mi tiro giù dal letto in un baleno, il cuore già accelerato dall'adrenalina. Oggi è il giorno del mio ultimo esame, la giornata in cui devo dare il massimo di me stessa. Se riesco a passare l'esame oggi, potrò finalmente fare richiesta per la tesi e iscrivermi alla magistrale prima della scadenza dell'anno.

È inizio novembre, e il clima è sorprendentemente caldo per questa stagione. Una leggera brezza entra dalla finestra socchiusa, portando con sé il profumo delle foglie autunnali che ancora non sono cadute.

Sulla mia scrivania ho già tutto pronto: la mia t-shirt fortunata, i pantaloni a tinta unita e la giacca rossa che mi dà sempre un senso di sicurezza. Ogni pezzo è stato scelto con cura, come un'armatura per affrontare la battaglia che mi attende.

Scendo le scale e mi dirigo verso la cucina per fare colazione. La casa è silenziosa, e il ticchettio dell'orologio sembra amplificato dalla mia tensione. Provo a ingoiare qualche cereale immerso nel latte di soia al cioccolato, ma il cibo sembra non voler scendere. La tensione è troppa, mi stringe lo stomaco in una morsa implacabile.

Ogni morso è un'impresa, ogni sorso una battaglia contro l'ansia che mi attanaglia. Ma non posso permettermi di affrontare questa giornata a stomaco vuoto. Respiro profondamente, cercando di calmare i nervi, e mi ripeto che tutto andrà bene. La determinazione si fa strada attraverso la mia paura, pronta a spingermi verso il traguardo.

I miei genitori appaiono in cucina, già vestiti e pronti per accompagnarmi all'università. L'aria intorno a loro è carica di una calma che contrasta nettamente con la tempesta che infuria dentro di me. Dopo questo esame sarà tutto finito. Avrò la mia corona di alloro in testa e avrò dimostrato a tutti, e soprattutto a me stessa, di avercela fatta. Nulla conta per me più di quella corona, il simbolo tangibile dei miei sforzi e sacrifici.

"Buongiorno, Alli," mi saluta mia madre, avvicinandosi per darmi un bacio affettuoso sulla fronte. Il suo gesto è dolce e rassicurante, ma non riesce a sciogliere il nodo che ho nello stomaco.

"Pronta per l'esame?" mi chiede papà, cercando di mascherare la sua preoccupazione con un sorriso incoraggiante.

La verità è che mi tremano le gambe e il solo pensiero di fallire mi fa aggrovigliare le budella in un groviglio di ansia e paura. Non oso pensarci, non voglio pensarci. Non devo.

Sento il battito del mio cuore accelerare mentre mi sforzo di rispondere con un sorriso incerto. La determinazione deve prevalere. Devo ignorare i dubbi che cercano di insinuarsi nella mia mente. Stringo i pugni per fermare il tremore delle mani e prendo un respiro profondo, cercando di infondermi un po' di coraggio.

"Dobbiamo andare," dico, la voce più ferma di quanto mi senta.

Usciamo di casa, il sole di novembre già alto nel cielo, e ci dirigiamo verso l'auto. Il viaggio verso l'università sembra durare un'eternità, nonostante il traffico sia scorrevole. Ogni minuto che passa, sento crescere la tensione, come se un peso invisibile si stesse facendo sempre più gravoso sulle mie spalle.

Quando finalmente arriviamo, l'edificio dell'università si erge davanti a noi, imponente e familiare. Le sue mura grigie sembrano quasi accogliermi, un rifugio per le mie ambizioni e paure. Mi fermo per un momento all'ingresso, respirando profondamente l'aria fresca del mattino, cercando di calmare i miei nervi.

"Vai Alli, siamo con te," mi dice papà, posandomi una mano rassicurante sulla spalla. Mamma mi sorride con dolcezza, i suoi occhi pieni di fiducia.

Entro nell'atrio, dove un brulichio di studenti nervosi e professori impegnati riempie lo spazio con un'energia elettrica. Mi dirigo verso l'aula d'esame, ogni passo un battito di cuore più forte. Lungo il corridoio, riconosco alcuni volti familiari, amici e compagni di corso che condividono la mia stessa ansia.