Due

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Mi infilai in un vialetto che passava dietro al giardino pubblico e arrivava dritto davanti all'entrata della biblioteca. Faceva un caldo madornale, non sopportavo il caldo e sopratutto l'estate. Sul serio, tutte quelle persone che non vedono l'ora che sia luglio o agosto, che caspiterina hanno in testa? Mi stavo letteralmente sciogliendo. Solo per le vacanze salverei l'estate. Oddio che caldo. Contai i metri che mi separavano dall'entrata del negozio mentre mi passavo un fazzoletto sul collo, gli occhiali da sole mi stavano sciovolando giù dal naso...che vita.

Ho notato una vecchia fontanella in un angolo del viale, sembrava messa là apposta per i poveri viandanti in via di scioglimento. Mi sono fermata un attimo per riprendere fiato e per rimettermi in sesto, ero tutta appiccicosa ma almeno non puzzavo, sia lodato. Ho aperto il rubinetto e mi sono sciacquata il viso e le braccia. Avevo il vestito praticamente incollato addoso. Pensai alla bici che avevo lanciato nel fosso poco prima, sí non pensate male ma quella disgraziata proprio oggi aveva deciso di farsi bucare una gomma e io non ero proprio in vena di portarmela dietro, già ero in ritardo...Sarei passata a prenderla una volta finito tutto.

Ho messo le mani a coppa e ho tirato su una lunga sorsata di acqua. Mi sono asciugata in fretta con l'ultimo fazzoletto di carta che mi era rimasto e l'ho buttato nel cestino poco piú in là, poi ho dato una sbirciata veloce al cellulare per vedere l'ora. Quasi non mi venne un colpo, ero in ritardo di dieci minuti. Sono arrancata verso l'entrata ravvivandomi i capelli, mi facevo pena. Il primo giorno di lavoro in ritardo, fantastico. Maledetta bicicletta.

Ho spinto la porta e mentre il campanellino appeso sopra suonava, l'aria condizionata all'interno mi colpí in viso come uno schiaffo. Dall'Africa al Polo Nord, pensai.
La bibliotecaria stava riordinando alcuni libri su uno scaffale vicino alla vetrina nel reparto "Cucina". Si voltó a salutarmi con un sorriso.

-I bambini sono di là che ti aspettano, non vedono l'ora di conoscerti.-
-Sí, ehm, grazie- ho detto.
La donna non sembrava essersi accorta del mio ritardo, oppure semplicemente le facevo troppa pena e non aveva voglia di fare domande. Probabile.

La bibliotcaria era una signora anziana, simpatica e tranquilla. Non parlava molto ma amava i suoi libri e ci metteva una cura immensa nel maneggiarli. Non aveva figli, o meglio, ne aveva avuto uno ma era morto ormai da qualche anno insieme al marito. Era sola con i suoi libri. Io mi sentivo un po' come lei anche se non avevo subito tragiche perdite un po'mi rispecchiavo. Si dice che Gina, la bibliotecaria appunto, avesse letto tutti i libri che si trovavano nella sua biblioteca, la quale era veramente enorme. Ogni volta che chiedevi un libro lei sapeva raccontarti perfettamente la trama, i personaggi e la vita dell'autore con talmente tanta enfasi che ti faceva prendere in prestito il libro senza nemmeno battere ciglio. Era una donna straordinaria, mi dispiaceva essere arrivata in ritardo. Maledetta bici.

Mi sono diretta verso il reparto "Bambini" che stava al lato opposto del negozio vicino alla sezione "Turismo" in una stanzetta apparte molto spaziosa con cuscini colorati sparsi un po' da per tutto. Appena entrata le urla dei bambini mi procurarono già un lieve mal di testa. Alcuni di loro si stavano rincorrendo, altri brucavano, come previsto, sacchi di biscotti e altri ancora costruivano piramidi di libri. Uno in particolare stava cercando di strappare una bella pagina con un orso stampato sopra probabilmente per farsi un aeroplanino. Mi si sono rizzati i capelli in testa a quella vista e sono corsa immediatamente da lui togliendogli dalle mani la povera vittima e mettendomela sotto il braccio. Il bambino sembrava offeso e un po'spaventato, avrà avuto cinque anni.

-Chi sei?- ha detto guardandomi e storcendo il nasino.

-Sono Amelia, la vostra nuova lettrice. I libri non si strappano lo sai? Dopo non ti possono piú raccontare le storie. Tu come ti chiami?-

-Io sono Francesco. Non mi piacciono i libri, fanno schifo.-

-Ehy non si dice cosí, i libri hanno i poteri magici sai?-

Lui ha piegato la testa. -Non ci credo. É una bugia.-
-Non é una bugia. Hai un animale preferito?-

Francesco sembrava non capire. -Sí, il Velociraptor-

-E ne hai mai visto uno?-

-No, non esistono piú-

-Io dico che non é vero-
-Dici le bugie- questa volta peró sembrava molto curioso.

-Non dico le bugie,- ho allungato la mano verso un libro in parte a me e gliel'ho mostrato. -qui dentro i velociraptor ci sono-

-Sí ma sono finti!-

-Hai ragione, ma il libro ha i poteri magici ricordi? Li puó far vivere-
Mi ha lanciato un'occhiata perplessa cosí ho detto: -Chiudi gli occhi- e lui un po' titubante ha ubbedito.

Ho aperto delicatamente il libro e ho detto a Francesco: -Ora ascolta bene bene la mia voce e dimmi cosa vedi- lui ha annuito convinto.

-Allora, c'era una volta, molti molti molti anni fa un furbissimo Velociraptor con artigli lunghissimi e affilatissimi che si nascondeva nel bosco in attesa di qualche preda. Aveva occhi piccoli e neri...Francesco lo vedi?- il bambino era tutto concentrato e ad un certo punto ha aperto un occhietto, mi fissava. Apre anche quell'altro.

-Amelia l'ho visto!- si era tutto gasato il piccoletto.

-Continuo?-

-Sí ti prego!-

Ho soffocato una risata e ho continuato. -...con i suoi piccoli occhi riusciva a guardare in ogni angolo della foresta. I dinosauri piú piccoli si nascondevano. Avevano paura. Ad un certo punto il Velociraptor sentí qualcosa muoversi, dietro di lui. Si accucció dietro un cespuglio cercando di capire se quel rumore fosse un pericolo o una possibile preda....ma quel qualcosa si avvicinava... si avvicinava....-

Mi sono guardata un attimo intorno, gli altri bambini si erano fermati e stavano ascoltando anche loro in silenzio. C'era comunque ancora qualche piccola peste che cercava di tirare l'amico per una manica con la speranza che gli desse corda, ma inutilmente. Ero sorpresa da questa nuova situazione. Alcuni bambini avevano persino chiuso gli occhi come Francesco. Quelli piú grandi mi guardavano in attesa. Cosí sono andata avanti, mantenendo lunga la suspance. Saperavo di guadagnare ancora di piú la loro attenzione.

Stavo ancora raccontando la storia e le frasi mi stavano scivolando da sole fuori dalla bocca quando a metà di una parola nel momento clou del discorso, ci ho urlato un "BOO!" talmente forte che alcuni bambini hanno fatto un salto, altri si sono messi a gridare e altri ancora si sono coperti la faccia con le manine paffute. Io mi sono messa a ridere e loro mi hanno guardato un attimo sconvolti, poi si sono messi a ridere anche loro tutti insieme. Ne é seguito un coro di vivacissimi "ANCORA ANCORA" e quindi non ho fatto altro che raccontare storie su storie per due ore, poi mi sono resa conto dell'ora e ho deciso di cambiare attività, facendo disegnare ai bambini il loro personaggio preferito delle storie che avevano appena ascoltato. Una volta finito ci siamo messi tutti insieme a riordinare i libri. Ero sorpresa di quanto fosse andata bene questa prima giornata, mi sentivo stranamente felice, peró avevo la gola secca e il tavolino del "cibo salva situazione" era deserto. I bambini avevano spazzolato tutto. Piú tardi mi sarei fermata a bere qualcosa, tanto i miei lavoravano fino a tardi e non avevo un'ora di rientro precisa. La mia modesta libertà.

Tra le montagne in AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora