Dieci

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Leo aveva appena spento il motore della moto, ci trovavamo vicino ad un boschetto e non tanto lontano si vedevano alcune luci e si sentiva un gran rumore. Mi sono tolta il casco e ho guradato lui mentre faceva lo stesso. Aveva i capelli biondi tutti spettinati sulla testa che lo facevano apparire in qualche modo ancora piú bello. Un ciuffo gli era ricaduto sugli occhi e io senza pensarci ho allungato una mano per scostarglielo, a metà movimento peró mi sono bloccata, rendendomene conto, e sono arrossita. Lui mi stava guardando e aveva un'espressione divertita sul volto. Pensai ai miei capelli e a come in questo momento avrebbero fatto invidia alla chioma selvaggia di Hagrid, di Harry Potter. Sono scesa dalla moto in imbarazzo guardando per terra e cercando di non incontrare i suoi occhi.


Lui si é avvicinato a me -Allora, eccoci arrivati- ha detto vivacemente, hIn realtà la mia idea era quella di portarti a vedere il mio posto preferito, ma visto che laggiú,- ha indicato le luci -vedo che ci sono alcune giostre potremmo andare prima a fare un salto là, ti va?- Io ho esultato, non ero mai andata sulle giostre. -E comunque,- ho detto riprendendomi, -é stato bello il viaggio in moto alla fine.-


Lui a fatto la ruota come i pavoni e un enorme sorriso gli é apparso sul volto. -Sono cosí contento di averti convinto Amelia- Il mio nome pronunciato da lui era cosí meraviglioso e nuovo alle mie orecchie che scatenó in me mille emozioni. Lui ha fatto un passo in avanti e mi ha preso il mento tra l'indice ed il pollice e mi ha sollevato la testa. Sono rimasta interdetta per un attimo e mentre lui mi fissava ardentemente cercavo di sviare lo sguardo altrove.


-Perché continui a non guardarmi, sei arrabbiata?- ha chiesto confuso.


-No- ho risposto con un sussurro. Proprio non ci arrivava a capire che ormai ero persa di lui. La sua bocca cosí vicina alla mia mi dava alla testa. -Nonostante la tua moto sia fantastica, il viaggio deve avermi un po'scombussolata, tutto qui- ho continuato, accennando un sorriso.


Lui mi ha piegato leggermente il viso. -"Voglio solo guardare un'altra volta quei tuoi occhi splendenti e forse, lo spero, anche tu hai voglia di guardare i miei (troppo sdolcinato?)"- sono arrossita dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli. Aveva citato anche lui Mystic City come me prima. L'ho guardato negli occhi. Il verde di lui era cosí bello e profondo che ti ci potevi perdere dentro. I suoi occhi erano una gioia. Ho sorriso e gli ho dato un bacio sulla guancia. La sua pelle morbida sotto le mie labbra. -Grazie per tutto, Leo-
L'ho visto arrossire un po' -ommioddio svengo- e poi mi ha preso la mano. -Non devi ringraziarmi di nulla, la serata deve ancora cominciare- detto questo si é allontanato tirandomi per la mano e mi ha condotto verso quell'iniseme di musica e colori.


Una volta varcato il cancello sotto l'insegna lampeggiante "Luna Park" mi sono ritrovata catapultata praticamente in un altro mondo. La musica era altissima e davanti a me le luci delle giostre brillavano in contrasto con il buio della notte.


-Oggi deve essere la giornata finale,- ha detto Leo -Se no sarebbe tutto già chiuso a quest'ora. Se siamo fortunati riusciamo a vedere anche i fuochi d'artificio.-
Io ho preso a saltellare fuori di me, era tutto cosí bello e nuovo! Ho tirato Leo verso la prima giostra che mi é capitata a tiro: gli autoscontri. Abbiamo pagato il biglietto per qualche giro e siamo saliti. Io urlavo e Leo rideva, ogni scontro era un colpo e l'euforia cresceva dentro di me sempre di piú. La musica mi rimbombava nelle orecchie e la nebbia finta che veniva rilasciata sulla pista mi solleticava un po' la pelle. Dopo tre giri siamo scesi, mi girava un po' la testa ma sono corsa subito verso altre attrazioni. Trascinavo Leo da per tutto. Dopo aver provato almeno altre quattro giostre mi sono fermata con il fiatone in parte al carretto che vendeva zucchero filato.


Leo é arrivato qualche secondo dopo anche lui con il fiatone. -Dio quanto corri- ha detto metà ridendo e metà cercando di riprendere fiato.


-Scusa ma é tutto fantastico!- ho risposto praticamente urlando e ridendo.


Lui si é passato una mano sui capelli e ha guardato dietro di me. Ha fatto un sorrisetto furbo. -Vuole assaggiare una nuvola, signorina Amelia?-
Mi sono voltata e ho guardato il carretto. Il signore che vendeva lo zucchero filato ha fatto un gran sorriso. -Qui si vendono le migliori nuvole del mondo, ragazza, provare per credere!- ha detto. Aveva due lunghi baffi neri che si allungavano in fuori come gli attori francesi dei vecchi tempi e una faccia buffa ma amichevole.


-Assaggiamo queste nuvole allora- ho risposto ridendo.


Leo ha comprato un grande bacchetto di zucchero filato. La nuvola di zucchero era alta dieci centimetri in piú della sua testa. Ha spostato la testa in modo che potessi guardarlo e ha fatto un sorriso storto. Dolcissimo. Io ho staccato un pezzo e gliel'ho messo davanti alla bocca. -Il primo pezzo di nuvola a lei, mio cavaliere.- lui ha aperto la bocca e lo ha appoggiato sulla lingua per poi mangiarlo, poi ha fatto la stessa cosa con me. Ero cosí felice che stentavo a stare ferma. Leo mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha condotto verso una specie di costruzione rettangolare dove c'era scritto "La casa della paura". -Adesso andiamo dove piace a me- ha detto Leo sorridendo di soppiatto.


Il tizio che prendeva i biglietti per "La casa della paura" ci ha fatto sedere su una specie di barchetta piena di ragni e ragnatele finte. Sono letteralmente saltata addosso a Leo vedendo quegli esserini schifosi. Sempre lo stesso tizio mi ha guardato male.


-Traumi dall'infanzia sa- ha detto Leo guardandolo e indicando me con il pollice. Io gli ho tirato una gomitata sulla pancia e ho messo il broncio.


La barchetta ha cominciato a muoversi sulle rotaie e ci ha portato oltre una tenda nera. Lí le rotaie finivano immerse nell'acqua: nera come la pece a causa della luce scura. Non si vedeva piú nulla. Per trenta secondi abbondanti ci stavamo muovendo in silenzio quando io ho detto sottovoce: -Leo credo sia una fregatu...- non ho fatto in tempo a finire che una specie di marionetta ridacchiante mi é spuntata davanti alla faccia all'improvviso con gli occhietti rossi lampeggianti. Ho lanciato un urlo e mi sono coperta gli occhi con le mani. Dopo un po' ho sbirciato da una fessura tra le dita e ho visto che si erano lievemente accese alcune luci. Ora si vedeva in che razza di ambiente ci trovavamo: era la ricostruzione dell'interno di una grotta e alle pareti c'erano alcune persone o scheletri impiccati e alcuni disegni e scritte dipinte con un colore rosso in modo da riprodurre il sangue. Ero schifata piú che impaurita. La barchetta ha svoltato un angolo e ci siamo ritrovati in un'altra parte della grotta. Questa volta sulle sponde era pieno di bambole di pezza un po' malandate. C'erano un paio di carrozzine qua e la e la luce pallida andava ad intermittenza. Ho guardato l'acqua. Sulla superficie c'erano altre bambole che galleggiavano. I capelli rossi che si diramavano e si intrecciavano tra loro, gli occhi smorti. Ad un certo punto ha cominciato a suonare un carillon. Il suo suono rimbalzava su tutte le pareti. Ho sbirciato Leo e l'ho visto scruttare le pareti con uno sguardo misto tra il concentrato e il terrorizzato. L'ho trovato buffo, anche perché a me non faceva poi cosí tanta impressione, cosí ho soffocato una risata. Lui mi ha sentito e si é girato con un movimento brusco. Quando ha realizzato che ero solamente io si é coperto con una mano gli occhi. -Le bambole mi fanno una certa inquietudine.- ha detto. Io ho riso e mi sono accoccolata contro il suo petto stringendolo. Lui parve per un momento sorpreso ma poi si é rilassato e mi ha stretto anche lui.


-Hai scelto un brutto momento per mettere alla prova il mio autocontrollo da romantico- ha detto.


-Stupido- ho risposto dandogli qualche pacca sulla pancia.


Lui ha riso un po' nervosamente. -No sul serio, qui la situazione degenera- ha indicato davanti a se. C'erano delle proiezioni di fantasmi mutilati e sgozzati che si aggiravano ovunque, qualcuno ci ha perfino trapassato. A me é venuto in mente Nick-Quasi-Senza Testa, il fantasma dei Grifondoro e l'ho bisbigliato su un orecchio a Leo.


Lui si é messo a ridere. -Tu sí che sai come sconfiggere la paura- ha detto.


Io ho fatto un sorrisone. -"Sono divergente, non posso essere controllata".-
Mi ha guardato ammirato.

Tra le montagne in AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora