Cinque

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Io e Leo siamo stati insieme in biblioteca fino alla chiusura. Mi aveva appassionato con le sue storie su Alex Supertramp, il cui vero nome era Christopher McCandless. Ero rimasta colpita da come questo giovane avesse deciso di mollare tutto per avventurarsi in terre lontane dalla società per vivere a stretto contatto con la natura.

"Ho deciso che per un po' faró questa vita. Non mi riesce di rinunciare a tutta questa libertà e semplice bellezza".

Aveva citato questa frase, Leo. L'aveva scritta Chris in una lettera, dopo aver lasciato il college. Mentre la citava aveva mantenuto un tono di voce strano, come se stesse pregando. All'inizio lo avevo trovato buffo ma poi lui ha tirato fuori il libro dalla copertina azzurra e si é messo a farmi vedere alcune pagine. Non era un libro come avevo pensato. Era un diario e al suo interno era pieno di citazioni, note personali, disegni e mappe scarabocchiate in fretta. Avevo distolto lo sguardo. Mi aveva assalito un sensazione strana, simile al disagio. Come se Leo si fosse aperto la camicia e mi avesse mostrato il suo cuore. Sembrava una cosa cosí personale. Lui tuttavia non sembrava dar segno di sentirsi a disagio e mi aveva spiegato che quel libro-diario conteneva il "piano che avrebbe realizzato la sua vita" ovvero "il suo grande viaggio tra le montagne in Alaska" alla volta dell'immenso Nord.

Leo adesso stava camminando in parte a me lungo il viale. Destinazione? Ma la mia romantica e adorata bici -probabilmente sciolta- nel fosso.

Prima di uscire Gina si era complimentata con me per il buon lavoro svolto con i bambini e non vedeva l'ora che ritornassi anche la prossima settimana. Mi aveva detto anche che i genitori erano rimasti sorpresi di vedere come i loro figli non volessero lasciare la biblioteca se non sollecitati prima con la promessa di una sorpresa a casa.Mi Aveva fatto l' occhiolino, Gina. Io ero fiera di aver compensato il mio ritardo, le avevo dato un motivo per apprezzarmi nonostante la figuraccia iniziale. E...bhé, non ci potevo semplicemente credere.

Il sole splendeva ancora alto nel cielo nonostante fosse quasi sera. Il caldo era scivolato un po' via per fortuna, ma avevo ancora sete. Stavo morendo di sete e avrei bevuto l'oceano se avessi potuto, ma allo stesso tempo era come se non riuscissi neppure piú a mandare giú la saliva. Non capivo cosa mi stava succedendo. Leo intanto parlava e scherzava, io rispondevo e cercavo di scherzare pure io a mia volta, mi sentivo meno bloccata dell'inizio. Riuscivo a parlargli con facilità adesso, lui mi metteva a mio agio e sembrava capirmi come nessun'altro. Era pazzesco, ci conoscevamo da neanche un giorno ma era come se ci conoscessimo da una vita. Ero completamente rapita da lui.

Ad un certo punto siamo giunti sul luogo del delitto. La carcassa di quella che era stata la mia bici era rimasta impigliata tra alcuni arbusti cresciuti a caso nel fossato, con una ruota completamente sfasciata da un lato.

Leo ha fatto un fischio -Mi avevi detto che aveva solo un "buchetto"-

E avevo detto la verità -Giuro solennemente di non avere alba di ció che sia successo alla mia bici una volta finita nella sua tomba-
Leo ha riso -Devono essere stati quei rami là-

-Mmmh probabile-

Siamo stati a guardare ancora per un attimo la bici nel buco, senza fare nulla.

-Forse dovremmo tirarla fuori.-

-Già.-
Leo ha fatto finta di scrocchiarsi le dita e si é buttato con un salto nel fosso. Io l'ho guardato con una mano sulla fronte.

-Qui agente segreto 111, sono giunto al luogo del delitto. Mi riceve? Passo.-
Ho alzato gli occhi al cielo sorridendo e gli ho risposto -Qui base 007, sono l'agente 112. La ricevo, passo. -

Lui: -La vittima sembra riportare brutte lacerazioni e gravi graffi, passo-
Io: -Qui si quota la sopressione immediata, passo-
Lui: -Naah la riporteró in vita, passo-
Io: -Negativo, é contro il regolamento. Passo e chiudo.-

Lui: -"In culo il regolamento!"-
-Novecento!!!- ho strillato riconoscendo la citazione del "Pianista sull'oceano".

-Danny Boodman T.D. Lemon Novecento- ha risposto alzando un dito mentre riportava in superfice il fantasma della mia bici -e questa é la sua cavalcatura superstite, madama.-

Io: -Per il divino naso di Zeus, io ti stimo!-

Lui: -Giuro che le tue imprecazioni mi sorprendono ogni volta di piú-
Io: -Credo abbiano una specie di vita propria, non le comando- sono arrossita.

Lui: -Sei la ragazza piú buffa che abbia mai incontrato-
Io: -Lo prendo per un complimento e il sentimento é ricambiato comunque-
Lui: -Non so se questo "ricambio di sentimenti" sia inteso allo stesso modo da entrambe le parti perché il tuo suonava un filo piú provocatorio del mio- ha alzato il mento come a dire "ho ragione vero?".

Io: -Trema, saró il tuo peggior incubo notturno- ho risposto anche se avrei voluto dirgli che lui non era semplicemente "buffo" lui era "dxkjortndjs" e con questo, ragazzi, ho detto tutto.

Lui ha fatto uno dei suoi sorrisetti sornioni -Interessante scelta di parole- Ma!!
L'ho fissato per alcuni secondi e poi ho sbuffato anche se avrei voluto sospirare.

Lui era lí in piedi davanti a me con una mano sul sellino della bici e l'altra sul manubrio. Lo vedevo un po' scuro a causa della contro luce. I capelli biondi riflettevano la luce del sole dietro di lui e gli creavano come un'aurea dorata intorno. Sorrideva, come sempre, e il suo sorriso gli arrivava fino agli occhi. Perché non smetteva per un attimo di essere cosí bello?! Pensai a me e a come i miei capelli castani dovevano essersi appiattiti sulla testa a causa del sudore e del caldo. In altre circostanze mi sarei raccolta i capelli in una coda alta e me ne sarei fregata di come sarei apparsa -disperata per precisare- anche se non cambiava tanto ormai, la faccia che faceva compassione ce l'avevo lo stesso. I capelli sciolti almeno mi davano un senso di protezione, come se potessi nascondermi in qualche modo agli occhi critici delle altre persone. Avevo tirato in su gli occhiali da sole per sistemare alcune ciocche ribelli indetro, giusto per decenza, ma mi sentivo comunque a disagio. Gli occhi di Leo mi fissavano continuamente e io mi sentivo come se non potessi fuggire a quel suo sguardo.

Ho distolto gli occhi, all'improvviso consapevole dei miei innumerevoli difetti. Mi vergognavo di me stessa per come mi doveva vedere lui. I suoi occhi erano cosí particolari di quel verde scuro che non avevo visto su nessun altro, i miei invece erano semplicemente anonimi,color nocciola....forse un po verdini vicino alla pupilla...ma credetemi facevano schifo, detto a parole sembra tutto piú bello, fidatevi. Indossavo un vecchio vestito che arrivava poco piú sopra del ginocchio che un tempo era stato azzurro e attillato ma che ormai tendeva piú verso il bianco e mi pendeva sulla vita a causa dei chili persi negli ultimi anni. Mi piaceva quel vestito ed era veramente comodo, ma in quel momento mi sembrava piú adatto ad una suora che a me. E poi la bocca: aveva questa strana forma che la faceva sempre apparire imbronciata e troppo piena anche se piccola. Sembravo ancora una bambina e me ne vergognavo un mondo. Per non parlare della bici con cui mi spostavo da un posto all'altro ogni volta. Tuttavia... ho sbirciato Leo e il suo sguardo era ancora su di me, peró questa volta non sorrideva. Sembrava confuso, ovviamente non poteva sapere ció che stavo pensando.

-Terra chiama pianeta Bip Bip- ha detto facendo un sorriso sbilenco.

Tra le montagne in AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora