Sette

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Una volta entrata in casa mi parve che tutto mi piombasse addosso all'improvviso. Come se la realtà che mi circondava prima si fosse fermata e adesso avesse ripreso a scorrere normalmente. Ho fatto un profondo respiro. Oltre alla realtà ora avevo ripreso coscienza anche del mio corpo. Mi dolevano le gambe per la camminata e il sedere per la caduta. In piú avevo caldo e sete, tanta e troppa sete. Mi sono precipitata in bagno scolandomi mezzo rubinetto, poi mi sono infilata in doccia. Togliermi il vestito era come ricevere una benedizione. Halleluja.


Il getto d'acqua fredda mi é arrivato in faccia e io ho chiuso gli occhi.


Il viso di Leo era ancora nitido nella mia mente. Mi é parso cosí reale che lo stomaco mi si é stretto in una morsa. Ho ripercorso con la mente tutto il pomeriggio che avevo appena passato, riflettendo e scoprendo sempre di piú i dettagli che a una prima impressione mi erano sfuggiti. Forse interessavo veramente a Leo...oppure semplicemente lui era un ragazzo simpatico che amava fare amicizia e non aspirava a nulla di piú. Era meglio non illudersi.


Il profumo del sapone alla menta mi ha rilassato un po'.


Avevo paura di quello che provavo, era una cosa cosí nuova per me... Questo sentimento per lui mi stava soffocando e lo conoscevo da cosí poco. Era l'ennesima volta che me lo ripetevo in poche ore, forse per convincermi che non potevo provare nulla di piú che semplice simpatia in un arco di tempo cosí breve, ma la verità sapevo che era diversa ed era inutile cercare di cambiarla. Il danno ormai era fatto.


Ho sospirato, e dopo essermi risciacquata con un nuovo getto di acqua fredda, sono uscita dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano blu e sfregandomi i capelli gocciolanti. Sono uscita dal bagno e mi sono diretta in camera mia per vestirmi. Adoravo la mia camera. Era piccola ma accogliente. L'avevo "personalizzata" due anni fa insieme alla Ale: aveva le pareti di un bluet chiaro tendente al lilla e sopra al letto ci avevo disegnato un rametto di lavanda che andava ad inclinarsi ad arco sopra ad alcune citazioni che avevo scritto in corsivo. In parte al letto c'era una grande finestra ed io l'avevo resa simile alla nicchia della biblioteca, posizionando pure una libreria a scacchi che andava a incorniciarla tutta. Le tende erano bianche con piccoli fiorellini blu ricamati, mentre i mobili erano tutti in legno grezzo, simile a quello delle travi sul soffitto. Sulla parte esterna della libreria ci avevo attaccato tutte le fotografie a cui tenevo di piú. Ce ne erano riguardanti film e libri e di me con la mia famiglia, con la Ale e con Anakin -...Star Wars...- il vecchio cavallo di mio nonno. Amavo cavalcarlo anche se ormai era buono solo per fare passeggiate tranquille.


In parte al letto c'era l'interruttore della luce. Ci avevo messo sopra due etichette: "Nox" per quando spegnevo la luce e "Lumos" per quando l'accendevo. Sono una potteriana convinta e non importa se non ho ricevuto la lettera per Hogwarts, il gufo si sarà perso durante il viaggio, questo é poco ma sicuro.


Ho schiacciato "Lumos" e ho indossato biancheria e vestiti puliti: pantaloncini azzurri di cotone e una maglietta manica corta nera con scritto "Strafighi in nero dal 1234". Comprenda chi puó.


Mi sono distesa sul letto con i capelli bagnati stretti in uno chignon e ho preso "Romeo e Giulietta" dal comodino. Ho finito di leggere le ultime pagine che mi rimanevano versando qualche lacrima, poi sono scesa in cucina a prepararmi la cena. Ero avvolta in quello stato di abbandono che mi prende ogni volta quando finisco un libro, quindi mi sono limitata a farmi un panino con insalata pomodoro e prosciutto, mangiandolo pensierosamente sull'amaca in giardino. Erano spuntate alcune stelle anche se il sole non era completamente tramontato. La luna appariva pallida e timida, leggermente piú scura del cielo.


Ho cercato di individuare qualche costellazione, ma non ero brava in astrologia. Sapevo solo trovare la Cintura di Orione in inverno. Mi sarebbe piaciuto imparare a riconoscere le stelle, era una di quelle cose che mi affascinavano. Guardare il cielo mi faceva ricordare sempre quanto piccoli fossimo noi nell'universo. Siamo insignificanti e ci crediamo i padroni di tutto. Cos'é la nostra società, il nostro sistema, in confronto al resto? In confronto alla Natura.

Tra le montagne in AlaskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora