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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter two ❜┊˚ ̥۪͙۪◌

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- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter two ❜┊˚ ̥۪͙۪◌

𝐀𝐔𝐑𝐎𝐑𝐀

Miyagi-Do Karate.

Questo c'era scritto - o meglio, intagliato - nell'insegna fatta di legno fuori dalla staccionata dell'indirizzo che mi era stato dato da Daniel. Mi aveva detto che si trattava del dojo in cui insegnava, e che era lo stesso dove aveva imparato lui dal suo maestro (per l'appunto, il signor Miyagi).

Camminai in modo un po' titubante oltre alla staccionata, con le scarpe che scricchiolavano contro il terriccio fino. Osservai le varie auto d'epoca parcheggiate alla mia sinistra e la casa dipinta con una tonalità di blu davanti a me.

Passai attraverso la porta ed entrai in casa, arredata appunto come un dojo, in pieno stile giapponese. Alle pareti c'erano alcune mensole e delle foto, ritraenti soprattutto un signore anziano e alcuni articoli di giornale che parlavano di una vittoria.

All'improvviso, sentii delle voci provenire dal cortile nel retro, così decisi di andare in quella direzione. Aprii un'ultima porta e varcai la soglia in quello che era un giardino perfettamente arredato per praticare karate: c'erano sacchi appesi, passerelle di legno, alcune pietre enormi con iscrizioni in giapponese e addirittura una sorta di laghetto.

«Wow...» mormorai, guardandomi attorno.

«Hey, Aurora» mi salutò una voce.

Mi girai ed incontrai con lo sguardo la figura di Sam, la figlia di Daniel. Era vestita in modo sportivo e aveva i capelli legati in una coda. Mi sorrideva in modo stranamente gentile.

«Ciao» alzai la mano in segno di saluto.

«Mi fa piacere che tu sia riuscita a venire, alla fine» disse.

«Si, anche a me» annuii.

In quel momento, ci raggiunse un altro ragazzo. Aveva capelli castani e leggermente lunghi, che gli arrivavano poco sotto le orecchie; un paio di occhi chiari, che si aggiravano tra le tonalità del verde e dell'azzurro; infine, aveva un sorrisetto stampato in viso che sembrava quasi fosse stato disegnato. Anche lui indossava un abbigliamento sportivo.

Io avevo fatto la stessa cosa: avevo addosso un paio di pantaloni della tuta grigi e una maglietta attillata bianca, che avevo rubato dall'armadio (molto discutibile) di mia madre.

Il ragazzo camminò di fronte a me e mi tese la mano, che io strinsi.

«Sono Robby, benvenuta al Miyagi-Do» sorrise.

Shades Of Cool ✷ Miguel DiazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora