CAPITOLO 2 Il viaggio

560 14 0
                                    

Era la mattina seguente, all'alba la luce penetrava dalla finestra e colpiva i miei occhi. Hugo era già sveglio da un po',
Scesi dalla scala scricchiolante e dissi "Buongiorno" e lui mi sorrise.
Io avevo uno zaino come valigia con dentro alcuni cambi ma non molti, un coltello per l'evenienza e nessun documento perchè i miei genitori erano comunisti. In compenso avevo un biglietto del treno falso.

L'amico di famiglia mi caricò su un furgone e mi portò ad Innsbruk. Mi lasciò del denaro in caso mi servisse, più che altro serviva a lui per sentirsi a posto con la coscienza e ripagarci il favore. Il viaggio per Berlino era ancora lungo, ma questa volta sarei riuscita ad imbucarmi in un mezzo più veloce.

La linea ferroviaria che portava alla capitale tedesca, oltre a treno carichi di persone molto sfortunate, ospitava treno più veloci riservati a persone di altp rango. Io sarei riuscita a salirci.

Mi precipitai in stazione, in un bagno, e cambiai i miei abiti sporchi con altri dall'aspetto prestigioso, in realtà sarebbero durati ben poco perchè la stoffa era povera e malridotta.

Però feci la mia scena: seguii signori dall'aspetto nobile e mi atteggiai come tale, riuscii senza molti problemi ad imbarcarmi senza troppe domande.
Il mezzo era nuovo, visibilmente destinato a ricchi uomini e donne.
Mi sedetti in un posto casuale, vicino al finestrino. Cinque minuti e saremmo partiti.

Il lungo viaggio era ormai a metà e nessuno era passato a controllare il biglietto, ma non mi preoccupava. A fianco a me c'era un signore che leggeva un libro, ma non un libro a caso, il "mein kampf". Sapevo di cosa si trattava: avevo a fianco un fervente nazista. Di fronte a me invece avevo un ragazzo ventenne che parlava con la donna seduta al suo fianco, sua madre penso, sempre di politica.
Argomenti che potrebbero essere noiosi se non mi fossi trovata in quel periodo storico. Hitler aveva fatto esplodere la guerra e "la razza ariana vuole il suo spazio vitale" diceva il ragazzo.
Pensai che dormire fosse la cosa migliore.

Al mio risveglio mancava solo mezz'ora all'arrivo, un'estenuante viaggio volgeva alla conclusione, cosí alcuni passeggeri iniziarono a svegliarsi. Ah già, nel frattempo era passato un uomo a ritirare i biglietti e non si era accorto di nulla. Quella copia l'avevo presa da un falsario italiano proprio bravo.

Scesa dal treno abbastanza stremata, vidi per la prima volta la stazione di Berlino, era grande e decorata, e con una grande bandiera nazista posta su uno dei muri.

La strada per la mia meta non era lontana da lí, mi incamminai.

Il braccio sinistro di HitlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora