CAPITOLO 6 Un lungo giorno (parte 2)

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Nessuno mi vide uscire dalla questura perchè il generale conosceva un'uscita sul retro.
Mi mise le manette dicendomi:" È nel caso ci vedessero".
La cosa non mi convinceva affatto ma non avevo altra scelta.
L'auto era normalissima, mi sedetti sul sedile anteriore e partimmo.
Il silenzo lo interruppe lui:"L'unico pensiero che la gente tedesca ha diverso dai soldati è 'non li ucciderei mai perchè mi fanno pena' altrimenti sarebbero tutti completamente dalla parte di Hitler." mi guardò ma io non mi voltai
"È un buon demagogo, possiamo dire. Ma non possiamo assolutamente approvare le sue idee nè la politica. Mi sembra evidente." dissi molto tranquillamente, come fosse una cosa ovvia... ma lo era.

Il viaggio continuó. Erano le cinque del pomeriggio, avevo perso la cognizipne del tempo. Ma cosa più tragica: il mio aereo era perso per sempre.

Arrivammo davanti ad un edificio più grande, circondato da guardie naziste.
L'uomo a fianco a me scese dalla macchina e andò verso l'ingresso, disse qualcosa alla guardia e poi risalí, entrammo senza problemi all'interno della villa.

Solo dopo qualche ora capii che mi stava spacciando per sua figlia...
Conobbi molte persone, uomini, nazisti ben formati.

Tre di questi mi scortarono fino a una porta, molto decorata.
Onestanente non so cosa avesse combinato il generale ma uno dei tre uomini mi disse:"Aspetta qui, ti vuole parlare".

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Il braccio sinistro di HitlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora