Nemmeno il cuore

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La neve schizzava in aria a ogni falcata come spuma di un'onda violenta. Minuscolo tra gli alti pini, Dan correva. Nessuna voce fiatava nella sua testa, benché i rimasugli di quelle urla gli sferzassero la mente, riducendola a brandelli. Il ragazzo attraversò il bosco senza mai fermarsi. Non riposò le gambe e nemmeno il cuore. Era impossibile ignorare il terrore che gli stringeva la gola.

Una radice e una caduta fermarono la disperata corsa del giovane, che capitolò in avanti con le mani nel cruore. Le dita afferravano la neve pregna di sangue.
Dan indietreggiò di scatto, impaurito dalla pozza vermiglia nel quale era inciampato. Osservò le dita per qualche attimo, prima di affondarle nella neve pulita. Strofinò i palmi fino a graffiarli tra i cristalli di ghiaccio, in preda al disgusto.

"Jessie, il sangue, la pozza, il bosco...".

Non erano più le urla ad annebbiare la mente, ma flebili sospiri.

Dan afferrò la camicia. La strinse, lì dove lottava il petto contro il cuore impazzito.

"Le incisioni..." fu l'ultimo bisbiglio.

Il ragazzo, ancora rannicchiato a terra, alzò lo sguardo a fatica. Seguì con gli occhi l'incresparsi delle radici sotto le gambe, giungendo poi al tronco di un pino. La corteccia era ferita da delle iniziali d'amore.

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