Capitolo 1 ✅

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Paige:

Sono Paige Wilson, adoro i libri, soprattutto quelli romantici, non mi piace creare problemi, ne fare cose di cui non sono sicura di avere il permesso. Nonostante i miei 17 anni sono abbastanza infantile, ma soprattutto perdono, perdono e perdono, sempre. La mia regola è: tutti meritano quante più occasioni possibili dopo un errore.
Ho cinque amiche, Wendy, Trinity, Morgan, Tara e Hope. Siamo conosciute come le sanguinarie.
E vi starete chiedendo: perché sanguinarie se il tuo carattere è pari a quello di un orsacchiotto di peluche?
Bhe semplice, perché le mie amiche sono l'opposto di me, si vestono in pelle rossa e nera, portano sempre un coltello dietro e si prendono ciò che vogliono senza chiedere, oh e cambiano ragazzo con la stessa frequenza con cui io leggo, quindi molto frequentemente.
Siamo amiche, perché ci conosciamo dall'asilo ed eravamo simili, sono cambiate, hanno iniziato con le feste, poi con l'alcol e ora con la droga. Siamo invitate a tutte le feste, di base a me piacciono, ma non faccio uso di stupefacenti, MAI. Tutti mi identificano come una sanguinaria, quindi in realtà nessuno conosce il mio vero carattere, tutti pensano che io sia una specie di meretrice drogata che si diverte a fare risse. E io glielo lascio credere.
Sono Canadese, vivo nel freddo perenne in un villaggio dove tutti conoscono tutti e soprattutto, dove tutti conoscono noi.
Mia madre è l'unica della famiglia ancora in vita ed io vivo con lei.

Un giorno, era inverno, mi svegliai per colpa di un colpo per terra, mi alzai ed andai in cucina, mia madre era distesa sul parquet con un coltello conficcato all'altezza del cuore. Mentre le lacrime scendevano copiose, trovai un piccolo biglietto di carta sul tavolo della cucina.
<<cara Paige,
Ti voglio bene, mi dispiace per quello che ho fatto, però non ce la facevo più, i ricordi della morte di tuo padre mi assillano insistenti. Mi dispiace ma non ho più voglia di lottare.
Per sempre nei tuoi sogni,
Mamma.>>
Non riuscivo a credere a ciò che leggevo, mia madre si era suicidata?!
Non era possibile, io mi ero accorta che qualcosa non andava, ma avevo sottovalutato la cosa. E ora, ora lei non c'era più, mi aveva lasciata da sola contro il mondo. Conto le mie paure ed insicurezze. Contro le brutte strade e le droghe. Da sola contro me stessa e contro ciò che mi circondava. Non ero pronta, non lo sarei mai stata, io ero una bambina, avevo BISOGNO della mia mamma.

Nel giro di poco tempo, mi ritrovai su di un aereo verso Lakeshore, alla periferia di Detroit. Lì viveva zio Adam, era il fratello di mio padre e mi piaceva da matti stare lì, suo figlio aveva la mia stessa età e si chiamava Travis, mio cugino era il migliore, lo adoravo. Io e lui giocavamo sempre su di una collina piena di margherite, lui è sempre stato il mio esempio da imitare, non mi dispiaceva rivederlo, tutt'altro.
Io e mamma abitavamo con zio Adam e Travis prima di trasferirci in Canada, io avevo 13 anni quando abbiamo lasciato la periferia di Detroit.

Avevo superato la morte di mia madre, anche se la sua mancanza si faceva sentire, però ero pronta a vivere la mia nuova vita a Lakeshore.

Scesi dall'aereo e, dopo aver ripreso la valigia, mi incamminai verso la mega villa dello zio che distava poco dall'aereo porto.
Arrivata, suonai il campanello e i miei ricordi felici riaffiorano, quanto mi piaceva la mia vecchia casa.
Ad aprirmi fu un ragazzo alto, muscoloso con i capelli biondi scuro spettinati e occhi azzurri penetranti, Travis si era tinto i capelli?
"Ciao Travis, ti ricordi di me?!"
Chiesi, ma rimasi stupita quando il ragazzo mi rise in faccia tornando immediatamente serio e schivo per dirmi.
"Ragazzina, ma per chi mi hai preso?"
La sua voce era molto profonda, non me la ricordavo così.
"Sei più schivo dall'ultima volta"
Rise di nuovo
"chi è alla porta Ethan?"
Cavolo, lui non era Trevis. Bel modo di comicità e una nuova vita, complimenti Paige.
Arrossii all'istante chinando la testa, quando un ragazzo moro con gli occhi blu mi si fiondò addosso abbracciandomi, anzi stritolandomi.
" Paige, mi sei mancata."
Questa era la voce di Travis.
"Sono felice di vederti, ma così mi uccidi!"
Dissi e lui si staccò dall'abbraccio grattandosi la nuca.
Il ragazzo di prima, Ethan, intervenne.
" chi è? Una qualche ragazza di cui non mi hai parlato?"
Travis alzo gli occhi al cielo.
" lei è Paige, mia cugina. Paige, lui è Ethan, il vicino, nonché mio migliore amico."
Ethan alzó il mento con indifferenza per salutarmi.
Io risposi con entusiasmo, proprio come una bambina.
"Ciao, mi chiamo Paige Wilson, spero che diventeremo amici in futuro, ne sarei onorata Ethan."
"Ma cosa sei, una ragazzina con la cameretta rosa, che non dice nulla di cattivo e che vuole essere amica di tutti per essere felice?"
Era la mia descrizione, sorrisi perché finalmente qualcuno capiva com'ero davvero.
" già, grazie di avermi detto questo, nella mia vecchia scuola ero reputata una prostituta alcolizzata che andava in giro a picchiare le persone."
Rise sfacciatamente con fare ironico.
" non ti si addice"
E con queste parole tornò a casa sua, così finalmente potei entrare.
Riposi svogliatamente le mie cose nei cassetti e con cura mi misi a sistemare i miei romanzi rosa e sdolcinati nella libreria che usavo quattro anni prima.
Lo zio era uscito per fare compere, così mi resi utile e mi misi a cucinare, una delle cose che mi riusciva meglio.
Cucinai per ore ed apparecchiai la tavola
In modo impeccabile per tre persone.
Travis scese dalle scale e fece una O con la bocca.
"Wow, hai cucinato"
Annuii fiera di me stessa.
Lui guardó il tavolo apparecchiato e disse.
"Questa sera, Ethan mangia con noi."
Non lo sapevo, beh, non era una problema, il cibo bastava.
Annuii in modo secco e mi rigirai ai fornelli.
Appena posai la padella sul tavolo suonarono al campanello, erano zio Adam e, Ethan, che ignorai.
Infatti corsi da mio zio e lo abbracciai, mi era mancato.
"Hai cucinato? Non dovevi Paige, sarai stanca"
Scossi la testa con dissenso e invitai Tutti quanti a sedersi.
Appena mi sedetti di fronte a Travis, Ethan con un ringhio infastidito mi si avvicinò all'orecchio e disse arrabbiato.
"Questo è il mio posto ragazzina"
Mi alzai frettolosamente con il fiato mozzato e mi sedetti a capo tavola. Odiavo sbagliare.
"Allora"
Cominció zio Adam.
"Come si sta in Canada?"
"Al freddo"
Risposi divertita e strappai anche un sorriso all'indifferente Ethan.
" ma cosa sei un pinguino?"
Disse quest'ultimo ironico e io gli sorrisi gioiosa, sorpresa dal fatto che non fosse sempre freddo. Nemmeno il tempo di formulare questo pensiero che divenne di nuovo freddo e distaccato.
O era bipolare o non me lo spiegavo.
Finimmo la cena ed io troppo stanca andai a dormire, mentre gli altri rimasero a chiacchierare.
L'indomani sarei dovuta andare a scuola.

Le colline sono in fiore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora