Capitolo 2✅

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Ethan:

Come al solito verso le cinque di mattina, mio padre tornò a casa completamente ubriaco, mia madre era ancora fuori con le amiche.
Mi alzai dal letto, non avevo chiuso occhio.
Appoggiai i piedi per terra e un rivolo di sangue si spanse per il pavimento, avevo dimenticato il coltello vicino al letto, di nuovo.
Incurante del sangue, mi infilai nella doccia lavando via il sudore della sera precedente passata a giocare a basket con Travis.
Mi venne in mente la sua cugina.
Era proprio una bambina, con quell'aria da santarellina e il sorriso stampato in faccia di chi del mondo non ne sa molto.
Era odiosa, non la potevo proprio sopportare, eppure la avrei vista a scuola, imprecai.
Non sapevo se per il dolore del sapone sulle ferite aperte o per il pensiero di vedere. pinguino canadese.
Mi rivestii e andai a casa di Travis per la colazione, lui sapeva che stavo da lui perché non sopportavo mio padre da ubriaco fradicio.
Suonai al campanello e, per mia sfortuna mi aprì il pinguino, devo dire che con la gonna corta della divisa e la camicia attillata che le fasciava il seno, la faccia assonnata e le labbra gonfie era proprio seducente.
Ma a che stavo pensando?!
Io la odiavo.
"Buongiorno"
Disse con la voce impastata ma Comunque sorridente.
" ciao pinguino"
La salutai sbrigativo ed entrai.
Lei si girò e con il suo solito sorriso disse.
"Mi piace questo soprannome!"
Tutta quell'euforia di primo mattino non la sopportavo, anche se stranamente la sua presenza mi piaceva.
Però la odiavo comunque.
Facemmo colazione in religioso silenzio e dopo salimmo in macchina di Travis che ci accompagnò a scuola.
Paige parlò per tutto il tragitto delle sue amiche e delle sanguinarie, che non si addicevano per nulla a lei.
Anche se in effetti l'argomento mi interessava mi finsi Comunque disinteressato come sempre.
Volevo conoscerla, anche se il motivo non mi era chiaro, però lei non doveva conoscere me.
Arrivato a scuola, Travis fece da guida al pinguino e ogni volta che lei passava vicino ad un ragazzo, quest'ultimo le iniziava a sbavare dietro.
Questo fatto mi diede fastidio, non dovevano sbavare dietro ad una bambina pura e innocua come il pinguino.
La affiancai mettendole una mano sulla spalla, come se il mio corpo non mi appartenesse.
Perché lo avevo fatto?
Non lo sapevo.
Però lei mi sorrise come per dire 'allora non mi odi completamente'.
No, non la odiavo del tutto, diciamo che la odiavo per metà.
Ma nemmeno questo lei doveva sapere, quindi alzai gli occhi al cielo e lei mi fece la linguaccia.
Che carina, pensai, sembrava davvero una bambina che aveva ricevuto un ammonizione da un adulto.
Mi riscossi dai miei pensieri quando udii.
"Ma quella bambola è la ragazza nuova?"
E ancora.
"Carina. Almeno un bel bacio me lo faccio dare"
Emisi un ringhio di disapprovazione e, attirai bruscamente Paige a me.
Lei era pura, non volevo che qualche imbecille la obbligasse a baciarlo o peggio, solo per il gusto di farlo.
A lezione, il professore presentò alla classe il pinguino. Il destino mi remava contro, l'unico posto l'ibero era accanto a me, avrei dovuto sopportarla per molto più tempo di quanto pensassi.
Mi sorrise ancora come una bambina, incurante delle occhiate dei ragazzi al suo sedere.
Appena si sedette un profumo di lampone mi inebriò le narici, era il suo profumo.
Questa ragazza era pericolosa.
Mi stordiva con il suo profumo.
Mi seduceva con il suo sorriso.
Mi colpiva con la sua voce.
Mi faceva perdere nel prato che aveva negli occhi.
Aveva uno strano effetto su di me.

Finite le lezioni ci recammo in mensa e ovviamente lei si sedette al nostro tavolo.
Qualcosa mi diceva che non si sarebbe tolta di torno facilmente.
"È la prima volta che prendo il pranzo da sola!"
Esultò battendo le mani, era proprio una bambina.
Travis inarcò un sopracciglio.
"Perché di solito lo faceva la matricola di turno. Ogni giorno le mie amiche sceglievano una matricola come specie di schiavetto, io non approvavo ma loro erano troppo spaventati."
Risi, era esilarante, delle ragazze che mettevano i piedi in testa a un ragazzino.
E-s-i-l -a-e-a-n-t-e.
"Dai, non fa così ridere"
Disse lei sfoggiando ancora quel suo sorriso seducente ma anche infantile.
La ignorai prima di non riuscire più a staccarle gli occhi di dosso.
Durante il tragitto per il nostro tavolo uno scemo si permise di alzarle la gonna con una mano.
Lei prima sgranò gli occhi e poi diventò rossa come un peperone e se ne andò via a passo svelto.
Non mi piaceva affatto il comportamento irrispettoso del tizio.
Gli presi il colletto della divisa scolastica e mi avvicinai alla sua faccia con fare minaccioso.
"Permettiti un'altra volta di toccarla e ti giuro che i tuoi genitori piangeranno la tua morte."
Lasciai bruscamente il suo colletto e tornai al tavolo.
Non sapevo il perché del mio gesto, ma almeno il mio pinguino non doveva più subire umiliazioni.
Un momento.
Da quando era: il mio pinguino
E non: il pinguino?
Non sapevo nemmeno io perché la definivo mia, ma sicuramente non era del tizio che le aveva alzato la gonna.
Non sapevo molte cose oggi.

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