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Hazel

Mentre cammino per raggiungere il vialetto della casa e l'aria fredda smuove le punte dei miei capelli, infilo le mani nelle tasche della giacca chiedendomi che cosa ci faccio qui.
L'unica risposta che riesco a trovare è che Kate, la mia migliore amica, è tanto una manipolatrice quanto io sono una persona facilmente manipolabile. Riporto alla mente le sue parole di questa mattina, a colazione.

«Siamo usciti a cena con degli amici di Elija l'altro giorno.» Elija è il ragazzo storico di Kate, probabilmente il suo futuro marito. «Credo di aver incontrato la tua anima gemella. Verrá alla festa questa sera.»

« Buon per lui» ho risposto fingendomi indifferente, mentre masticavo una cucchiaiata di cereali. Kate non si è fatta fregare nemmeno per un secondo, e invece di battere in ritirata ha deciso subito di continuare ad attaccare, finché non avessi ceduto. Le ci sono voluti più o meno due minuti, ci ha messo tanto solo perché si è dovuta contendere la mia attenzione con il numero di Vogue di fronte a me.

Ecco il motivo per cui, ora, mi ritrovo costretta ad avanzare verso una delle case delle confraternite e sorority che hanno deciso di colonizzare quest'area del campus. Ovviamente, la mia anima gemella non fa parte di una confraternita.
Mi tolgo la giacca non appena varco la soglia, la temperatura interna sin troppo alta per essere considerata piacevole, mentre nella confusione creata dalla folla e dalla musica che rimbomba per le stanze, mi guardo intorno cercando di trovare Kate ed Elija.

Completamente distratta, com'è ovvio, finisco per scontrarmi con qualcuno e dentro di me prego che non sia la mia presunta anima gemella: sarebbe l'incontro/ scontro più banale sulla faccia della terra.
Alzo gli occhi sul ragazzo di fronte a me, riconoscendolo all'istante e capendo di essere fuori pericolo: Gabriel Adams non è il mio futuro marito. Probabilmente, non è il futuro marito di nessuno.

«Tutto bene?» chiede con la fronte corrugata, gli occhi neri intenti ad esaminarmi il viso, i capelli scuri scompigliati in quel modo quasi fastidiosamente perfetto che, ne sono certa, ogni ragazzo al campus invidia.

Annuisco brevemente, decisa a superarlo e a ricominciare la mia ricerca, ma non appena faccio un passo avanti lui si sposta nella mia direzione, credendo così di potermi far passare ma intercettandomi alla perfezione. Muovo un passo dall'altro lato, all'istante lui fa lo stesso, prima di sospirare, posarmi le mani sulle spalle e costringermi a prendere la direzione giusta per superarlo. Fatto sta che, anche quando il suo corpo non rappresenta più un ostacolo, Gabriel Adams continua a fissarmi tenendo le mani sulle mie spalle.

Mi decido ad alzare il viso per poterlo guardare negli occhi, dato che è parecchio più alto di me. Una differenza ridicola, questo è certo. «Puoi lasciarmi andare ora?» chiedo prendendo coraggio.

All'istante le sue mani si alzano dalle mie spalle, ma lui non si sposta. «Ci conosciamo?» domanda confuso. Scuoto la testa, lui allunga una mano nella mia direzione. «Gabriel Adams.».

Non accenno a stringerla. «So chi sei.»

«Hai appena detto che non ci conosciamo» risponde, sorridendo confuso. Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo, so che non è davvero così ingenuo. Tutti al campus sanno chi è Gabriel Adams, il mio primo anno è cominciato da appena tre mesi, così come il suo, ed il suo nome è sulla bocca di chiunque. Specialmente delle ragazze. Di tutte le ragazze.

«Senti, sto cercando i miei amici e...»

«E hai deciso di finire addosso a me.»

«Non di proposito.»

«Tre volte.»

«Decisamente non di proposito» ripeto a denti stretti.

Gabriel trattiene un sorriso prima di annuire. «Okay.» risponde poco convinto. Qualcuno lo saluta attirando la sua attenzione che, per la prima volta da quelle che sembrano ore ma sono solo pochi minuti, si sposta dal mio viso. Anche io ricomincio a guardarmi intorno, notando quante ragazze mi stiano fissando con tutta l'aria di volermi uccidere, all'istante. Decido che la distrazione di Gabriel è la mia via di fuga, da una conversazione che non ho chiesto di avere. Faccio per voltarmi e sparire in mezzo alla folla, ma all'istante la mano, che ho saggiamente deciso di non stringere, scatta nella mia direzione afferrandomi il polso. Mi volto furiosa, pronta a mettermi ad urlare se necessario, ma gli occhi scuri di Gabriel sono ancora fissi sul mio viso e l'accenno di un sorriso gli increspa le labbra, la calma fatta a persona. «Sai il mio nome, ma non mi hai detto il tuo.»

«Non...»

«Elle!» la voce di Kate sembra rimbombare tra le pareti. Trattengo un sospiro di sollievo, prima di alzare un sopracciglio e fare un cenno in direzione della mano di Gabriel che mi stringe il polso. Il suo sorriso si apre, le sue dita anche, e mentre lo supero sono consapevole del fatto che il suo sguardo segua ogni mia mossa.

Mi allontano in fretta fino a raggiungere Kate ed Elija, accaldata e nervosa. La mia migliore amica mi mette un braccio intorno alle spalle, costringendomi a concentrarmi sul ragazzo di fronte a noi.
All'istante mi blocco, tutto all'interno del mio corpo sembra fermarsi: il mio respiro, poi il mio cuore, prima di ricominciare a battere impazzito non appena Cole sorride e si presenta.

Cole, la mia anima gemella.





***

Ringrazio chiunque deciderà di dedicare del tempo a questa storia, dopo più di un anno di assenza da Wattpad ❤️
L'idea della trama gira nella mia testa da mesi, ma non sono mai stata abbastanza convinta da cominciare davvero a scrivere, finché non ho deciso (letteralmente questa sera) che era ora o mai più.

Me la prenderò con calma con gli aggiornamenti, sono sicura al 90% che questa sarà l'ultima storia di questo genere che scriverò, e voglio godermi il viaggio insieme a voi ❤️
Sarà un dual POV, ed un esperimento in corso (come sempre, non ho la minima idea di cosa succederà davvero).

Stay Tuned ❤️

Like the DawnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora