9.

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Hazel

Mia osserva il suo riflesso allo specchio, mentre io rimango seduta sul suo letto, un cuscino stretto tra le braccia. «Può andare?» chiedo, riferendomi ai vestiti che indossa e che mi ha chiesto di scegliere per lei.

«È perfetto.» annuncia con un sorriso luminoso in volto, prima di voltarsi ed afferrare la borsa accanto a me. «Perfetto.» ripete, tornando a guardare il suo riflesso.

«Sei sicura che...»

«Elle.» mi ammonisce prima che vada avanti, mi mordo il labbro inferiore e rimango in silenzio. Sono contenta che Mia esca con un ragazzo ad appena una settimana dall'inizio delle lezioni, contenta che finalmente abbia trovato qualcuno che le piaccia tanto da concedergli una possibilità. Quello di cui non sono contenta, è che il tizio in questione sia un membro della Kappa Tau ed uno dei migliori amici di Gabriel Adams. No, Dan ha una certa reputazione al campus. Per qualche motivo, a Mia sembra non importare.

«Ok.» sospiro, prima di alzarmi dal letto e dirigermi verso la mia camera. La mia coinquilina mi segue confusa, fermandosi sulla soglia mentre io apro uno dei cassetti del comodino e afferro quello che sto cercando. Quando mi volto di nuovo raggiungo Mia, prendo la sua borsa e verso dentro una manciata di preservativi.

«Elle!» esclama con gli occhi sgranati.

«Promettimi che li userai, per favore.»

«Io non...»

«Per favore, Mia.» ripeto guardandola in faccia. Sebbene sia imbarazzata, il pensiero di quanto sia irresponsabile Dan mi fa rabbrividire. «Promettilo.»

«Okay, okay. Te lo prometto.» mormora, prima di chiudere la borsa. «Non vuoi tenerne qualcuno?»

«Per chi?» rispondo all'istante, con un'alzata di spalle.

L'espressione di Mia si fa mortificata, ma non osa nominare Cole o il fatto che non mi abbia scritto o chiamata per tutta l'estate. Esattamente quello che gli avevo chiesto, d'altronde. «Posso rimandare.»

«No.»

«Posso rimanere qui, ordiniamo una pizza e guardiamo un film.»

«Sto bene, Mia.» la rassicuro, accennando un sorriso e stringendole il braccio. Ho reso la mia performance abbastanza convincente negli ultimi mesi, solo un acuto osservatore potrebbe rendersi conto del fatto che sto mentendo. Sto meglio, sì, ma non sto bene.

«Non ti piace stare da sola.»

«Devo imparare prima o poi. Ora...» comincio a spingerla fuori dalla mia camera, verso la porta d'ingresso, afferrando il suo cappotto lungo la strada e costringendola a metterselo addosso. «Scrivimi quando sei al locale, scrivimi se si comporta da idiota.»

«Elle...»

«E per l'amor del Cielo, usa quei preservativi, sai le storie che girano riguardo a Tulum quest'estate.»

«Sei impossibile.» sospira alzando gli occhi al cielo. Apro la porta per lei, ma prima che possa spingerla oltre la soglia, Mia mi lascia un bacio sulla guancia e sorride. «Non aspettarmi sveglia.» si congeda prima di sparire giù per le scale.

Chiudo alle sue spalle, l'appartamento incredibilmente silenzioso di venerdì sera. Mi siedo sul divano e afferro uno dei cuscini, prima di stringerlo contro la pancia. Non mi ricordo l'ultima volta in cui sono rimasta a casa da sola nel weekend, o in settimana in realtà. Ho passato gli ultimi tre anni a dividermi tra le mie amiche, i miei progetti, lo studio e... e Cole.
Mi sembra di essere rimasta a mani vuote.

Scuoto la testa, uno strano ronzio nelle orecchie che mi fa capire che sto per ricadere in un baratro da cui ho passato tutta l'estate a cercare di uscire. Tra la settimana a Sonoma, lo stage a Seattle, ore ed ore di lavoro perché tornare qui a casa sembrava impossibile, terrificante.
Mia non mentiva quando ha detto che non mi piace stare da sola, lo odio, e anche se sono convinta che prima o poi dovrò fare i conti con un appartamento vuoto e con il silenzio pressante che mi circonda, per la mia sanità mentale quel giorno non può essere oggi.

Like the DawnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora