7.

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Hazel

Le mani di Kate continuano ad accarezzarmi i capelli, mentre la mia testa posa sulle sue gambe ed il mio sguardo è fisso sulle ante dell'armadio da quelle che sembrano ore. Accanto a noi, Mia si è impadronita dell'altra metà del letto. Persino nel mio stato di shock riesco a capire quanto sia furiosa e il fatto che, in qualche modo, Kate stia cercando di tenerla a bada mentre allo stesso tempo non smette di preoccuparsi per me.

Quello che è successo è sulla bocca di tutti alla Rosings, a quanto pare la mia discussione con Cole, la cui prima parte è avvenuta in pubblico, non ha fatto altro che confermare le voci che hanno cominciato a girare questo weekend.
Sento lo stomaco ribaltarsi di nuovo al solo pensiero, è una fortuna che non sia rimasto più niente da rimettere.
Dopo aver lasciato l'appartamento di Cole mi sono diretta verso casa della mia migliore amica senza nemmeno pensarci, senza nemmeno controllare se ci fosse o meno. Ad aprirmi la porta è stato Elija, il poverino è impallidito non appena mi ha vista e subito dopo ha chiamato la sua ragazza per chiederle di tornare a casa il più presto possibile. «È Elle, non so cosa sia successo.» ha sussurrato pensando che non potessi sentirlo.

Non appena la mia migliore amica è tornata le ho raccontato tutto, entrambi mi hanno ascoltato in un silenzio raggelante, che presto si è trasformato in confusione e rabbia, tantissima rabbia. Quando Mia ci ha raggiunti, portando la notizia che tutti, al campus, stavano parlando di me e Cole, ci ha trovate qui sul letto di Kate.
Avevo smesso di piangere da appena cinque minuti.

È di nuovo la voce della mia coinquilina ad interrompere il silenzio che ci ha circondate finora. «Lo ammazzo.»

«Mia...» la ammonisce Kate.

«È quello che stiamo pensando tutti.»

«Non è il momento ora.» so che le parole della mia migliore amica sono seguite da un cenno della testa nella mia direzione, anche se non la vedo, lo so. Mia sembra azzittirsi di nuovo, improvvisamente più preoccupata che furiosa.

Qualcuno bussa in modo leggero contro lo stipite della porta. I jeans di Elija entrano nel mio campo visivo, ma il mio sguardo rimane concentrato sul legno dell'armadio. Elija si avvicina e si abbassa alla mia altezza, la sua espressione di solito serena e indifferente mostra solo pura apprensione. «Elle, ordino qualcosa da mangiare, cosa ne pensi?»

È Kate a rispondere per me. «Idea straordinaria, sono quasi le nove, sto morendo di fame.»

«Anche io.» afferma Mia.

Elija rimane concentrato su di me. «Elle?» mi chiama speranzoso. Per tutta risposta chiudo gli occhi e nascondo il viso  contro il ginocchio di Kate. Riesco ad immaginare alla perfezione lo sguardo teso che deve lanciarle il suo ragazzo di fronte al mio mutismo, riesco ad immaginare lei che scuote la testa rassegnata mentre continua ad accarezzarmi i capelli. Elija mi lascia un bacio sulla testa prima di allontanarsi, io non mi muovo.

Sembro addormentarmi per qualche ora, quando mi sveglio Mia sta portando via dalla stanza dei cartoni di pizza e Kate, ancora ferma al suo posto, mi posa una mano sulla spalla. «Il tuo cellulare continua a vibrare.» mi informa in tono dolce. «Vuoi parlargli o vuoi che risponda e gli dica di lasciar perdere?»

«Non voglio parlare con Cole.» la mia voce è talmente flebile che è un miracolo che Kate mi senta.

«Okay.» sospira comprensiva. «E con Gabriel?»

«Gabriel?» ripeto confusa.

«Ti ha mandato una cinquantina di messaggi e ha provato a chiamarti tre volte.»

«Oh.»

«Vuoi parlargli?».

No.

Non devo nemmeno pensarci, non voglio parlare con Gabriel. Un'immagine piuttosto vaga di lui che si mette tra me e Cole nell'appartamento, oggi, compare davanti ai miei occhi. Una molto più chiara, di tutte le volte in cui ha guardato me e Cole come se fossimo impazziti, di come ha osservato perplesso il mio anello di fidanzamento negli ultimi quattro mesi, di quello che deve aver detto a Cole in questi anni per convincerlo a prendersi del tempo, a frequentare altre ragazze, a tornare ad essere single, trova posto nella mia testa.
Cole mi ha tradita, ma non fatico ad immaginare chi l'abbia convinto ad andare a quella festa, chi in qualche modo, in questo momento, debba essere estremamente soddisfatto di come sono andate le cose.
Ha vinto.
Alla fine di tutto, Gabriel Adams ha vinto.

Like the DawnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora