Akutagawa pov
Quando non hai una famiglia, i giorni trascorrono tutti uguali. Che sia un giorno ordinario o festivo, la vita in orfanotrofio era sempre squallida. Nessuno aveva davvero interesse in ciò che facevo, nessuno si preoccupava davvero quando ero bloccato a letto con la febbre alta o quando sputavo sangue.
Non era sempre stato così. Ricordavo di aver avuto una famiglia, c'era qualcuno che teneva a me ed al quale io tenessi. Non sto parlando dei miei genitori, non di mia madre che spesso dimenticava di preparare da mangiare, troppo impegnata ad uscire con le amiche, né di mio padre che ci aveva abbandonati e del quale nemmeno ricordavo il volto.
Io e mia sorella minore Gin, ci occupavamo l'uno dell'altra. Ci facevamo compagnia e ci supportavamo a vicenda. Ricordo quando dormivamo abbracciati e lei mi chiedeva di leggerle una fiaba per addormentarsi.
Ad accorgersi dei problemi a casa, fu la maestra. Il mio aspetto malato l'aveva insospettita, ma lei non poteva sapere che quello era un mio problema personale e che non riguardava la cattiva gestione dei miei genitori. Quando gli assistenti sociali vennero a controllare, non trovarono mia madre. Lei era fuori, come al solito. La casa era abbastanza grande, non avevamo problemi economici, ma evidentemente, non era proprio giusto lasciare che dei bambini cucinassero, senza supervisione. Stavamo in piedi sopra alle sedie per arrivare all'altezza dei fornelli, stavamo tentando di cucinare la cena. Questo non piacque a quei signori.
Insistettero nel voler parlare con nostra madre e nostro padre. Il numero di lui non lo conoscevo, mentre mia madre non rispondeva al cellulare nonostante provassi a chiamarla con insistenza.
Sembrava fosse grave aver lasciato due bambini soli in casa. Ingenuamente, Gin disse alla signora, che spesso noi due restavamo soli che non avevamo più paura del buio, nemmeno bagnavamo più il letto.
Non ci rendemmo subito conto delle implicazioni di quella visita. Nostra madre apprese la notizia con la solita indifferenza, sembrava anzi essere sollevata. Disse che se ci avessero portato via, la sua vita sarebbe stata migliore. Non mi importava di andare via da lì, finché avessi avuto Gin al mio fianco, sarei stato bene. Era lei la mia famiglia.
Nemmeno mi passò per la testa che noi due avremmo potuto finire separati e così fu. Ci trovammo in due istituti diversi senza sapere più nulla l'uno dell'altra.
Aver perso mia sorella mi rendeva triste, ma mi dissi che avrebbe trovato una famiglia che l'avrebbe amata e che se fosse stato destino ci saremmo rincontrati.
Anno dopo anno, anche io aspettavo che qualcuno mi venisse a prendere, che qualcuno si accorgesse di me e che mi tirasse fuori di lì, ma non succedeva mai.
Vedevo che anche Atsushi aveva le mie stesse preoccupazioni, temeva di restare lì per sempre, o almeno fino a che non fosse diventato adulto. A differenza mia, lui esprimeva a parole queste sue paure, ma io sapevo che lui era diverso da me. Solo uno stupido non lo avrebbe preso in considerazione. Come già sapevo, anche lui venne portato via, mentre io restavo ancora abbandonato, strappato dalla mia unica famiglia e lasciato lì a marcire.
Non appena fui abbastanza grande, iniziai a cercare lavoro per andare via dall'istituto. Qualsiasi cosa mi andava bene, ero arrivato anche a svolgere due lavori contemporaneamente. Il mio fisico però, dava segni di cedimento facilmente. Ero più fragile di una persona normale, e quando, dopo un turno massacrante in fabbrica, stavo svenendo sul rullo trasportatore rischiando di essere pressato dalla macchina, mi licenziarono.
Erano notti che non dormivo, il mio secondo lavoro in un locale non me ne lasciava il tempo, ed il capo se ne era accorto. Non voleva avere la mia morte sulla coscienza.
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Sussurri nell'ombra : la storia di Atsushi
FanficAtsushi è cresciuto in un orfanotrofio. Un giorno scoprirà di avere un potere e la sua vita cambierà