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Non ho idea di quanto tempo fosse passato quando ripresi i sensi. La prima sensazione di cui mi resi conto, era che non mi trovavo più in pericolo. Chiunque fosse stato ad aiutarmi, mi aveva portato fuori dalla portata di quel demone spaventoso. Era a lui che dovevo la mia vita.

Aprii gli occhi e cercai di mettermi a sedere ma un dolore lancinante mi fece desistere. Di sicuro avevo riportato diversi danni dallo scontro.

Mi guardai attorno, non potevo vedere molto da quella posizione ma le pareti colorate, e quel grande armadio che vedevo, non appartenevano certo ad una stanza di ospedale.

"Ti sei svegliato, finalmente" disse una voce a me familiare.

Allora era stato davvero Dazai a salvarmi, non me lo ero immaginato. Gli chiesi cosa fosse successo e lui mi spiegò che si era accorto che mi trovavo in pericolo quando gli avevo parlato del cimitero. Era già a conoscenza di quel demone, lo aveva già incontrato. Questo però non spiegava come facesse a sapere che mi trovavo proprio nel teatro. Quello, era stato grazie ad un demone di cui si era servito, i sensi di un demone sono molto più sviluppati rispetto a quelli umani ed era riuscito ad avvertire l'odore di Fyodor.

Il demone che avevo visto combattere era molto diverso da quelli che di solito manipolava Dazai, molto più potente, soprattutto. Se Dazai riusciva a controllare quello, allora i suoi poteri erano straordinari.

Lui sorrise, non molto convinto dei miei complimenti.

"Lo so, Chuuya è straordinario".

Sentii un lamento alla mia sinistra, e mi accorsi solo adesso che sulla poltrona c'era un ragazzo dai capelli rossi. Aveva enormi occhiaie, come se non dormisse da giorni. Sembrava esausto.

Lui e Dazai si scambiarono un'occhiata di intesa, come se fossero i soli a costudire un grande segreto. Era uno sguardo complice, con il quale si stavano chiedendo se mettere al corrente anche me.

"Possiamo fidarci?" chiese il ragazzo che si chiamava Chuuya.

Dazai annuì, e nel suo gesto vidi la gravità di una persona che ci aveva pensato a lungo prima di fare questo. Mi confessò che inizialmente mi vedeva soltanto come un peso. Quando mi aveva conosciuto in orfanotrofio, ero soltanto un ragazzino sperduto che non faceva altro che tremare impaurito dal mondo, troppo spaventato per prendere la propria vita tra le mani e darle una direzione. Aveva iniziato ad insegnarmi gli esorcismi senza troppa convinzione, immaginando che avrei mollato non appena le cose si fossero fatte pericolose. Avevo invece assorbito i suoi insegnamenti, ed era anzi convinto che lo avrei superato. Quello che Dazai faceva fatica ad accettare con sé stesso, era che davvero si stava affezionando a me.

Non sapevo bene come reagire ad una confessione simile. Per me era normale correre in aiuto di un amico in difficoltà, ma per lui, aiutarmi era stata una scelta molto combattuta. Non era la prima volta in realtà, che veniva in mio soccorso. Ricordavo quando mi ero recato in missione con Tanizaki ed avevamo incontrato il demone sul treno. In quel caso però a spingerlo era stata la sua responsabilità, era lui che ci aveva affidato quel caso nonostante fosse al di fuori della nostra portata. Se ci fosse successo qualcosa, avrebbe avuto dei problemi. In questo caso, invece, ero stato io di mia spontanea volontà a mettermi in condizioni di pericolo.

Mi riteneva degno di fiducia ed aveva una storia da raccontarmi. Lo avrei ascoltato molto volentieri ma il mio stomaco cominciò a brontolare.

"Devi essere affamato".

Non sapevo se ci trovassimo a casa di Dazai o dell'altro ragazzo, e non sapevo nemmeno che ore fossero, anche se a giudicare dalla luce fuori dalla finestra era almeno mattina. Non c'era nessuno però che avesse pensato a cucinare qualcosa. Se fossimo stati in un libro non si sarebbe nemmeno posto il problema, avrei ascoltato tutta la storia per ore senza avere sete o fame. C'era anche un altro problema che iniziava a darmi fastidio. Avevo bisogno di andare in bagno.

Sussurri nell'ombra : la storia di AtsushiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora